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“Io che ho vissuto Auschwitz sulla mia pelle, vi avverto: attenti a questa campagna d’odio”, intervista a Liliana Segre

Immagine di copertina
Liliana Segre.

Esclusivo TPI. A pochi giorni dal suo importante discorso in Senato, abbiamo intervistato Liliana Segre, senatrice a vita, che parla della crisi identitaria delle nuove generazioni ("sempre più sole)", della politica e del “mare sporco” d’odio

Esclusivo TPI, di Lara Tomasetta. “Non importa se devono passare una o due generazioni, c’è bisogno che qualcuno cominci ad ascoltare la propria coscienza e che si fermi ad ascoltare gli altri, adesso c’è troppo rumore”.

Così parla Liliana Segre, prima senatrice a vita nominata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un’intervista esclusiva a TPI. Ci ha raccontato dei suoi propositi e del suo impegno in questo neonato governo.

Indimenticabili le sue parole nel recente discorso pronunciato al Senato in occasione della discussione precedente al voto di fiducia al governo Conte.

“Porto sul braccio il numero di Auschwitz e ho il compito non solo di ricordare, ma anche di dare, in qualche modo, la parola a coloro che ottant’anni orsono non la ebbero.

Ho conosciuto la condizione di clandestina e di richiedente asilo; ho conosciuto il carcere; ho conosciuto il lavoro operaio, essendo stata manodopera schiava minorile in una fabbrica satellite del campo di sterminio. Non avendo mai avuto appartenenze di partito, svolgerò la mia attività di senatrice senza legami di schieramento politico e rispondendo solo alla mia coscienza.

Una sola obbedienza mi guiderà: la fedeltà ai vitali principi ed ai programmi avanzatissimi – ancora in larga parte inattuati – dettati dalla Costituzione repubblicana”.

Un discorso che ha tenuto l’Aula del Senato in un religioso e quasi irreale silenzio per diversi minuti, scatenando poi una standing ovation da tutte le forze politiche. Ma purtroppo anche qualche commento critico.

In pochi minuti la Segre ha ricordato all’Italia il valore della memoria, l’impegno e la responsabilità del presente e il peso delle parole.

“Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo” scriveva Primo Levi. Ed è proprio su un concetto così importante che Liliana Segre ha deciso di puntare la sua attività come senatrice.

Liliana Segre ha già pronto un disegno di legge per istituire una commissione parlamentare d’indirizzo e controllo sui fenomeni dell’intolleranza, razzismo e istigazione all’odio sociale.

La donna, reduce dell’Olocausto e sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, lo presenterà nei prossimi giorni.

“Era il mio obiettivo anche molto prima di diventare senatrice, in vent’anni che faccio la testimone della Shoah incontrando i ragazzi non ho mai parlato di odio, nella mia testimonianza, sono sempre stata, come educatrice e nonna, molto attenta alle espressioni”, racconta la neosenatrice a TPI.

“Invece questa campagna di odio che si è allargata a dismisura in questi ultimi anni, anche tra i cittadini, è diventata come un mare sporco: la prima volta che ti imbatti in queste macchie cerchi di nuotare un po’ più in là. Ma ora che sono diventata senatrice, ho capito che è giunto il momento di proporre questa battaglia contro l’odio”.

“Con un’Europa sorda, con quelli che chiudono il confine e lasciano l’Italia da sola mi sembra che i problemi si ripetano. Ma non dimentichiamo che ogni storia di chi è arrivato qui è diversa dall’altra”, spiega la Segre. 

“Questo è un esodo epocale in cui si deve per forza distinguere tra chi è sfuggito alla morte, chi fugge perché vuole una vita migliore, e chi fugge perché può aver fatto qualcosa”, prosegue.

La senatrice ha annunciato che ha intenzione di tenere alta la guardia per evitare che certi discorsi possano far accadere cose ben peggiori di quelle che si possono immaginare.

Ma la Segre sottolinea anche: “Mentre da un lato temo – a ragion veduta – certi atteggiamenti da campagna elettorale, dall’altra ho grande rispetto per la volontà popolare, altrimenti non sarei una democratica, quindi mi sono astenuta sul voto. Senza alcun pregiudizio prenderò in esame volta per volta i programmi di questo governo”.

“Non voglio partire anche io con quel pregiudizio che conosco e che mi ha fatto soffrire”, prosegue la senatrice. “Penso alle parole del Papa, ‘chi sono io per giudicare’, in un certo senso mi piacciono le persone che dicono così, stiamo a vedere, proviamo essere una volta tanto speranzosi, se non ottimisti”.

E sui giovani italiani però avverte: “Li vedo completamente indifferenti e disinteressati, anche alla politica. La generazione attuale di giovani è stata colpita nella cosa più importante, che è la famiglia. Essendo mancata completamente la famiglia, che si è disintegrata, la solitudine dei figli delle coppie separate li ha portati ad avere quello sguardo velocissimo e disinteressato su quello che succede oggi ed è successo ieri”.

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