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Omicidio San Lorenzo: “Mi sento moralmente responsabile per la morte di Desirée”, parla la presidente del II municipio di Roma

Immagine di copertina
Il luogo dove è stata uccisa Desirée Mariottini. Credit: Anna Ditta

Francesca Del Bello, presidente del II municipio di Roma, racconta cosa è cambiato nel quartiere di San Lorenzo dove è stata stuprata e uccisa Desirée Mariottini

Omicidio Desirée San Lorenzo, presidente municipio parla a TPI

“Ora che si sono abbassati i riflettori il lavoro che stiamo facendo continua”. Sono passate ormai alcune settimane dall’omicidio e lo stupro di Desirée Mariottini in via dei Lucani, a San Lorenzo.

Per la violenza sessuale e l’assassinio della 16enne di Cisterna di Latina sono stati arrestati quattro migranti irregolari.

Ma niente nel quartiere sembra essere cambiato, se non la percezione che ne hanno i suoi abitanti e l’opinione pubblica.

TPI.it ha intervistato Francesca Del Bello, presidente del II municipio di Roma, che comprende anche il quartiere di San Lorenzo.

“Stiamo coinvolgendo associazioni, cittadini, il comitato di quartiere e l’Università, per ripensare gli spazi di San Lorenzo”, ha detto Del Bello.

Presidente, è cambiato qualcosa a San Lorenzo dall’omicidio di Desirée?

Nel concreto non è cambiato nulla, ma questa vicenda ha colpito tutti.

Per questo con i cittadini, le associazioni e i comitati di quartiere adesso stiamo cercando di affrontare il tema dell’utilizzo degli spazi pubblici, compreso l’immobile di via dei Lucani dove Desirée è stata uccisa.

C’è un bisogno di lavorare insieme per rinnovare il quartiere, dargli un volto diverso. Bisogna cambiare l’utilizzo di alcuni luoghi e far sì che il quartiere venga vissuto dai cittadini.

Alcune realtà associative hanno voluto sottolineare che uno spazio abbandonato è diverso da uno spazio occupato, ed è più pericoloso. Lei è d’accordo?

Sì, è vero.

Nel caso di Desirée parliamo comunque di un immobile privato abbandonato. Cosa possono fare i cittadini?

Possono avanzare delle proposte e delle richieste. C’è bisogno di luoghi aperti, destinati alla vita sociale e di una riqualificazione di quell’area, sulla quale stiamo lavorando con dei privati.

C’è un grande lavoro da fare nel quartiere in questo senso.

L’angolo di via dei Lucani, dove è stata uccisa Desirée. Credit: Anna Ditta
Ha sentito i cittadini più preoccupati dopo l’uccisione di questa ragazza?

Sì, li ho sentiti un po’ più preoccupati. Non era mai capitato che si parlasse in questo modo di quello che succede a San Lorenzo, anche se degli episodi preoccupanti erano già accaduti.

Qualche mese fa, sempre a via dei Lucani, c’è stato un tentativo di gambizzazione. C’è illegalità diffusa, questo è vero.

La richiesta di una maggiore presenza dello Stato, in termini di controllo del territorio, c’era già prima e oggi ha un peso ancora maggiore.

I residenti si sono trovati travolti e coinvolti in questa vicenda, loro malgrado. San Lorenzo è un quartiere in cui, al di là dei problemi degli schiamazzi notturni per la movida, si vive abbastanza serenamente.

È un quartiere in cui esistono ancora forti relazioni sociali tra le persone, i genitori dei bambini che frequentano la scuola si ritrovano al Parco dei Caduti, a Villa Mercede o alla Parrocchia di San Tommaso Moro. C’è senso di identità e di comunità.

Quindi ritrovarsi improvvisamente sui giornali per un fatto così tragico e vedere il proprio quartiere dipinto come un luogo impraticabile, in cui si muore, non è una cosa bella. La realtà corrisponde a un’altra descrizione del quartiere.

Chiesa di Santa Maria Immacolata. Credit: Anna Ditta
Lei ha dichiarato che si sente “moralmente responsabile” per la morte di Desirée. Come mai?

Noi avevamo segnalato dalla fine di marzo al Campidoglio e alla Prefettura che nell’area di via dei Lucani c’era un problema molto serio di sicurezza e di ordine pubblico.

Per cui ho provato la stessa sensazione di chi lancia l’allarme e poi non viene ascoltato. Quando succede il peggio, ti senti responsabile, anche se noi abbiamo fatto tutto ciò che potevamo fare.

Ma noi non abbiamo la competenza per disporre l’abbattimento. Per questo il 15 maggio avevo scritto al prefetto chiedendo di convocare un tavolo tecnico per intervenire sull’area. Il prefetto per ragioni di ordine pubblico può imporre l’abbattimento, anche a un privato.

Hanno mai risposto a questa richiesta?

No.

Era possibile fare di più?

Noi abbiamo murato alcuni accessi all’interno di queste baracche, che prima erano completamente aperte. Abbiamo fatto un’attività di bonifica, portando via molta immondizia.

Abbiamo trovato una situazione veramente pericolosa. In questi casi temi che possa succedere qualcosa, ma non ti aspetti che succeda per davvero.

Poi la vicenda è sicuramente legata anche alla storia di questa ragazza e al fatto che nessuno è riuscito ad intervenire nella sua vita come si doveva. Anche questo è mancato.

Qual è ora la vostra richiesta verso il governo?

Abbiamo chiesto al governo, tramite il questore, una presenza maggiore della polizia per contrastare i fenomeni di spaccio di droga, di cui il quartiere è oggetto da una decina d’anni in modo pesante.

Qual è stata la risposta della Questura?

Che se bisogna aumentare la presenza fisica della polizia a San Lorenzo bisogna toglierla da altre parti. La coperta è corta, ha detto il questore.

E il Campidoglio cosa può fare?

Dovrebbe approvare il progetto urbano “San Lorenzo”, che prevedeva anche su quell’area una riqualificazione complessiva. Questo era stato chiesto dal municipio più volte.

Come mai si è bloccato questo processo?

Secondo me perché gli assessori non hanno alcun interesse a farlo partire. Non è stata considerata una priorità per l’amministrazione comunale.

Credit: Anna Ditta
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