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Cosa è successo il 22 novembre nel mondo

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Un riassunto semplice e chiaro di quello che è successo oggi nel mondo

Turchia: il primo ministro Binali Yildirim ha deciso di ritirare una controversa proposta di legge che avrebbe assolto gli uomini accusati di stupro su minori se avessero sposato le proprie vittime. La norma avrebbe aperto la strada ai “matrimoni riparatori” tra uomini e bambine vittime di violenza. Intanto nel paese altre 15mila persone sono state allontanate dal loro incarico, in relazione al tentativo di golpe dello scorso luglio. Finora sono 110mila i cittadini licenziati o sospesi, mentre più di 36mila sono stati imprigionati e attendono il processo. Un articolo di Davide Lerner dalla Turchia spiega i tre motivi per cui Ankara gioisce dell’elezione di Trump.

Iraq: le forze aeree statunitensi hanno distrutto con un raid aereo un ponte che attraversa il fiume Tigri a Mosul, limitando le possibilità di movimento dei miliziani dell’Isis tra la parte orientale e quella occidentale della città, secondo quanto dichiarato da un ufficiale statunitense. La coalizione a guida Usa sta conducendo l’offensiva contro il sedicente Stato islamico a Mosul insieme all’esercito iracheno, alle milizie sciite e ai combattenti curdi. 

Siria: sono quasi un milione le persone che vivono in stato di assedio in Siria. Il dato, fornito dalle Nazioni Unite, è raddoppiato nell’arco di sei mesi, passando da circa 487mila a circa 974mila. La scorsa settimana sono ripresi gli intensi bombardamenti da parte dell’aviazione russa e siriana sul nord della Siria, e in particolare su Aleppo, dove secondo l’Organizzazione mondiale della sanità non ci sono più ospedali attivi.

Stati Uniti: gli Usa si ritireranno dal TPP, l’accordo commerciale in vigore tra Washington e altri 10 paesi dell’area del Pacifico che insieme coprono il 40 per cento dell’economia mondiale. Lo ha annunciato il neoeletto presidente Donald Trump in un video. Secondo un sondaggio, la popolarità del tycoon americano dopo l’elezione è cresciuta. Il 46 per cento degli elettori hanno espresso un parere molto favorevole o abbastanza favorevole sul presidente eletto, mentre il 12 per cento ha un parere alquanto sfavorevole e il 34 per cento ha detto di avere un’opinione molto sfavorevole di lui.

Ucraina: i servizi di sicurezza ucraini hanno arrestato due soldati russi vicino al confine con la Crimea, ma Kiev sostiene che si tratti di due disertori del suo esercito fermati in territorio ucraino. Al contrario, Mosca ritiene che siano stati catturati in Crimea. Il ministero della Difesa russo ha chiesto il rilascio immediato e il trasferimento dei due uomini, identificati come Maxim Odintsov e Alexander Baranov, in Russia.

Ruanda: la Chiesa cattolica ha chiesto formalmente scusa per il ruolo nel genocidio in Ruanda del 1994, quando circa 800mila persone furono uccise in soli 100 giorni. Una dichiarazione della Conferenza dei Vescovi cattolici in cui si riconosce che i membri della Chiesa hanno violato il loro “giuramento di fedeltà ai comandamenti di Dio” durante il genocidio è stata letta nelle parrocchie di tutta l’Africa orientale. 

Giappone: rientrato l’allarme tsunami per il terremoto di magnitudo 7.4 che ha colpito la parte nordorientale del paese, nella notte. La forte scossa ha rievocato lo tsunami che cinque anni fa ha colpito la città di Fukushima e ha provocato il disastro nucleare, uccidendo circa 20mila persone.

Egitto: la Corte di cassazione egiziana ha ribaltato la condanna dell’ergastolo contro l’ex presidente egiziano Mohammed Morsi, leader dei Fratelli musulmani. Il tribunale ha ritirato le accuse contro Morsi per due casi di spionaggio, cospirazione e progettazione di attentati terroristici con organizzazioni straniere. La settimana scorsa il giudice aveva annullato la condanna a morte nei suoi confronti, nell’ambito di un altro processo sulle evasioni di massa durante le rivolte del 2011.

Cina: il paese ha accolto 3mila persone in fuga dalla Birmania, dove quattro gruppi etnici armati hanno attaccato le forze di sicurezza nel nord del paese. Si tratta di un duro colpo per la leader Aung San Suu Kyi, il cui obiettivo è quello di raggiungere la pace con le minoranze etniche.

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