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Le monetine della fontana di Trevi non andranno più alla Caritas: “Ci tolgono i soldi per i poveri”

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La decisione è stata presa dall'amministrazione della sindaca Virginia Raggi con una memoria del 28 dicembre 2018

Dal primo aprile 2019 le monetine lanciate dai turisti nella fontana di Trevi di Roma non andranno più alla Caritas diocesana.

S&D

La decisione è stata presa dall’amministrazione della sindaca Virginia Raggi con una memoria del 28 dicembre 2018. Il provvedimento in realtà risale all’ottobre 2017, ma era stato sospeso dopo le numerose polemiche che la decisione aveva scatenato.

Nel testo redatto dalla giunta M5s si affida agli uffici il compito di rivedere e ampliare il contratto attualmente esistente con la compagnia Acea, che si occupa di raccolta, conteggio, insacchettamento delle monete e delle pulizia dell’invaso della fontana di Trevi.

La Caritas, si legge nel provvedimento, continuerà ad occuparsi per altri 3 mesi della gestione dei proventi, dopodiché dovrà rinunciare ad un’entrata di un milione e mezzo di euro.

“I soldi raccolti nelle fontane finora hanno coperto una fetta importante del bilancio Caritas che per il 70 per cento è costituito da convenzioni pubbliche della Regione o del Comune (mense, ostelli, case famiglia…) e il restante 30 per cento da fondi privati: per la metà dall’8 per mille della Cei, da collette e raccolte”, si legge sul giornale Avvenire, che ha denunciato la decisione del Comune di Roma. “E per l’altra metà dalle monetine della Fontana di Trevi. Una fetta importante, circa il 15 per cento del bilancio della Caritas romana”.

“La cifra, che per 18 anni è stata devoluta completamente alle attività solidali della Caritas, ora sarà destinata solo parzialmente ad altri ‘progetti sociali’. Una parte, dunque, servirà per pagare l’Acea che fornirà il servizio di ‘insacchettamento, prelevamento, pulizia, conteggio e versamento’, operazioni che la Caritas svolgeva senza oneri che avrebbero sottratto risorse ai servizi”, spiega ancora Avvenire.

La somma restante a partire dal primo aprile sarà utilizzata per generici “progetti sociali”, per cui non è detto che vadano ai più poveri, senza contare che una parte sarà destinata alla “manutenzione ordinaria del patrimonio culturale”.

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