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Chi ha inventato il pianoforte

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Trecentosessanta anni fa, nel maggio del 1655, nasceva Bartolomeo Cristofori, considerato l'inventore del piano, uno strumento classico quanto rivoluzionario

Il pianoforte è uno di quegli oggetti che appare difficile concepire come il frutto di un’invenzione, perché sembra sia sempre esistito. Viene ancora più difficile pensare che il nome del suo inventore non sia conosciuto da tutti, o inciso su ogni piano in circolazione.

Bartolomeo Cristofori, nato a Padova il 4 maggio del 1655, è generalmente considerato l’inventore del pianoforte.

Il fatto che il suo nome sia stato dimenticato è considerato un riflesso dell’epoca in cui ha vissuto, quando chi inventava qualcosa era considerato semplicemente un impiegato.

La prima testimonianza del pianoforte di cui abbiamo notizia risale al 1700, ma presumibilmente Cristofori stava lavorando al suo nuovo strumento già da un paio di anni.

Il pianoforte più riconoscibile di Cristofori però non vide la luce fino al 1720. Ma ben più importante della data di per sé, il piano rappresentava un’innovazione sotto molto punti di vista. 

Leggi la storia del pianista del campo profughi: ha 26 anni e suona il pianoforte in mezzo alle macerie di un campo profughi palestinese in Siria, dove vivono 18mila persone 

A quei tempi, lo strumento a tasti più diffuso e apprezzato era il clavicembalo. Il suo grande limite, però, era l’impossibilità di modulare le note attraverso diversi gradi di dolcezza.

Perché una nota fosse suonata, un piccolo oggetto chiamato plettro toccava le corde dello strumento, generando il suono desiderato. Questo però non permetteva di dare sfumature particolari alla nota stessa.

(Nella foto qui sotto: Google ha dedicato il suo doodle della giornata a Bartolomeo Cristofori) 


Il pianoforte è uno strumento basato sul clavicembalo: non a caso Cristofori, in più occasioni, chiamò la sua nuova invenzione arpicembalo, e la maggior parte dei lavori che realizzò successivamente si ispirarono a questo strumento.

Tuttavia, con il pianoforte è stato introdotto un sistema di martelli e ammortizzatori che, invece di pizzicare le corde dello strumento, sono in grado di modulare i suoni in una gamma più vasta.

Il più antico pianoforte ancora esistente risale al 1720 ed è chiaro che è uno strumento di transizione dal momento che nel suono che produce ci sono ancora accenni dell’arpicembalo.

Rispetto ai pianoforti di oggi, possiede una gamma di suoni più ristretta, corde più sottili e martelli più duri, parte del motivo per cui produce lo stesso suono dell’arpicembalo.

In breve tempo, Cristofori cambiò il nome alla sua invenzione: lo definì “un cimbalo di cipresso di piano e forte”, e da questa frase ottenne il termine pianoforte, nome con cui è tuttora noto.

È raro che uno strumento musicale così antico e rivoluzionario abbia un inventore così poco conosciuto. Allora, come mai non ricordiamo mai il nome di Cristofori? Dopotutto, se il pianoforte è stato chiamato così e non strumento di Cristofori una ragione ci dovrà pur essere.

Non c’è dato sapere molto sulla vita di Bartolomeo Cristofori, se non che il suo lavoro fu svolto principalmente alla corte del principe fiorentino Ferdinando de’ Medici (1663-1713).

Alla corte dei Medici, Cristofori fu solo un ingranaggio all’interno della grande macchina della nobile famiglia, per la quale lavoravano centinaia tra artisti e artigiani. Cristofori lavorò presso i principi toscani fino al 1731, anno della sua morte.

A contribuire alle scarse menzioni di Cristofori come inventore del piano è stata anche la lenta diffusione del nuovo strumento, creato in un secolo in cui i ritmi degli spostamenti non permettevano una rapida trasmissione delle nuove invenzioni.

Nel Settecento il pianoforte era conosciuto solamente tra le élite europee, e la regina Barbara del Portogallo (1711-1758) ne acquistò cinque. Ci vollero però circa cento anni perché il pianoforte divenisse noto a un pubblico più vasto.

Leggi la storia del pianista del campo profughi: ha 26 anni e suona il pianoforte in mezzo alle macerie di un campo profughi palestinese in Siria, dove vivono 18mila persone 

L’articolo è stato rielaborato dalla sua versione originale, pubblicata qui.

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