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La città della speranza

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Treviso concederà la cittadinanza onoraria ai figli degli immigrati. Gesto simbolico, o l'inizio di una rivoluzione?

La difficile integrazione degli immigrati è al centro di un articolo del quotidiano The Guardian. La corrispondente in Italia Lizzie Davies ha definito Treviso come “la città della speranza” per la recente iniziativa del sindaco Giovanni Manildo di conferire la cittadinanza onoraria ai figli degli stranieri che vivono e lavorano nella città.

L’articolo racconta la storia di una bambina, Yasmina Nombo, 7 anni, nata e residente a Treviso insieme al fratello minore, che considera l’Italia come il suo Paese. Il papà Abdoulaye Nombo, originario del Bukina Faso, è in Italia da 11 anni. Ma nonostante questo Yasmina non sarà italiana fino all’età di 18 anni.

A scuola la sua materia preferita è l’italiano, parla italiano e i suoi amici sono italiani, ma dovrà aspettare di essere maggiorenne per ottenere la cittadinanza, come previsto dalla legge italiana. Una situazione strana per una bambina che non si sente affatto a casa quando viaggia nella terra di origine dei genitori. Lo spiega al giornale britannico il papà, dipendente di un negozio di computer: «Quando siamo stati in vacanza in Burkina Faso”, ha spiegato Adboulanye «i bambini hanno cominciato a chiedermi “Quando andiamo a casa?”. Volevano tornare a Treviso». Lì, spiega Nombo, i suoi figli hanno imparato tutto quello che sanno e ottenuto tutto quello che hanno, dalla lingua ai compagni di giochi.

Secondo il Guardian, la legislazione italiana in materia di cittadinanza per gli immigrati è “superata e ingiusta” rispetto a quella di altri Paesi occidentali come la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e la Francia.

Le difficoltà odierne nascono dalle mancate riforme e da politiche che non favoriscono l’integrazione, contro cui alcune città stanno prendendo iniziative autonome in favore degli immigrati, anche se solo simboliche. Secondo l’Unicef, più di 200 consigli cittadini hanno garantito la cittadinanza onoraria ai figli di stranieri nati in Italia. L’ultima di queste è Treviso.

A fronte di due mandati affidati allo sceriffo della Lega Nord, Giancarlo Gentilini, che soleva definire gli immigrati “portatori di tutti i tipi di malattie, tubercolosi, Aids, scabbia”, Manildo appare come un rivoluzionario.

«A noi è sembrata la cosa giusta da fare perché quando i bambini sono piccoli le differenze sono minori, e il meccanismo di integrazione è più facile», ha spiegato il sindaco di centro-sinistra, che definisce l’idea della comunità multietnica “reale e inevitabile”.

«La vecchia classe dirigente – ha dichiarato invece l’assessore Anna Caterina Cabino, responsabile dell’iniziativa per la cittadinanza onoraria– è riuscita a resistere per così tanto tempo perchè ha portato avanti una campagna basata sulla paura, la xenofobia, la difesa di presunti interessi locali, l’identificazione di un nemico.. ma questo non riflette più la realtà locale.»

Delle 82mila persone che vivono a Treviso, una delle zone più produttive d’Italia, 11mila sono immigrati. Adboulanye ha detto al Guardian che qualcosa, lentamente, sta cambiando. E che l’integrazione sembra farsi spazio nonostante l’ostilità dei politici locali.

Secondo Manildo tutti devono dare il proprio contributo per migliorare la situazione, soprattutto i politici nazionali. E spera che il ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge, impegnata a ottenere modifiche alla legge italiana sulla cittadinanza, partecipi alla cerimonia di benvenuto dei nuovi cittadini.

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