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TPI dedica il 2018 ai Vigili del Fuoco: instancabili e discreti eroi del nostro tempo

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TPI parte dal coraggio di Stefano Colasanti per dedicare questo 2018 al lavoro dei Vigili del Fuoco, alle loro storie di coraggio e modestia, e al prezioso servizio reso al Paese in un anno segnato da tante catastrofi e difficoltà

Il 5 dicembre 2018, Stefano Colasanti stava percorrendo la via Salaria, nella zona di Borgo Quinzio, nel comune di Fara Sabina, a bordo di un mezzo dei vigili del fuoco da revisionare.

S&D

Ma quando ha visto le fiamme, come raccontano i suoi colleghi straziati dal dolore, Stefano non ci ha pensato un minuto: è sceso dal mezzo e si è messo a disposizione. “Prima gli altri, come sempre”.

Stefano non era “costretto” a fermarsi e a soccorrere le vittime dell’esplosione. Non era in servizio. Ma “un vigile del fuoco è sempre in servizio”, lo sentiva dentro e questo senso del dovere e abnegazione gli è costato la vita.

Le fiamme lo hanno travolto e per lui, Vigile del Fuoco da 21 anni, non c’è stato nulla da fare.

TPI parte dal coraggio di Stefano Colasanti per dedicare questo 2018 al lavoro dei Vigili del Fuoco, alle loro storie di coraggio e modestia, e al prezioso servizio reso al Paese in un anno segnato da tante catastrofi e difficoltà.

Come non ricordare il 14 agosto e il crollo del ponte Morandi: i morti sono 43, in centinaia i caschi rossi accorrono da tutta Italia: Campania, Umbria, Molise, Emilia, Abruzzo. Le unità dei vigili del fuoco lavorano giorno e notte per liberare i superstiti dalle macerie, per sgomberare le strade e per riportare alla normalità una città spezzata in due.

Guarda – ESCLUSIVO TPI.it: Il primo video immediatamente successivo alla tragedia di Genova

“Sentirsi chiamare ‘eroe’ dal cittadino comune è un onore e un privilegio, sentirsi dire ‘eroe’ dai rappresentanti politici fa rabbia. Queste persone dovrebbero valorizzare la nostra professionalità in altri modi, non con le parole e le pacche sulle spalle”, raccontava a TPI Andrea Guiso, 45 anni, vigile del fuoco dell’unità cinofila che ha lavorato nelle operazioni di soccorso a Genova.

Prima del tragico evento di Genova, il 6 agosto scorso, sulla A14, all’altezza di Borgo Panigale, un tamponamento tra un’autocisterna carica di gpl e un tir che trasportava automobili provocava due maxi-esplosioni: una persona muore, oltre 140 restano ferite.

L’esplosione è tale da far vibrare e saltare i vetri delle case limitrofe, sembra una bomba, la gente scende in strada, l’A14 è un inferno di fiamme: 200 sono stati i sopralluoghi effettuati dai vigili del fuoco nelle zone limitrofe all’esplosione, 300 quasi le auto danneggiate, 10 milioni di euro la stima dei danni subiti da abitazioni, attività commerciali e produttive di Borgo Panigale.

“L’intervento più complesso degli ultimi 20 anni. Resterà impresso nelle nostre mente”, raccontano i vigili del fuoco che in pochi minuti sono accorsi sul luogo dell’esplosione.

Pochi giorni dopo l’esplosione in autostrada, il 20 agosto, una piena del torrente Raganello, nel parco del Pollino in Calabria, travolge un gruppo di escursionisti. Dieci persone perdono la vita.

Gli escursionisti si erano avventurati lungo il corso del torrente Raganello, che si è ingrossato a causa delle forti piogge. L’intervento dei vigili del fuoco e della protezione civile è reso complesso dalle condizioni meteo:

Le operazioni sono molto complicate, il fiume è in piena e parliamo di un torrente di una certa grandezza. Tra le vittime risultano anche delle persone in canoa, i cui corpi, infatti, sono stati trovati a 3 chilometri a valle dall’invasione dell’acqua”.

Per quanto concerne la dinamica dell’accaduto, ancora difficile da comprendere, ci spiegano: “Probabilmente alcune persone facevano trekking lungo le sponde del fiume, tra loro anche alpinisti”, racconta a TPI un vigile del fuoco.

Il giorno dell’incidente al Raganello, lunedì 20 agosto, era stata diramata l’allerta a causa delle condizioni meteo instabili. Nonostante il maltempo previsto, il gruppo di escursionisti si è messo in cammino verso le gole. La forza del fiume in piena, che nel frattempo si era ingrossato a causa delle forti piogge nell’area, ha travolto gli escursionisti. I loro corpi sono stati trascinati per cinque chilometri dal luogo in cui sono stati sorpresi dalla piena.

Alcuni dei superstiti hanno raccontato di aver udito un boato e di aver visto subito dopo un fiume di fango che ha travolto il gruppo.

A inizio novembre 2018, violente precipitazioni si abbattono sul nord Italia, mettendo in ginocchio le regioni del Veneto, Piemonte, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Valle d’Aosta.

Una frana, considerata tra le più grandi d’Europa, travolge soprattutto il bellunese. Enrico, Vigile del Fuoco del sindacato Usb dell’unità di Padova, delinea per TPI uno scenario apocalittico: “In Veneto almeno 150mila persone sono senza luce, 100mila senza acqua potabile, il maltempo ha abbattuto oltre 500mila alberi. Siamo di fronte alla frana in movimento più grande d’Europa”.

“La situazione nel bellunese e nell’alto vicentino è terrificante, oltre a essere aggravata dalle piogge continue, nella provincia di Rovigo ci sono 80mila persone senza acqua da due giorni, poiché l’Adige è in piena e non possono depurare l’acqua. Nel bellunese, i comuni sono senza corrente e senza acqua. Stanno arrivando gruppi elettrogeni da tutto il Veneto, ma la situazione è drammatica” , spiega Enrico.

Enrico denuncia la situazione in cui devono operare i Vigili del Fuoco: “Siamo partiti con mezzi d’epoca, inadeguati. Il brutto è che abbiamo un numero adeguato di risorse nella zona nord del Veneto, ma la zona sud è in pericolo e non dimentichiamo che nel Veneto passano i fiumi più grandi e importanti d’Italia: Po, Adige, Brenta. Hanno aperto la diga nel bellunese che buttava fuori 1.500 mq al secondo, non so se rendo l’idea. E noi andiamo lì con mezzi inadeguati”.

LEGGI – ESCLUSIVO TPI.itDisastro maltempo Belluno: “Siamo senza uomini e senza mezzi per la frana più grande d’Europa”

I vigili del fuoco lavorano continuativamente per giorni e con mezzi inadeguati: ancora una volta il loro contributo è fondamentale, eppure il loro lavoro è sottostimato e non vengono dotati degli strumenti necessari per affrontare situazioni del genere.

Il 5 dicembre al chilometro 39 della via Salaria, un’esplosione in una stazione di servizio causa due morti e 17 feriti. Una vittima è Stefano Colasanti, il vigile del fuoco che ha deciso di fermarsi e prestare soccorso durante l’incendio.

L’incendio sarebbe divampato da un’autocisterna che in quel momento stava scaricando del carburante, e che ha preso improvvisamente fuoco per cause ancora non chiare.

“Voglio ringraziare gli eroici soccorritori che ancora una volta hanno dato prova di grande coraggio e sono intervenuti in una situazione che si presentava molto complessa”, affermava l’assessore alla Sanità e l’Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio, Alessio D’Amato.

E proprio in questi giorni di fine anno, i Vigili del Fuoco sono impegnati in Sicilia, prestando soccorso dopo le scosse di terremoto che hanno colpito Catania.

La notte tra il 25 e il 26 dicembre la terra ha tremato: la scossa più forte, quella di magnitudo 4.8 registrata alle 3.19 del mattino, ha provocato il crollo di alcuni edifici. Ventotto persone sono rimaste ferite, mentre gli sfollati sono circa 600, in sei paesi etnei coinvolti.

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