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Home » News

Pensioni, così si cambia con quota 100: ecco quando si potrà “uscire” dal lavoro

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Pensioni, con quota 100 tanti cambiamenti in arrivo. In primis le novità riguardano le modalità e i tempi per l’uscita dal lavoro. 

Prima, però, alcuni dati (e alcune promesse). La prima: nella “nuova versione” della manovra è stato disposto un taglio di 2,7 miliardi ai fondi  per quota 100, che scendono così da 6,7 a 4 miliardi. La dote per la misura fortemente voluta dalla Lega sale invece di 1,3 miliardi nel 2020 e di 1,7 miliardi nel 2021. 

Il decreto legge su quota 100 e gli interventi sulla previdenza sarà presentato “subito dopo la Befana” ha spiegato il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, precisando che il testo dovrebbe arrivare tra il 10 e il 12 gennaio. Le adesioni a quota 100 – ha confermato il sottosegretario – sono stimate in 350 mila nel 2019, tra settore pubblico e privato. 

E “nessun pensionato italiano nel 2019 prenderà di meno rispetto al 2018, a eccezione delle pensioni d’oro, se non interamente coperte da contributi. Il pensionato medio non prenderà una lira di meno” ha promesso il vicepremier ministro dell’Interno Matteo Salvini in una diretta “natalizia” su Facebook. 

Pensioni, cosa cambia con quota 100

Il decreto per le regole sull’anticipo pensionistico arriverà quindi a gennaio e riguarderà i  lavoratori che hanno almeno 62 anni di età e 38 di contributi.

Al momento la data più probabile per l’entrata in vigore del provvedimento “leghista” è quella di aprile 2019 e il lavoro più duro sarà quello di stabilire le finestre temporali che permetteranno a quei 350 mila lavoratori, secondo le stime, di poter andare in pensione.

Pensioni, quota 100 per i lavori del privato. Le finestre dovrebbero essere trimestrali, con le prime uscite tra giugno e luglio 2019. Ma se le richieste dovrebbero essere troppe, si passerebbe a finestre semestrali.

Pensioni, quota 100 per Ii dipendenti statali. Le finestre sono semestrali. Le prime uscite, quindi, dovrebbero avvenire non prima di ottobre 2019. La motivazione è quella di garantire “continuità amministrativa” e permettere, visto anche il blocco delle assunzioni, di garantire il ricambio negli uffici pubblici.

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