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Con la manovra il governo toglie 118 milioni agli enti no-profit del terzo settore

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La legge di bilancio elimina la tassazione agevolata per le associazioni del terzo settore che operano senza fini di lucro

Si tratta di uno dei provvedimenti più discussi della legge di bilancio del governo M5s-Lega, approvata al Senato e che ora attende l’ultimo passaggio a Montecitorio.

Stiamo parlando della norma che elimina la tassazione agevolata per le associazioni del terzo settore che operano per finalità sociali, senza fini di lucro.

Prima del varo la manovra, la legge di riferimento su questo tema risaliva al 1973, e stabiliva un regime fiscale agevolato per il no profit: 12 per cento al posto del normale 24 per cento.

Uno sconto che, nel corso degli anni, è servito alle organizzazioni assistenziali per l’acquisto di beni necessari per assistere poveri, malati, persone in condizioni di disagio.

Ora, con la stangata prevista nella manovra, per il no profit italiano il futuro si preannuncia ben più cupo.

Secondo quanto riporta Agi, la norma costerà alle associazioni del terzo settore ben 118 milioni nel 2019, 157 nel 2020 e 2021.

In particolare, la legge di bilancio cancella l’articolo 6 del decreto presidenziale del 1973, quello che appunto stabiliva il regime fiscale agevolato per gli enti no profit.

Sempre Agi riporta che gli enti no-profit si trovano per circa il 50 per cento nelle regioni del Nord Italia, a fronte del 26,7 per cento delle regioni del Sud e delle isole.

Il settore dà lavoro a circa 800mila persone, come evidenziato nei dati del Forum Terzo Settore.

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha difeso il provvedimento del governo, nonostante le moltissime critiche ricevute da chi sostiene che la norma creerà gravi danni all’assistenza sociale nel nostro paese.

“Vedremo di aiutare chi effettivamente ha bisogno – ha detto il vicepremier – Nella manovra ci sono tanti di quegli investimenti per i disabili, per la scuola, per l’università, per la ricerca, che sono assolutamente contento”.

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