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In Italia ci sono più ottantenni che neonati

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L'ultimo rapporto Istat mette in luce una situazione demografica preoccupante

Come mette in luce un recente rapporto dell’Istat sulla situazione demografica, nel 2017 in Italia il numero di ottantenni ha superato quello dei nuovi nati.

Questi ultimi infatti sono stati appena 458.151, il dato più basso dall’unità d’Italia a oggi, mentre la popolazione degli over 80 ha raggiunto le 482mila unità.

Come si legge nello studio, “nel 2017 sono stati iscritti in anagrafe oltre 15 mila in meno rispetto al 2016. Nell’arco di 3 anni (dal 2014 al 2017) le nascite sono diminuite di circa 45 mila unità mentre sono quasi 120 mila in meno rispetto al 2008. La fase di calo della natalità innescata dalla crisi avviatasi nel 2008 sembra quindi aver assunto caratteristiche strutturali”.

“La diminuzione della popolazione femminile tra 15 e 49 anni (circa 900 mila donne in meno) – prosegue il report – osservata tra il 2008 e il 2017 spiega quasi i tre quarti della differenza di nascite che si è verificata nello stesso periodo. La restante quota dipende invece dai livelli di fecondità, sempre più bassi”.

Come sottolinea Il Sole 24 Ore, riportando un’analisi del portale Neodemos.info, uno dei fattori che, nei prossimi anni, potrebbe contribuire ulteriormente all’invecchiamento della popolazione, è lo scarso afflusso di immigrati.

Leggi anche: L’Italia è il secondo paese più vecchio del mondo, dopo il Giappone

“Tra il 2015 e il 2035 la popolazione in età lavorativa diminuirà in Europa di 49,3 milioni con le migrazioni e di 64,9 senza migrazioni – sottolineano Corrado Bonifazi e Angela Paparusso, dell’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del Cnr – In termini relativi si tratta di un calo, nelle due ipotesi, del 10,8 e del 14,2 per cento”.

“Germania e Italia – continuano i due studiosi – sono quelli con le perdite maggiori in termini assoluti e relativi: senza alcun apporto migratorio la fascia di popolazione in età di lavoro diminuirà in entrambi i Paesi di circa un quinto, con un calo di 10,8 milioni di unità nel primo caso e di 6,8 nel secondo”.

Tornando al rapporto dell’Istat, viene evidenziato come “considerando le generazioni, il numero medio di figli per donna decresce senza soluzione di continuità. Si va dai 2,5 figli delle nate nei primissimi anni Venti (cioè subito dopo la Grande Guerra), ai 2 figli delle generazioni dell’immediato secondo dopoguerra (anni 1945-49), fino a raggiungere il livello stimato di 1,44 figli per le donne della generazione del 1977.”

“Contemporaneamente – conclude il report – si osserva uno spiccato aumento della quota di donne senza figli: nella generazione del 1950 è stata dell’11,1 per cento, nella generazione del 1960 del 13 per cento e in quella del 1977 si stima che raggiungerà (a fine del ciclo di vita riproduttiva) il 22,0 per cento”.

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