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Cosa è successo il 17 gennaio nel mondo

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Un riassunto semplice e chiaro di quello che è successo oggi nel mondo

Italia: si sono chiuse le indagini dell’inchiesta Cucchi bis. La procura di Roma ha chiesto il processo per omicidio preterintenzionale dei tre carabinieri che hanno arrestato Stefano Cucchi, i quali avrebbero provocato “tumefazioni ed ecchimosi, lesioni personali con esiti permanenti” sul ragazzo. Si aggrava quindi la posizione di Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco, i carabinieri che arrestarono Cucchi nel parco degli Acquedotti di Roma pochi giorni prima del suo decesso il 22 ottobre 2009. I tre agenti erano stati a lungo indagati per lesioni personali aggravate.

Turchia: le forze di sicurezza turche hanno arrestato l’autore reo-confesso della strage di Istanbul di capodanno, rivendicata dall’Isis, nella tarda serata di lunedì 16 gennaio 2017, dopo una lunga caccia all’uomo. L’uomo accusato di aver ucciso 39 persone all’interno del club Reina è l’uzbeko Abdulgadir Masharipov, nato nel 1983, è stato fermato nel corso di un raid nel sobborgo Esenyurt di Istanbul.

Regno Unito: nel discorso in cui ha tracciato la strategia britannica sulla Brexit, la premier Theresa May ha scartato l’ipotesi di una membership parziale del Regno Unito nell’Unione europea, privilegiando la “linea dura” sulle modalità con cui il paese lascerà l’Ue. “Non vogliamo nessuna parziale appartenenza alla Ue, nessuna associazione con la Ue, niente che ci lasci metà dentro, metà fuori”, ha detto May. La premier ha confermato che il Regno Unito lascerà il mercato unico europeo, ma proverà ad ottenere un ambizioso accordo di libero scambio con i partner europei.

Malesia: Australia, Cina e Malesia hanno reso noto in un comunicato congiunto di aver interrotto le ricerche dell’aereo della Malaysian Airlines scomparso nel 2014 con 239 persone a bordo. La decisione è stata contestata dai parenti delle vittime.

Unione europea: sono iniziate oggi a Strasburgo e sono ancora in corso le votazioni per eleggere il nuovo presidente del Parlamento europeo. I due candidati principali sono gli italiani Gianni Pittella per i social-democratici e Antonio Tajani per i popolari. Quest’ultimo risulta essere il favorito. Per tre votazioni è necessario il 50 per cento più uno per essere eletti, mentre la quarta prevede il ballottaggio tra i primi due candidati. Qui la diretta del voto.

Nigeria: un jet militare nigeriano ha provocato per errore la morte di almeno 50 persone a Rann, nel nordest del paese, secondo quanto riferito da fonti militari e da organizzazioni umanitarie. La croce rossa ha riferito che almeno sei dei suoi dipendenti sono rimasti uccisi. Un centinaio i feriti.

Yemen: il bilancio delle vittime del conflitto civile ha superato la soglia dei 10mila secondo le Nazioni Unite. La guerra in Yemen si è acuita dopo l’intervento a marzo 2015 di una coalizione guidata dall’Arabia Saudita a sostegno del governo di Abd Rabbu Mansour Hadi contro i ribelli sciiti houti, che controllano la capitale Sanaa. Il coordinatore umanitario Onu per lo Yemen, Jamie McGoldrick ha dichiarato che da quando sono intervenute le forze della coalizione “si stima che oltre 10mila persone siano rimaste uccise e quasi 40mila ferite”.

Stati Uniti: la moglie dell’autore della strage di Orlando, in Florida, del giugno 2016 è stata arrestata a San Francisco, in California. Noor Salman è sospettata di aver aiutato il marito Omar Mateen, ma le accuse verranno formalizzate una volta che la donna sarà trasferita nello stato della Florida.

Germania: la corte costituzionale tedesca ha respinto il tentativo dei 16 stati federali di mettere al bando la formazione politica di estrema destra chiamata Partito nazional-democratico (Npd). L’Npd è considerato un partito razzista e antisemita ma, secondo il tribunale tedesco, è troppo debole per costituire una minaccia reale. Conta circa 5mila membri e nessun seggio al Bundestag.

Diritti umani: una sentenza della Corte di Strasburgo ha stabilito che la restrizione dell’accesso a internet disposta nei confronti di un detenuto dalle autorità lituane è contraria alla libertà d’espressione sancita dalla Convezione europea per i diritti dell’uomo. Al detenuto Henrikas Jankovskis era stato proibito navigare in rete per iscriversi a un corso di diritto, adducendo come motivazione ragioni di sicurezza.

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