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Cosa è successo il 20 ottobre nel mondo

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Un riassunto semplice e chiaro di quello che è successo oggi nel mondo

Stati Uniti: terzo e ultimo dibattito presidenziale in vista delle elezioni dell’8 novembre si è svolto questa notte a Las Vegas. I due candidati, la democratica Hillary Clinton e il repubblicano Donald Trump hanno affrontato alcuni dei temi che già in passato erano stati oggetto della controversa campagna elettorale. Tra questi il rapporto degli Stati Uniti con la Russia, l’aborto e i diritti della comunità Lgbt. Ma a catturare l’attenzione dei media e del pubblico americano sono state soprattutto le dichiarazioni di Trump sulle votazioni del mese prossimo. Rispondendo a una domanda del moderatore Chris Wallace, che gli ha chiesto se accoglierà l’esito del voto di novembre a prescindere da chi sarà il vincitore, il candidato repubblicano ha dichiarato di non saperlo. “Ve lo dirò in quel momento”, ha detto.

S&D

Yemen: il cessate il fuoco di tre giorni voluto dalle Nazioni Unite ha avuto ufficialmente inizio in Yemen, dove le forze del presidente yemenita Abd-Rabbu Mansour Hadi, sostenuto da una coalizione guidata dall’Arabia Saudita, combattono contro i ribelli Houthi, che controllano la capitale Sanaa. L’Onu spera che la pausa nei combattimenti conduca a una ripresa dei colloqui di pace tra le due parti. La coalizione a guida saudita ha detto in una dichiarazione che rispetterà la tregua a patto che lo facciano anche i ribelli Houthi, appoggiati dall’Iran, consentendo agli aiuti di raggiungere le zone di combattimento e sospendendo gli scontri lungo il confine.

Siria: la tregua umanitaria di 11 ore annunciata dalla Russia ed entrata in vigore stamani è stata estesa di un giorno. Il cessate il fuoco unilaterale su Aleppo, in Siria, è volto a consentire ai civili e ai ribelli di lasciare la città. Mosca aveva già detto che gli attacchi aerei da parte del governo russo e siriano erano stati interrotti due giorni prima, martedì 18 ottobre. Il Cremlino però avrebbe dato inizio al più grande dispiegamento di forze navali – tra cui la Admiral Kuznetsov, l’unica portaerei russa in attività – dalla fine della Guerra fredda, inviando una vasta flotta proprio al largo della Siria. La Russia potrebbe così dare inizio a un’escalation di attacchi su Aleppo nelle prossime due settimane, cercando di favorire un’avanzata decisiva delle forze fedeli a Bashar al-Assad sulla città.

Belgio: a margine del vertice del Consiglio europeo, il primo ministro britannico Theresa May ha dichiarato che anche dopo il “divorzio” il Regno Unito e l’Unione europea continueranno a lavorare a stretto contatto. “Sono qui per lanciare un messaggio chiaro: il Regno Unito sta lasciando l’Ue ma continueremo a giocare appieno il nostro ruolo finché non ce ne andremo e dopo che l’avremo fatto saremo un partner forte e affidabile”, ha dichiarato May. La premier britannica ha anche detto che è importante che l’Europa resti unita nel condannare l’aggressività russa e in particolare le violenze in Siria.

Italia: il Tar del Lazio ha respinto il ricorso sul quesito del referendum costituzionale del 4 dicembre presentato dal Movimento Cinque Stelle e Sinistra italiana. Secondo il Tribunale amministrativo del Lazio il ricorso “è inammissibile per difetto di giurisdizione”. Secondo il Tar la materia non rientra tra quelle demandata alla giustizia amministrativa e di conseguenza non può essere giudicata dal tribunale amministrativo. Il ricorso era stato presentato dalle opposizioni che avevano accusato il contenuto del quesito referendario di essere ingannevole.

Siria: nella notte tra il 19 e il 20 ottobre la Turchia, con più di 20 raid aerei, ha colpito un gruppo di combattenti appartenenti alle milizie curde sostenute dagli Stati Uniti nel nord della Siria. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani i raid hanno preso di mira le postazioni delle Forze democratiche siriane (Sdf) guidate dai curdi e situate in tre villaggi a nordest di Aleppo. La zona era stata sottratta al controllo dei miliziani dell’Isis dai guerriglieri curdi. L’esercito turco ha confermato questa mattina che i suoi aerei da guerra hanno effettuato 26 attacchi su aree passate di recente sotto il controllo dei miliziani curdi dell’Unità di protezione popolare (Ypg).

Somalia: le autorità somale hanno denunciato che il governo keniano sta “scaricando” i rifugiati somali sul confine lasciandoli senza il minimo supporto. Nairobi ha infatti annunciato a maggio che avrebbe chiuso il campo rifugiati di Dadaab che ospita oltre 320mila rifugiati somali e che li rimpatrierà entro la fine dell’anno. Negli ultimi cinque mesi lo stato meridionale somalo di Jubaland, che confina con il Kenya, si è andato riempiendo di campi improvvisati per accogliere intere famiglie di somali espulsi da Nairobi. Si tratta di sistemazioni estremamente precarie: scarso o nessun accesso a sanità e istruzione e forniture di acqua potabile e servizi igienici limitati se non assenti. Le autorità locali hanno quindi lanciato l’allarme: il Jubaland non è in grado di far fronte questo ingente afflusso di persone.

Filippine: almeno quattro persone sono morte nelle Filippine a causa del tifone Haima, che ha colpito la parte nord del paese mercoledì 19 ottobre. La tempesta, con venti fino a 225 km/h, si è abbattuta in particolare sulla provincia di Cagayan, nell’isola di Luzon, la più grande del paese. Con l’avvicinarsi del tifone, circa 100mila persone sono state evacuate dalle zone a rischio. Il passaggio della tempesta nella notte ha causato moltissimi danni, con case andate distrutte e linee elettriche interrotte. Le autorità hanno riferito che due delle vittime sono state sepolte da una frana, mentre altre due persone sono morte in una baraccopoli in una regione montuosa. 

Scozia: il governo scozzese ha pubblicato una proposta di legge per indire un secondo referendum sull’indipendenza dal Regno Unito. La prima ministra scozzese, Nicola Sturgeon, ha ribadito la necessità di un secondo voto, dopo quello del 2014 in cui vinse il NO all’indipendenza con il 45 per cento delle preferenze contro e il 55 per cento a favore, come strumento di pressione sul governo britannico per far sentire la voce della Scozia nelle trattative per la Brexit. Nel referendum dello scorso 23 giugno sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, gli scozzesi hanno votato a maggioranza per rimanere nell’Unione europea, con il 62 per cento dei voti per il remain e il 38 per cento per il leave. 

Regno Unito: migliaia di uomini gay condannati per reati sessuali, aboliti già nel 1967, saranno graziati. Il governo britannico ha infatti annunciato che sia i vivi che i morti che erano stati condannati, riceveranno un perdono formale. Il ministro della Giustizia Sam Gyimah ha detto che si tratta di una decisione “estremamente importante”, per onorare l’impegno del governo del 2013, dopo la grazia postuma concessa al matematico Alan Turing, morto nel 1954. 

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