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15 proposte per la giustizia sociale

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Assegno da 15mila euro ai neo-18enni, salario minimo legale, partecipazione di lavoratori e cittadini alla gestione delle aziende. Ecco il manifesto del Forum Disuguaglianze: "Le disparità di condizione non sono ineluttabili"

Un assegno da 15mila euro come “dotazione” dallo Stato al compimento dei 18 anni, da controbilanciare con una tassa progressiva sulle eredità ricevute. Consigli d’impresa composti da lavoratori e cittadini con poteri decisionali sulla vita dell’azienda. Minimi salariali per legge non inferiori a 10 euro l’ora. Sono solo alcune delle 15 proposte per la giustizia sociale avanzate dal Forum Disuguaglianze e Diversità, realtà che mette insieme illustri accademici e otto organizzazioni di cittadinanza attiva allo scopo, appunto, di combattere le disuguaglianze insite nella nostra società.

L’anima del progetto è Fabrizio Barca, ex ministro della Coesione territoriale ai tempi del Governo Monti ed ex esponente del Partito democratico.

Le proposte per la giustizia sociale sono state presentate pubblicamente lunedì 25 marzo 2019 al Teatro de’ Servi di Roma, poche centinaia di metri da Montecitorio. Qualche esponente politico in platea c’è, ma non si vede nessun big. I partiti sono tra i principali destinatari di queste idee, eppure, almeno per il momento, non ne sembrano conquistati.

“L’ingiustizia sociale e la percezione della sua ineluttabilità sono all’origine dei sentimenti di rabbia e di risentimento dei ceti deboli verso i ceti forti”, si legge nel manifesto del Forum. Un dato su tutti: nel 2016 in Italia al 10 per cento più ricco della popolazione adulta deteneva quasi il 65 per cento della ricchezza netta del Paese.

Secondo il Forum, tuttavia, questo quadro non va accettato come inevitabile: “Se i poteri, le opportunità e i risultati non vengono riequilibrati, è perché si è scelto di non farlo”. Ma “un’alternativa esiste, ed esistono le condizioni per trasformare i sentimenti di rabbia nella leva di una nuova stagione di giustizia sociale”.

“Crediamo che non ci sia nulla di ineluttabile nella situazione che si è determinata”, osserva Barca a TPI. “E quindi, forti delle menti degli expertise e dell’accademia e del mondo delle organizzazioni di cittadinanza, abbiamo deciso di individuare il punto dei punti, che è la disuguaglianza di ricchezza. Abbiamo buttato giù 15 proposte per ridurre questa disuguaglianza”.

Le 15 proposte sono articolate in tre settori: cambiamento tecnologico (dalla 1 alla 11), relazione fra lavoro e impresa (12-14) e passaggio generazionale (15).

Ecco allora di seguito, una per una, quali sono queste proposte per la giustizia sociale.

1. Modificare gli accordi internazionali (a cominciare dal Trips) per garantire l’accesso alla conoscenza come bene pubblico globale  e rendere i prezzi dei farmaci più accessibili

2. Promuovere a livello europeo degli “hub tecnologici sovranazionali di imprese”, ossia: estendere l’ambito di azione delle infrastrutture di ricerca esistenti, come il Cern di Ginevra, dalla fase iniziale della catena di creazione di valore a quelle successive.

3. Assegnare alle imprese pubbliche italiane missioni strategiche di medio-lungo periodo verso obiettivi di competitività, giustizia ambientale e giustizia sociale.

4. Università: introdurre la giustizia sociale nella valutazione della “terza missione” degli atenei; istituire premi e indire bandi per progetti di ricerca incentrati sull’accrescimento della giustizia sociale; valutare gli effetti dell’insegnamento sulla forbice delle competenze acquisite dall’inizio alla fine del percorso universitario.

5. Introdurre nei criteri per l’assegnazione di finanziamenti pubblici alla ricerca privata parametri che inducano le imprese a tener conto degli effetti delle loro scelte sulla giustizia sociale e che sollecitino a promuoverla.

6. Valorizzare, sviluppare e diffondere in modo sistematico la collaborazione tra università, centri di competenze e piccole e medie imprese per generare conoscenza.

7. Costruire una sovranità collettiva su dati personali e algoritmi.

8. Strategie di sviluppo “rivolte ai luoghi”, attraverso la partecipazione degli abitanti: investire i dividendi del cambiamento tecnologico nei servizi fondamentali pubblici nelle aree fragili del Paese.

9. Promuovere il ricorso da parte delle amministrazioni pubbliche ai cosiddetti appalti innovativi, per orientare le innovazioni tecnologiche ai bisogni delle persone e dei ceti deboli.

10. Orientare gli strumenti per la sostenibilità ambientale a favore dei ceti deboli. Tre esempi: canoni di concessione del demanio e interventi fiscali attenti all’impatto sociale; rimozione degli ostacoli ai processi di decentramento energetico; modifiche dell’Ecobonus in favore delle persone con reddito modesto.

11. Rivedere l’organizzazione e il governo dell’amministrazione pubblica nel senso di: promuovere un rinnovamento (anche disciplinare) delle risorse umane; sostituire gli incentivi economici legati ai risultati con meccanismi legati alle competenze organizzative; valutazione dei risultati come strumento di confronto tra politica, amministrazione e cittadini; autonomia finanziaria ai dirigenti; interventi che incentivino i dirigenti a prendere decisioni mirate sui risultati anziché sulle procedure.

12. Estendere a tutti i lavoratori l’efficacia dei contratti firmati da sindacati e rappresentanze datoriali, introdurre un salario minimo legale non inferiore ai 10 euro l’ora, rafforzare la capacità degli enti ispettivi nel contrasto delle irregolarità.

13. Istituire i Consigli del lavoro e della cittadinanza: organismi interni alle imprese, composti da lavoratori, cittadini della zona e consumatori, che valutino le strategie aziendali, le decisioni su localizzazione, condizioni e organizzazione del lavoro e l’impatto delle innovazioni tecnologiche su lavoro e retribuzioni.

14. Utilizzare in maniera più diffusa i Workers Buyout, ossia l’acquisto dell’impresa in crisi da parte dei suoi lavoratori

15. Da un lato, prevedere che al compimento dei 18 anni ogni ragazza o ragazzo riceva una dotazione finanziaria (o “eredità universale”) pari a 15mila euro, accompagnata da un tutoraggio che parta dalla scuola. Dall’altro, introdurre una tassazione progressiva sulla somma di tutte le eredità e donazioni ricevute da un singolo individuo durante l’arco della vita (con esenzione di 500mila euro). [Secondo il Forum Disuguaglianze questa “eredità universale” avrebbe un costo per lo Stato di circa 9 miliardi di euro, mentre dalla tassazione sulle eredità si potrebbe ricavare un gettito superiore ai 5 miliardi].

Le 15 proposte per la giustizia sociale possono essere approfondite qui, sul sito del Forum Disuguaglianze.

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