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Il primo attacco allo stato delle Brigate Rosse

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Il 18 aprile 1974 il gruppo terrorista delle Brigate Rosse sequestrò a Genova il giudice Mario Sossi

Il 18 aprile 1974 il giudice Mario Sossi fu rapito mentre faceva ritorno dal lavoro alla sua abitazione di Genova. A compiere l’azione fu un gruppo terrorista di stampo comunista all’epoca attivo da pochi anni: le Brigate Rosse (Br).

Il gruppo, fino a quel momento, aveva compiuto numerose azioni dimostrative soprattutto contro i dirigenti e i beni delle grandi fabbriche di Milano e Torino. In questo senso, il primo atto fu il sequestro lampo dell’ingegner Idalgo Macchiarini, dirigente della Sit-Siemens, prelevato e tenuto prigioniero per alcune ore delle Brigate Rosse, tempo che fu sufficiente per fotografarlo con al collo un cartello con su scritto “Mordi e fuggi. Niente resterà impunito. Colpiscine uno per educarne cento. Tutto il potere al popolo armato!”.

Il 18 aprile 1974, sequestrando il giudice Mario Sossi, le Br compirono il loro primo atto contro lo stato e le istituzioni, andandone a colpire un funzionario.

Mario Sossi, nato a Imperia il 6 febbraio 1932, all’epoca era Pubblico Ministero del processo contro il gruppo terrorista di stampo comunista Gruppo XXII Ottobre: fu questa la ragione che portò le Br a sceglierlo come bersaglio.

Condotto in una villa nei pressi di Tortona, in Piemonte, i membri delle Br Alberto Franceschni, Margherita Cagol e Piero Bertolazzi lo sottoposero a un “processo” – episodio che caratterizzò anche i successivi sequestri opera del gruppo terrorista – in seguito al quale Sossi fu condannato a morte.

Tuttavia, i brigatisti offrirono allo stato una possibilità: rilasciare Sossi in cambio della scarcerazione degli esponenti del Gruppo XXII Ottobre detenuti in carcere. Il Tribunale di Genova decise di acconsentire in parte alla richiesta, stabilendo di sfruttare i meccanismi processuali in favore dei membri del gruppo terrorista.

A questo fattore si aggiunse la parziale collaborazione di Sossi durante il sequestro, che rivelò ai suoi carcerieri alcuni retroscena sulle inchieste della questura di Genova.

Mario Sossi venne alla fine liberato il 23 maggio 1974, dopo oltre un mese di prigionia. Il procuratore di Genova Francesco Coco, tuttavia, si rifiutò di firmare la scarcerazione dei membri del Gruppo XXII Ottobre detenuti, e per questa ragione fu successivamente ucciso in un agguato dalle stesse Brigate Rosse l’8 giugno 1976.

Il sequestro di Mario Sossi fu il primo colpo contro lo stato da parte delle Brigate Rosse, ma anche il primo atto di portata tale da arrivare a una trattativa con le istituzioni italiane.

Dopo la sua liberazione, Sossi proseguì a lavorare nell’ambito della magistratura tra Genova e Roma, fino al 2006, anno in cui andò in pensione. In seguito, ha avuto diverse esperienze politiche: nel 2007 si è candidato consigliere comunale a Genova con Alleanza Nazionale, nel 2008 è diventato coordinatore del partito di destra Azione Sociale in Liguria e nel 2009 si è candidato alle elezioni europee con Forza Nuova.

Nel 2014, alla vicenda del sequestro Sossi è stata dedicata, nell’ambito della serie tv Gli anni spezzati, la fiction in due puntate Il giudice, in cui il magistrato è stato interpretato dall’attore Alessandro Preziosi.

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