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“Volete levarmi la scorta? Lo accetto, ma Bagarella è ancora un killer pericoloso”: TPI intervista il Capitano Ultimo

Immagine di copertina

Sergio De Caprio, il capitano Ultimo, l’uomo che nel 1993 arrestò il boss Totò Riina, commenta in esclusiva la decisione di revocargli la scorta

“Sono un soldato, non ho il diritto di entrare nel merito di questa decisione. Chiaramente la vicenda legata alla mia sicurezza riguardava ciò che alcuni collaboratori di giustizia, tra cui La Barbera, spiegavano sul killer Bagarella, che in un’occasione aveva offerto un miliardo di lire a chi avesse fornito indicazioni su di me, il Capitano Ultimo”. scorta capitano Ultimo

Sergio De Caprio, noto all’opinione pubblica come Capitano Ultimo, l’uomo che nel 1993 arrestò il boss Totò Riina, dal 3 settembre 2018 non avrà più diritto all’auto blindata di cui si è servito nel corso di questi ultimi anni. E proprio lui commenta in esclusiva per TPI la decisione dell’Ufficio centrale interforze personali sulla revoca della scorta.

In verità, la scorta era già stata revocata una volta, nell’ottobre 2009, per poi essere assegnata nuovamente al capitano nel gennaio 2010.

“Ho scelto di vivere con un basso profilo. Avevo la tutela, il quarto livello di scorta, quello più basso, ma se questa è la decisione la rispetto”, spiega De Caprio. scorta capitano Ultimo

“Questo è un fatto che non riguarda il Capitano Ultimo ma la pericolosità di Bagarella: bisogna mantenere alta l’attenzione su di lui, non sul Capitano Ultimo, che si deve difendere come può. Anzi, è lui che deve difendere i cittadini”, prosegue De Caprio.

Il Capitano Ultimo, a causa delle sue indagini antimafia è finito più volte nel mirino di Cosa Nostra. Da allora vive con una pena capitale che pende sulla sua testa, una pena che non va in prescrizione.

Alcuni collaboratori di giustizia hanno raccontato i progetti di uccisione.

Il pentito Gioacchino La Barbera nel 2001 ha riferito in udienza pubblica che il killer Leoluca Bagarella aveva offerto a un carabiniere che forniva notizie a Cosa Nostra un miliardo di lire per avere informazioni su dove alloggiava il Capitano Ultimo. scorta capitano Ultimo

Il pentito Salvatore Cangemi il 22 luglio 1993 ha raccontato di aver partecipato a una riunione con Bernardo Provenzano, Ganci Raffaele e Michelangelo La Barbera nel corso della quale Provenzano comunicò l’esistenza di un progetto per catturare vivo o uccidere il Capitano Ultimo.

Anche il pentito Giuseppe Guglielmini il 9 maggio 1997 riferì di avere appreso dal killer Giovannello Greco che Bernardo Provenzano aveva l’intenzione ossessiva di uccidere De Caprio.

Ultimo lancia un appello: “Sensibilizziamo tutti, specie i tecnici che devono valutare la pericolosità di Bagarella, che resta un temibile killer di Cosa Nostra. Tanto è vero che è al 41 bis in carcere. Questi sono gli aspetti su cui è bene mantenere alta l’attenzione”.

“Questo è un processo che merita l’attenzione di tutti e che ci obbliga a tenere alta la guardia. A prescindere dalla mia vicenda, la gente deve pensare a sopravvivere, la gente ha diritto di lavorare, di avere una casa”.

La revoca della scorta cade nello stesso giorno in cui, 36 anni fa, moriva il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Una coincidenza che ha colpito molto anche la figlia del generale, Rita, impegnata a difesa del Capitano Ultimo (Qui l’intervista a Rita Dalla Chiesa sul caso).

“Oggi ricordiamo un generale”, afferma De Caprio, “il comandante dei Carabinieri combattenti, il generale che è andato sulla strada, che non si è nascosto, che ci ha donato l’esempio e noi dobbiamo cercare di seguire quell’esempio. Dobbiamo cercare di chiedere scusa tutte le volte che non siamo all’altezza di quell’esempio”.

“Dobbiamo chiedere scusa ai cittadini e ai familiari di quel generale abbandonato, ostacolato durante la sua carriera. Il mio dovere è cercare di seguire l’esempio del generale Dalla Chiesa. Il mio dovere è donare la mia energia, il mio esempio, la mia vita al popolo, alle persone che hanno fede nell’uguaglianza e nella fratellanza, la legalità non può esistere senza questi due elementi”, sottolinea il Capitano Ultimo.

“Ho cercato di fare negli anni la mia parte insieme a tanti carabinieri, volontari, cittadini che hanno cuore un paese, una comunità di famiglie, di persone belle che hanno diritto a vivere senza prevaricazioni o violenze, contro ogni mafia e contro ogni terrorismo”.

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