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Perché nel governo c’è tensione sul tema dei rifiuti in Campania

Immagine di copertina
Rifiuti abbandonati nell'hinterland di Napoli. Credit: Afp/CONTROLUCE/SALVATORE LAPORTA

M5S e Lega sono in disaccordo sul ricorso agli inceneritori: Salvini ne vuole uno per ogni provincia, ma Di Maio, che è contrario, gli ha ricordato che nel contratto di governo non se ne parla

La questione dello smaltimento dei rifiuti in Campania sta generando forti tensioni all’interno della maggioranza di governo. Movimento Cinque Stelle e Lega sono in disaccordo sull’opportunità di ricorrere o meno agli inceneritori: i pentastellati sono contrari, il Carroccio è favorevole.

Il 19 novembre il ministro Di Maio ha ribadito che parlare di inceneritori è “vintage” e che la soluzione migliore è incentivare la raccolta differenziata, facendo pagare meno la Tari ai cittadini che differenziano.

“I rifiuti ovunque nel mondo significano ricchezza, energia e acqua calda. Se gestiti bene e controllati bene portano più salute e più economia. Non voglio un Paese che torna indietro”, è stato invece il commento del ministro Salvini, in risposta alle dichiarazioni di Di Maio.

Il piano per i rifiuti in Campania – Nella lotta contro i roghi di rifiuti che intossicano la cosiddetta “Terra dei fuochi” in Campania, il governo ha intenzione di creare una cabina di regia a Palazzo Chigi che coordini gli interventi e gestisca il lavoro di 100 carabinieri esperti in investigazioni ambientali, forze di polizia e forze armate.

Fondamentale il coordinamento tra Roma e le prefetture campane per la gestione dei militari, cui spetta il compito di monitorare i siti di stoccaggio, e delle forze dell’ordine al comando dei prefetti locali.

Nelle attività di controllo è previsto anche l’impiego di droni e di un sistema integrato e centralizzato di videosorveglianza, oltre alla creazione di una rete informatica per la gestione dei dati sul sistema di trattamento dei rifiuti. (qui tutti i dettagli del Piano)

Lo scontro tra Lega e M5S-  La polemica è iniziata in seguito ad alcune dichiarazioni rilasciate dal vicepremier leghista Matteo Salvini durante una visita a Napoli: “Bisogna avere il coraggio di dire che serve un termovalorizzatore per ogni provincia, perché se produci rifiuti li devi smaltire”, ha detto. “Se non vogliono gli impianti si mangino i rifiuti”.

A Salvini ha subito replicato Roberto Fico, esponente di spicco del Movimento Cinque Stelle e presidente della Camera, che, sempre da Napoli, ha osservato che “un ministro dell’Interno non può arrivare qui a dire al sindaco di Napoli che i rifiuti se li mangia”.

Luigi Di Maio, vicepremier e capo politico degli M5S, ha inizialmente tentato di stemperare la tensione con una battuta: “Abbiamo già abbastanza nemici per creare tensioni fra noi”. Ma ha fin da subito tenuto a precisare che la questione inceneritori non è disciplinata nel contratto di governo firmato da Lega e M5S.

La polemica a distanza è proseguita con nuove dichiarazioni in cui Salvini ha ribadito la sua posizione sul tema dei rifiuti in Campania, favorevole all’utilizzo dei termovalorizzatori, ossia impianti che ricavano energia elettrica dall’incenerimento dei rifiuti.

“I rifiuti vanno smaltiti producendo anche utili, energia, ricchezza e non producendo i roghi tossici che avvelenano e ammazzano”, ha osservato. “Le imprese campane pagano la tassa smaltimento rifiuti come i milanesi e i romani, e non capisco perché quello che accade in tutta Italia e in tutto il mondo non debba accadere in alcune regioni: se produci dei rifiuti, quasi ovunque quei rifiuti significano ricchezze, non significano devastazione”.

“Bisogna spiegare alla nostra gente che per il nostro bene e il nostro business non possiamo più fare finta di niente: se hanno fatto finta di niente per trent’anni, io non sono al governo per fare finta di niente”, ha aggiunto Salvini, che poi si è mostrato possibilista rispetto a un’intesa con i partner di governo: “Parlerò con Luigi (Di Maio, ndr) con cui abbiamo sempre trovato l’accordo, nell’interesse dei campani, non per gli interessi di altri”.

Di fronte all’insistenza del collega vicepremier, Di Maio è tornato sul tema, ammettendo che Lega e Cinque Stelle su questo punto la pensando in maniera diversa, ma rimarcando ancora che di inceneritori nel contratto di governo non si parla.

“Non è un problema se due forze politiche hanno idee diverse, anche quando lo si dice. L’importante è sapere che cosa c’è nel contratto e non serve creare tensioni inutili quando una cosa non è prevista. Quindi il problema non si pone”, ha tagliato corto il leader M5S.

“Gli inceneritori non sono nel contratto. E poi se parliamo di inceneritori in Campania c’è già uno dei più grandi in Europa”, ha aggiunto. “Tra l’altro quella è la mia regione, c’è la mia famiglia: il movimento ha preso quasi il 60 per cento e crediamo di sapere che in quella regione bisogna fermare il business dei rifiuti”.

E il premier Giuseppe Conte, in tutto questo? Fonti di Palazzo Chigi hanno riferito alle agenzie di stampa che il presidente del Consiglio “sarà garante del contratto di governo”.

Conte e i suoi due vice non si sono ancora confrontati direttamente sul tema dei rifiuti in Campania, ma lo faranno certamente lunedì 19 novembre, quando si ritroveranno tutti e tre in Campania proprio per affrontare la questione dei roghi tossici.

In prefettura a Caserta, infatti, il premier firmerà un protocollo d’intesa per un’azione urgente nella Terra dei fuochi, insieme a Di Maio, Salvini e anche ad altri ministri, in primis quello dell’Ambiente, Sergio Costa.

Il Contratto di governo, in effetti, non parla di inceneritori e nel capitolo relativo ad ‘Ambiente, green economy e rifiuti zero’ fa riferimento al concetto di “economia circolare intesa quale sistema ambientale ed economico in cui un bene è utilizzato, diventa rifiuto, e poi, a valle di un procedimento di recupero, cessa di essere tale per essere riutilizzato quale materia seconda per la produzione di un nuovo bene”.

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