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Campo rotto: salvate i soldati Conte & Schlein

Immagine di copertina
Credit: AGF

Ieri la sconfitta in Abruzzo. Oggi le inchieste a Bari e Torino. Domani il probabile fiasco in Basilicata e Piemonte. La questione tra Pd e M5S è pre-politica. Ma è ancora possibile ricucire un’alleanza progressista. Ecco come

«I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”». E ancora: «I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai tv, alcuni grandi giornali». Se davvero si vogliono celebrare degnamente due anniversari – il quarantennale della morte di Berlinguer e il secolo dalla nascita di Scalfari – sarebbe opportuno rileggere i tratti salienti della celebre intervista sulla “questione morale” che il primo rilasciò al secondo il 28 luglio 1981.

S&D

Molti si interrogano su quale possa essere il futuro del cosiddetto “campo progressista”. Esisterà ancora dopo ciò che è emerso a Torino e a Bari all’interno del Partito Democratico, con conseguenti rotture traumatiche da parte del M5S? Esisterà ancora dopo la sconfitta in Abruzzo e le probabili sconfitte in Basilicata e in Piemonte? La questione è pre-politica. L’alleanza avrà un domani, una credibilità e una stabilità se interverranno due novità che, al momento, non sono alle viste. Per quanto concerne i 5 Stelle, Conte dovrà entrare nell’ottica di non essere più un leader terzo, com’era quando venne scelto da Di Maio e Salvini prima e da Di Maio e Zingaretti poi per fungere da punto d’incontro fra i due contraenti di un accordo di governo, e rinunciare dunque a Palazzo Chigi. E dovrà anche manifestare generosità e disponibilità ad accettare la prospettiva del centro-sinistra come accordo strutturale e non solo temporaneo o a seconda dei contesti. I veri problemi, tuttavia, risiedono all’interno del Pd.

Elly Schlein, infatti, deve prendere atto che i primi a non volerla siano alcuni influenti settori del suo partito, che non l’hanno votata alle primarie, non la sopportano e non vedono l’ora di liberarsene. Non solo: deve rendersi conto di chi siano davvero i suoi sostenitori, di come la pensino, di cosa vogliano e agire di conseguenza. Infine, deve comprendere che Giuseppe Conte sia abbastanza furbo da sapere che un Pd coinvolto in vicende come quelle che stiamo vedendo sia in grado di convincere almeno un terzo dei suoi potenziali elettori a stipulare nelle urne un’alleanza con lui, a prescindere dalle decisioni dei dirigenti dem.

Chi si è messo in fila ai gazebo per indicare Schlein lo ha fatto per l’ultima volta, con la convinzione che se avesse fallito anche lei, con quel partito avrebbe chiuso per sempre. L’ha votata gente che reputa i 5 Stelle figli della stessa storia, che non vuol più sentir parlare di armi e di guerre, che considera la pace una necessità mondiale e non una predicazione per anime belle ma, soprattutto, che ritiene le decisioni assunte dal sedicente “centro-sinistra” nei trent’anni che abbiamo alle spalle per lo più sbagliate e quelle dell’ultimo decennio spesso devastanti. Pertanto, si è messa in coda con l’animo speranzoso e straziato al tempo stesso, supplicando laicamente una figura verso cui nutriva, e nutre tuttora, stima e fiducia di cambiare tutto e di restituirle almeno un motivo per guardare al Pd con interesse. Ma se, di fatto, non si può cambiare nulla e i 5 Stelle continuano a essere visti come dei barbari da civilizzare, molte di quelle persone, di sinistra per cultura e formazione, diranno basta.

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