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Sgomberi Salvini, il sindaco di Sesto San Giovanni a TPI: “Sono schifato, hanno usato bambini come scudi”

Immagine di copertina
Il collettivo Aldo dice 26x1

TPI.it ha intervistato il sindaco Di Stefano dopo lo sgombero della palazzina dismessa di Alitalia a Sesto San Giovanni

Lo scorso primo settembre il ministero dell’Interno guidato da Matteo Salvini ha varato una stretta sulle occupazioni abusive di immobili, con una circolare.

Secondo le disposizioni del vicepremier, gli sgomberi devono essere eseguiti in maniera più rapida, andando a intervenire sulle situazioni di illegalità ed evitando che le occupazioni abusive si protraggano per mesi o anni.

Martedì 4 settembre 2018 a Sesto San Giovanni, il sindaco di Forza Italia Roberto Di Stefano ha fatto sloggiare una quarantina di famiglie da un immobile un tempo proprietà di Alitalia, dopo che quelle stesse famiglie avevano raggiunto un accordo col Comune di Milano per abbandonare volontariamente uno stabile in via Oglio in cui vivevano da due anni.

Quelle stesse famiglie, mercoledì 5 settembre 2018, hanno occupato la torre di via Stephenson, uno dei palazzi del gruppo Ligresti a Milano.

(Qui l’intervista di TPI a Massimo Pasquini, segretario nazionale dell’Unione Inquilini: “I Comuni non hanno risorse e strutture per trovare soluzioni alternative, ma Salvini se ne frega“)

Tra gli sfrattati, italiani e stranieri regolarmente residenti in Italia, vi erano decine di bambini. TPI.it ha intervistato il sindaco Di Stefano:

Dopo lo sgombero di ieri mattina della palazzina dismessa di Alitalia a Sesto San Giovanni, oggi il collettivo “Aldo dice 26×1” è tornato a Milano, occupando la torre Ligresti numero 3 di via Stephenson. Come commenta la situazione?

C’è stata trasferita una criticità socio-abitativa generata da un’altra amministrazione comunale, che ha portato avanti per anni politiche di accoglienza, solidarietà e tolleranza verso l’abusivismo e verso situazioni poco trasparenti.

A un certo punto non è più stata in grado di gestirle e ha tentato di scaricarle sui comuni dell’hinterland. Milano tollera le occupazioni abusive perché così pensa di alleggerire i propri servizi sociali e i responsabili delle politiche di integrazione abitativa. Noi no.

Siamo contrari all’abusivismo perché dà un segnale sbagliato nei confronti di chi rispetta la legge e le graduatorie. Milano adotta il metodo “due pesi, due misure” per affrontare la situazione, secondo noi questo non porta a nulla. Sicuramente non a un corretto inserimento sociale di queste persone.

Fin qui abbiamo parlato di amministrazioni, ma nello sgombero di ieri si trattava di persone. Famiglie in difficoltà, con decine di bambini.

Io sono il sindaco di Sesto San Giovanni e mi occupo dei bambini di Sesto. Allo stesso modo mi aspetto che i colleghi di Milano si occupino dei bambini iscritti all’anagrafe (e in lista d’attesa) in quel comune.

Se da Roma mi dicessero che da domani tutte le famiglie con bambini in difficoltà sono da gestire a Sesto, allora ok, basta chiarirsi. Il Comune finirebbe a gambe all’aria perché non abbiamo a bilancio la possibilità di gestire un fenomeno di queste dimensioni, ma d’accordo.

La verità è che ogni Comune dovrebbe gestire le sue problematiche e i suoi cittadini. E essere responsabile di come li ha trattati e abituati finora.

Lei per risolvere il problema occupazione ha detto di aver chiamato il ministro Salvini. Le ha risposto?

Salvini ha risposto con i fatti attraverso l’intervento del Prefetto e della Questura. Io mi devo occupare delle emergenze dei miei cittadini: qui programmiamo i nostri interventi per tempo, con progetti e con atti amministrativi adeguati.

Non siamo in condizione di poterci accollare anche i problemi degli altri.

Tra le motivazioni per cui è stato fatto sgomberare lo stabile, si è parlato di riqualificazione. C’è in programma qualcosa?

Noi siamo per la legalità: un’occupazione è illegale. O Alitalia si propone per intraprendere un progetto di residenze sociali e se ne assume la responsabilità, oppure il nostro compito è quello di far rispettare la legge.

Abbiamo chiesto ad Alitalia di occuparsi della riqualificazione dell’edificio: l’occupazione abusiva non rientra nei piani. Peraltro gli occupanti hanno aggredito la polizia locale e hanno usato i bambini come arieti per fare irruzione nell’edifici, prima di occuparlo. È qualcosa che non avevo mai visto, sono schifato: queste persone sono professionisti delle occupazioni.

Si accusa di aggressioni da ambo le parti: una mamma tra le occupanti raccontava di essere stata trascinata via mentre si è sentita male per via della situazione…

Non è vero. Io ero presente al momento dell’occupazione: la polizia ha fatto cordone davanti alla porta per evitare che le persone entrassero e i membri del collettivo hanno usato i bambini come fossero arieti, per far sì che le forze dell’ordine si spostassero.

I poliziotti ovviamente si sono spostati, ci mancherebbe, di fronte a dei bimbi… Subito dopo quelli del collettivo hanno portato dentro una donna malata, tutta intubata, per assicurarsi che nessuno più li buttasse fuori.

Queste sono le persone con cui abbiamo a che fare: professionisti dell’abusivismo e dell’illegalità, che usano i bambini per raggiungere i loro obiettivi e se ne fregano dei rischi che corrono. Con loro non ci può essere dialogo: l’amministrazione sestese è disposta a confrontarsi solo con chi rispetta la legge e la dignità umana.

Nello sgombero di martedì 4 settembre era impegnato un centinaio di poliziotti: davvero erano necessari di tutti quegli agenti per un edificio contenente una quarantina di persone o poco più?

Sì, per precauzione. All’occupazione, la notte prima, gli agenti erano solo una decina.

Ma il risultato è stato che nell’arco di poche ore sono arrivati in 120 a fare irruzione. Gli occupanti hanno chiamato a rapporto altri violenti dei centri sociali, che hanno alzato i toni dello scontro. Il Prefetto ha fatto bene ad essere prudente.

Ora lo stabile di piazza don Mapelli che fine farà?

Alitalia pensa di venderlo per contribuire a sanare il deficit aziendale.

La testimonianza delle famiglie sfollate

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