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Italicum, la sentenza della Consulta – DIRETTA

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La Corte costituzionale si esprime sulla legittimità della legge elettorale attualmente in vigore per la Camera dei deputati

Ballottaggio, premio di maggioranza, capilista bloccati e multicandidature. Sono questi i punti cruciali su cui si esprime la Corte costituzionale per valutare la legittimità dell’Italicum.

La legge elettorale, approvata durante il governo Renzi, è stata impugnata con cinque ordinanze giunte dai tribunali di Messina, Torino, Perugia, Genova e Trieste.

La camera di consiglio della Corte, che si svolge a porte chiuse, è iniziata alle ore 9.30. 

Alle ore 14.50 la Corte ha terminato la camera di consiglio con più di un’ora di ritardo rispetto all’orario indicato.

 ++++ La Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale il ballottaggio e le candidature multiple e legittimo invece il premio di maggioranza. 

I giudici della Corte Costituzionale sostengono che con questa sentenza “la legge elettorale è suscettibile di immediata applicazione”

I punti sotto esame

Premio di maggioranza – Il Porcellum, la precedente legge elettorale giudicata incostituzionale, prevedeva l’assegnazione dei premi di maggioranza indipendentemente dal raggiungimento di una soglia minima di voti alle liste (o coalizioni). L’Italicum, al contrario, prevede la soglia minima del 40 per cento dei voti. Inoltre, con la legge elettorale in vigore – non esistendo più il concetto di coalizione tra liste – il premio di maggioranza andrà alla singola lista più votata. La Consulta ha dichiarato non ammissibile il ricordo, di fatto salvandolo. 

Ballottaggio – Se nessuna lista raggiunge il 40 per cento alla prima votazione, l’Italicum prevede che le prime due liste più votate si sfidino in un successivo turno di ballottaggio. Si tratta della prima volta nella storia repubblicana italiana che viene previsto il ballottaggio in un’elezione del parlamento. Questo elemento era a rischio bocciatura da parte della Corte, perché potrebbe determinare maggioranze diverse tra Camera e Senato e così infatti è stato.

Multicandidature – Con l’Italicum i capilista possono presentarsi in dieci collegi e, se eletti, possono scegliere in quale farsi nominare. Per i ricorsi alla Corte, tuttavia, questo meccanismo è lesivo del diritto degli elettori di scegliere i propri rappresentanti e infatti la consulta le ha bocciate. 

Capilista bloccati – Le liste bloccate del Porcellum sono state dichiarate incostituzionali dalla Corte perché l’elettore doveva votarle in blocco senza avere la possibilità di conoscere tutti i candidati. Anche nell’Italicum sono previste liste simili, ma sono corte: solo il capolista è bloccato ed è poi possibile esprimere due preferenze.

L’Italicum

L’Italicum è stato approvato in via definitiva dalla Camera dei deputati il 4 maggio 2015 dopo essere stato proposto a gennaio del 2014 dal Partito Democratico su iniziativa del suo segretario Matteo Renzi.

La legge elettorale è entrata in vigore il 1 luglio 2016, ed è valida solo per la Camera dei deputati, dal momento che il Senato sarebbe dovuto, secondo le intenzioni del governo, essere abolito con la riforma costituzionale, poi bocciata con il referendum del 4 dicembre. 

— LEGGI ANCHE: Tutto quello che c’è da sapere sull’Italicum

Nel corso dell’assemblea del Partito Democratico del 18 dicembre 2016 Renzi ha proposto di scegliere il Mattarellum come nuova legge elettorale. Questa legge è già stata in vigore tra il 1993 e il 2005 e utilizzata per le elezioni politiche del 1994, 1996 e 2001.

— LEGGI ANCHE: Cos’è il Mattarellum, spiegato senza giri di parole

Il precedente del Porcellum

Tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 la Corte costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità del Porcellum, nota anche come legge Calderoli, la legge elettorale approvata nel 2005.

In quell’occasione i punti giudicati contrati alla Costituzione riguardavano l’assegnazione dei premi di maggioranza, poiché indipendenti dal raggiungimento di una soglia minima di voti alle liste o coalizioni (nell’Italicum la soglia c’è ed è del 40 per cento), oltre all’impossibilità per l’elettore di fornire un preferenza.

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