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A Roma il Pd, a Milano le associazioni antirazziste: confronto fra due piazze della sinistra italiana in una domenica di settembre

Immagine di copertina

Da una parte le bandiere dell'Italia e dell'Europa, dall'altra quelle delle associazioni. In piazza del Popolo si parla di Congresso, sotto la Madonnina si attacca Minniti. Ecco cosa unisce e cosa divide la manifestazione del Pd e quella de I Sentinelli di Milano

Domenica 30 settembre: a Roma il Partito democratico prova a riunirsi e ripartire con una grande manifestazione di piazza. Nel frattempo a Milano un’affollata piazza Duomo leva la sua voce contro ogni forma di intolleranza. Siamo andati nelle due piazze per registrarne umori e proposte e provare a capire cosa le unisce e cosa le divide.

Roma: suona l’inno di Mameli

Gli stereotipi fanno male, però contengono sempre una mezza verità. Per questo l’anziana coppia che vedo in metropolitana quando faccio il cambio a Termini, lui in piedi in giacca e cravatta, lei seduta, vestito nero e scarpe rosse, lo sguardo fisso sul cellulare a fare su e giù con gli ultimi post di Renzi su Facebook, un po’ te lo fanno riecheggiare il mantra del Pd votato solo dai ricchi, dei radical chic e gli altri luoghi comuni, pure se loro il Rolex non ce l’avevano.

Vanno in piazza del Popolo, alla manifestazione organizzata dal Pd contro il governo. Ma del governo non parlano: sono contenti dell’assenza di Emiliano (del Pd) e ce l’hanno con Bersani (ex Pd), perché anche Ingrao e Amendola la pensavano in modo diverso (“noi veniamo dal Pci”) ma non hanno lasciato il partito.

Sono convinti che ci sarà tanta gente e hanno ragione. La piazza è piena. Tante bandiere del Pd, alcune dell’Italia e moltissime dell’Europa. Solo un nostalgico con un cartello che ricorda la festa del primo maggio e i colori del vecchio Partito comunista. Parte l’inno di Mameli.

Roma, bandiere del Pd in piazza del Popolo. Credit: Luca Capponi

Milano: in piazza contro le discriminazioni

A Milano il cielo è insolitamente di un azzurro brillante, il sole batte forte, fa caldo. Sono le 14.30 e in piazza Duomo una già discreta folla rosseggiante si sta radunando attorno al camion che ospita il palco di “Intolleranza Zero”, manifestazione di piazza organizzata dal gruppo I sentinelli di Milano, dall’Anpi e dall’Aned contro ogni forma di intolleranza e di razzismo.

La platea è davvero variegata: persone di tutte le età e provenienti dalle più disparate esperienze. E così, oltre a quelle dei tre organizzatori, vedo sventolare bandiere di Emergency, della Cgil, di Actionaid e di moltissime realtà del tessuto associativo di Milano e non solo.

Ci sono anche rappresentanze di partito: Liberi e Uguali, Potere al Popolo, Partito comunista, Verdi. In un angolo della piazza è allestito un banchetto di “Solo in Cartolina”, la campagna lanciata in estate che intende spedire 10mila cartoline disegnate da molti creativi italiani al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per protestare contro le morti in mare.

Sul palco iniziano gli interventi. La scelta degli organizzatori è di portare numerose testimonianze di casi di violenza razziale, omofoba, o sessista. Quello contro cui questa piazza protesta è reale, “voi che vivete sicuri, nelle vostre tiepide case…”.

Una veduta di piazza Duomo a Milano. Credit: Matteo Torriglia

Roma: il questionario del Pd

Sul palco di piazza del Popolo a Roma si alternano vari esponenti della società civile. Apre il presidente del municipio Valpolcevera di Genova, Federico Romeo, seguito da operai, sindaci, disoccupati.

Poi è il turno dei Giovani democratici, il “vivaio” del partito. Parlano tutti della manovra economica del governo (criticandola, beninteso), del lavoro (che non c’è), delle periferie (dove bisogna tornare). E parlano sempre dei giovani, anche se in piazza quasi non se ne vedono, esclusi quelli sul palco.

Della manifestazione che è in corso a Milano nessuno fa cenno. Nemmeno i big che sono giù in piazza, tra la gente. Fassino quasi non lo sapeva. Poletti mi dice che l’importante è che siam qui: “Guarda quanti siamo”.

Alcune signore hanno in mano un foglio che hanno ricevuto sul pullman che le ha portate a Roma. È un questionario sull’Italia, fa parte della campagna “Pd in ascolto”.

Un uomo viene allontanato da un carabiniere perché sta dove non può stare. Gli urla “Fascista!”. Il carabiniere risponde che va bene.

 

Milano: una poesia per l’Italia

Giambattista Ventrella fa parte de I sentinelli di Milano, è lui che ha tirato fuori il nome “Intolleranza Zero”. Gli chiedo come a suo parere si deve combattere il sovranismo in ascesa: “Bisogna manifestare, ed essere in tanti come oggi, tenere testa a quelli là, che hanno tanti quattrini e gente al seguito”, dice.

“Campano sull’ignoranza delle persone e per questo l’ignoranza è il primo nemico da combattere. È fondamentale, per esempio, che la gente impari a verificare l’attendibilità delle notizie. Il movimento deve partire dal basso, noi siamo aperti a tutti, all’interno dei Sentinelli esistono molte anime politiche”.

Sul palco nel frattempo una ragazza timida quanto basta sta recitando una poesia d’amore che ha scritto. Si chiama Houda Latrech, è musulmana, ha subito un attacco razzista in treno e sta per regalare ai presenti il momento più elevato della giornata.

La poesia d’amore che ha scritto è per l’Italia: “…forse ho pianto, cara Italia, perché davvero non potrei separarmi dalle tue colline, dai tuoi abbracci, dai tuoi profumi, dai tuoi occhi stanchi, dai tuoi sogni infranti, dalla tua delusione, dalla tua passione, forse perché mi sono abituata alla tua confusione, al tuo calore, al tuo colore, alla tua rabbia, alla tua insensatezza, alla burocrazia e persino all’intolleranza…”.

Roma: Paolo Hendel e la percezione del reale

A Roma sale sul palco Paolo Hendel, quello che a Mai dire Gol faceva Carcarlo Pravettoni, l’industriale senza scrupoli pungolato dalla Gialappa’s. Finalmente c’è un volto noto e la folla, comunque attiva anche prima, si rianima un po’.

C’è un cartello con scritto “Cacciate subito via tutti gli Emiliano dal partito”. Ma anche tanti, tutti uguali, che invocano unità e recitano “Basta! Congresso aperto!”.

Hendel dice che “il Pd, nonostante tutto, esiste e resiste” e poi fa la battuta sugli immigrati che tutti criticano ma in realtà sanno il congiuntivo meglio di Di Maio. Ridono tutti. Dice che oramai non conta più il reale ma il percepito. “L’altra sera ho preso il Viagra. Mia moglie mi fa: ‘L’avrai pure preso, ma non l’ho mica tanto percepito'”. Ride qualcuno in meno.

Sul lato della piazza che dà su via del Corso c’è un gruppo con un cartello “L’Europa è la nostra patria” e le bandiere dell’Ue. Mi chiedono se voglio farmi una foto con la bandiera europea di cartone addosso e la faccia che mi spunta fuori. Ringrazio ma declino l’offerta. Finalmente sale Martina.

Striscione pro-Europa alla manifestazione del Pd. Credit: Luca Capponi

Milano: Elly Schlein e la contraddizione leghista

In piazza del Duomo nel frattempo viene letto un messaggio di Liliana Segre. Subito dopo Luca Paladini, un altro organizzatore de I Sentinelli, lancia l’attacco contro il Ddl Pillon, tema che sarà molto discusso nel corso della giornata con numerosi interventi di rappresentanti di movimenti arcobaleno o vittime di violenza omofoba.

Vedo un gruppo di studenti del Politecnico e mi avvicino: “È fondamentale coinvolgere le persone, far sì che si incontrino e si conoscano e capiscano così che le differenze sono trascurabili e possono essere superate. Il razzismo nasce dal fatto che non ci si riesce ad interfacciare con l’altro, perché non lo si conosce”, mi dicono.

Dal palco annunciano: “Siamo 25mila!”. Poi prende la parola Elly Schlein, eurodeputata di Possibile, unica politica ad intervenire in tutto il pomeriggio. Denuncia la contraddizione leghista: sostenere che l’Unione Europea non supporta l’Italia, ma poi non muovere un dito per riformare il Trattato di Dublino e stringere alleanze con chi, come Viktòr Orbàn, rifiuta i ricollocamenti.

Da segnalare anche gli applausi a Laura Boldrini, presente in piazza.

Roma: Martina, Renzi e Gentiloni

Martina sale sul palco di Piazza del Popolo e urla: “Grazie! Grazie! Grazie! Grazie! Grazie! Grazie! Per questa lezione straordinaria. Di impegno, di passione. Grazie! Altro che pochi! Guardatevi! Guardiamoci! Grazie! Grazie a voi per la fatica e l’impegno. Grazie!”.

Si gioca subito la frase a effetto: “A qualcuno piacciono i balconi. A noi la piazza”. Attacca anche lui la manovra economica del governo. Poi va sul personale: “Non tiene un paese, se viene governato dall’odio. Vergognatevi!”. E giù applausi. “Andate a rileggervi la storia, se volete essere all’altezza dell’Italia”, sentenzia. Ma l’interesse si è un po’ spostato altrove, perché pare che da qualche parte ci siano Renzi e Gentiloni.

Martina si riprende la folla andando sul sicuro con la carta della Lega e i 49 milioni. La folla lo acclama e urla “onestà-onestà-onestà”.

Milano: le Ong, i migranti e Minniti

Sul palco a Milano Giorgia Linardi di Sea Watch Italia tuona: “Non si discute di mare sulla terra! Chi pontifica sulle Ong non ha mai visto annegare una persona”.

Paolo Berizzi invece è un giornalista, ha scritto “NazItalia”: “Alcuni anni fa, quando parlavo di emergenza nazifascista in Italia, mi prendevano in giro anche persone di sinistra”. “Sono quelli che stanno a Roma adesso!”. Gli risponde una voce. E in effetti alcuni cartelli stanno a testimoniare la distanza dal Partito democratico.

Ciò che divide è soprattutto l’immigrazione, l’ex ministro Minniti qui è considerato da molti come colui che ha spalancato la strada a Salvini. Non tutti però sono d’accordo e più di una persona mi dice di essere dispiaciuta che le due piazze non si siano unite per manifestare contro il governo.

Non ha dubbi in merito don Massimo Biancalani, prete pistoiese da qualche tempo finito nel mirino di Salvini, ma anche di Casapound e di Forza Nuova per il suo programma di accoglienza.

Lo incontro che ha appena concluso il suo intervento, sfoggia un cartello con su scritto “Mai più lager, no ai Cpr, né a Milano, né altrove”.

“Conosco molte bravissime persone che militano nel Pd, ma purtroppo c’è anche chi ha in mente una linea di grande partito nazionale, come Minniti, e non fa fatica a propugnare istanze di destra, senza peraltro ottenere un riscontro elettorale”, dice.

“La deriva sovranista si contrasta con un lavoro continuo nelle istituzioni principali: a scuola, in politica, in chiesa. Non esiste nessuna emergenza migranti, esiste un problema di gestione e di redistribuzione dei migranti che, unito agli effetti della crisi economica, ha generato mostri di disagio e intolleranza. Per risolverlo occorre una politica migratoria seria, non basta mettere un tappo in Libia, quando i migranti arrivano da tutto il Mediterraneo e non solo”.

Uno stand pro-migranti alla manifestazione di Milano. Credit: Matteo Torriglia

 

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