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Home » News

“Ero un leghista, poi capii che avevo sbagliato tutto”. La lettera di un maestro a Matteo Salvini

Immagine di copertina
Matteo Salvini

Un maestro ha scritto una lettera al ministro dell'Interno per spiegargli perché le sue parole sugli immigrati sono sbagliate. "Per giudicare bisogna prima conoscere"

Matteo Salvini, ministro dell’Interno del governo Conte, continua a usare toni duri nei confronti degli immigrati,  rispolverando uno dei vecchi cavalli di battaglia della Lega.

“I clandestini devono tenere presente che per loro la pacchia è strafinita, stra-finita, hanno mangiato alle spalle del prossimo troppo abbondantemente”, ha detto il leader della Lega.

“Quella dei 170mila presunti profughi che in questo momento stanno guardando la televisione in albergo pagati dagli italiani è una pacchia che non ci possiamo più permettere”.

Salvini era già stato criticato da più parti: non ultimo il botta e risposta con lo scrittore Roberto Saviano.

A rispondere alle parole del ministro dell’Interno, questa volta, è stato un maestro ex leghista dalle pagine del Fatto Quotidiano.

“Ero convinto che l’Italia aveva i suoi bei problemi perché una parte del nostro Paese era ‘scansafatiche’, perché c’erano questi ‘terroni’ che in fondo con la mafia ci stavano bene. Pensavo che per loro fosse una pacchia il far nulla mentre mio padre al Nord faceva dieci ore al giorno in un’azienda chimica. Così votai Lega Nord”.

Ma, spiega Alex Corlazzoli, per giudicare bisogna prima conoscere. Per questo, il maestro decise di recarsi a Monreale, in Sicilia, per capire cosa voleva dire vivere in un quartiere “dove le case erano così anguste da non avere lo spazio fisico e psicologico per restarci dentro in più di due-tre; dove i bambini giocavano per strada perché nessuna amministrazione aveva mai pensato ad un parco giochi per loro; dove Totò non andava a scuola perché era meglio andare al mercato a guadagnare qualcosa piuttosto che leggere e scrivere visto che lavoro non c’era e non c’è”.

“In un giorno capii che avevo sbagliato tutto. Tornai a casa, a Crema, stracciai la tessera della Lega Nord”, racconta il maestro.

“Perché le ho scritto questa storia? Perché son convinto che forse lei non abbia mai messo piede alle sei del mattino nei campi attorno a Mazara del Vallo o Casal di Principe con quei giovani, clandestini o non, che si piegano per raccogliere i pomodorini che lei mangia sulla pizza margherita senza pensarci troppo”.

O ancora: “Son convinto che lei ministro forse non abbia mai atteso il caporale tra quei ragazzi che aspettano ogni giorno che qualcuno li sfrutti per andare a raccogliere le olive che lei mangia nei suoi aperitivi milanesi”.

“Sono altrettanto certo che lei non sia mai stato a Sokone o Kaolack in Senegal dove non c’è alcuna guerra ma la gente vive con meno di 150 euro al mese”, o in Tunisia, spiega Corlazzoli, dove le persone sono state costrette a vivere sotto il regime di Gheddafi fino al 2011.

“È davvero convinto ministro che un uomo lasci la propria casa, la propria moglie o fidanzata, i suoi figli, i suoi legami senza soffrire? E che lo faccia solo per venire qui a delinquere?”

Il maestro, nella sua lettera, chiede al ministro di smettere di fare campagna elettorale e di spiegare ai cittadini come stanno davvero le cose.

Basta dare un’occhiata ai numeri per poter smentire molte delle affermazioni fatte in questi giorni da Salvini.

Come riportato nella lettera, l’Italia non è il paese europeo con più immigrati, dato che Germania, Regno Uniti, Francia e Spagna registrano un numero totale di migranti più alto rispetto al nostro paese.

Allo stesso tempo è scorretto parlare di “invasione”. “Secondo l’Unhcr, 875mila migranti e profughi sono arrivati via mare in Europa dal 2008 al settembre 2015. Anche se tutti fossero rimasti in Europa, si tratta dello 0,17 per cento della popolazione europea (che è di 507 milioni di abitanti)”, scrive il maestro.

Così come falso è il mito degli stranieri che ci rubano il lavoro, come dimostrano i “dati Istat elaborati dalla Fondazione Moressa”.

Le parole di Salvini, però, sta dando vita a una “mala-educazione”, come scrive Corlazzoli, che si manifesta in atteggiamenti di violenza, verbale e fisica, nei confronti degli stranieri.

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