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Migranti Riace, la lettera sul trasferimento è rimasta nel cassetto del Ministero per giorni. Salvini: “Non voglio creare un martire”

Immagine di copertina
Il ministro dell'Interno Matteo Salvini. Credit: JEFF PACHOUD / AFP)

Il provvedimento avrebbe dovuto essere notificato lo stesso giorno in cui è stato arrestato il sindaco di Riace Domenico Lucano, ma il ministro Salvini ha chiesto di rimandarlo

Migranti Riace lettera Salvini

La lettera del Viminale che dispone il trasferimento dei migranti ancora ospiti nello Sprar gestito dal Comune di Riace, resa nota ieri 13 ottobre, avrebbe dovuto essere notificata il 2 ottobre, giorno dell’arresto del sindaco Domenico Lucano.

Lo rivela un retroscena pubblicato su Repubblica, secondo il quale sarebbe stato proprio il ministro dell’Interno Matteo Salvini, quella mattina, a chiedere agli uffici di rinviare la notifica del procedimento tecnico amministrativo sullo Sprar di Riace, che andava avanti da oltre un anno.

“Non ho intenzione di creare un martire”, avrebbe detto Salvini in quei giorni alle persone a lui vicine. “Nè di passare per uno che bastona persone già in difficoltà”.

Salvini non ha nascosto la sua soddisfazione per il provvedimento che dispone il trasferimento dei 200 migranti ospiti nel centro di Riace.

Ieri ha commentato infatti la notizia con queste parole: “Chi sbaglia, paga. Non si possono tollerare irregolarità nell’uso di fondi pubblici, nemmeno se c’è la scusa di spenderli per gli immigrati”.

La vicenda

Il sindaco Lucano, poi sospeso dall’incarico, è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e fraudolento affidamento del servizio di raccolta differenziata.

Dopo l’arresto di Domenico Lucano, la notizia del trasferimento dei migranti è un altro duro colpo per il “modello Riace” e l’integrazione dei migranti nella cittadina calabrese.

Nei mesi scorsi lo stesso Viminale aveva evidenziato diverse anomalie nella gestione dello Sprar, il sistema di protezione per i richiedenti asilo e i rifugiati.

Nel nuovo provvedimento, emanato dal Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero degli Interni, vengono contestate al comune reggino 34 penalità e si chiede di trasferire gli ospiti e di rendicontare ogni spesa sostenuta per arrivare alla chiusura del sistema di accoglienza.

Critiche verso il provvedimento sono arrivate anche da Aboubakar Soumahoro, sindacalista USB (Unione sindacale di base), che sostiene che il modello Riace sia finito sotto attacco perché funziona, e per questo dà fastidio (qui la nostra intervista a Soumahoro).

Alcuni esponenti del Pd hanno parlato di “deportazioni”. A loro il ministro Salvini ha risposto così:

“Ma quelli del Pd che parlano di “deportazioni” sanno che l’indagine sulle gravi irregolarità di Riace, e del suo arrestato sindaco, erano state avviate da Minniti, mio predecessore al Viminale e oggi possibile segretario del loro partito?”.

Intanto, in merito alle notizie di possibili trasferimenti dei migranti che vivono a Riace, ha parlato ai microfoni del Gr1 Rai Daniela Di Capua, direttrice del Servizio Centrale dello Sprar.

“Non ci sarà alcuna deportazione da Riace”, ha detto Di Capua. “I rifugiati, ma anche i richiedenti asilo, non sono detenuti”.

“Le persone che sono in accoglienza possono proseguire il progetto di integrazione in un altro progetto Sprar e noi, operativamente, cerchiamo di individuare altri posti che siano adeguati alle richieste del rifugiato, tenendo in considerazione, ad esempio, il nucleo familiare”, spiega ancora la Di Capua, sottolineando che il trasferimento viene proposto e non imposto ai migranti.

“I richiedenti asilo e i rifugiati sono liberi di stare dove vogliono, possono affittare una casa, possono lavorare; se non sono in grado, stanno nei centri per richiedenti asilo”, conclude la Di Capua.

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