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L’insostenibile leggerezza del vetro: i maestri vetrai di Murano

Immagine di copertina

Un documentario realizzato ed autoprodotto dai giovani dell’associazione culturale no profit InMurano racconta un'arte che appartiene all'isola veneta da secoli

La fluida danza della materia, l’antica storia raccontata dal fuoco, il calore che scivola su mani intente a far emergere, tramite la sapienza dei gesti, una forma d’ordine dalla mutevolezza del caos.

Il vetro come sostanza, come veicolo di ispirazione creativa e come compagno di vita dei maestri di Murano, l’isola della laguna di Venezia celebre in tutto il mondo per la lavorazione artistica di questo straordinario materiale: ecco il vero protagonista del documentario The Unbearable Lightness Of Glass – L’insostenibile leggerezza del vetro, realizzato ed autoprodotto dai giovani dell’associazione culturale no profit InMurano e al momento nel mezzo di un tour di proiezioni che tocca l’Italia e gli Stati Uniti.

Un documentario che apre ad un dialogo onesto e profondo con sei Maestri muranesi noti a livello globale: tre icone della lavorazione in fornace (Davide Salvadore, Pino Signoretto e Lino Tagliapietra), e tre della lavorazione a lume (Lucio Bubacco, Vittorio Costantini e Cesare Toffolo).

Sei persone appartenenti a due generazioni diverse, con storie di vita particolari delle quali viene ripercorso l’inscindibile legame di ciascuno con la materia vitrea, dal primo approccio – avvenuto per tutti in età giovanile, in alcuni casi infantile, attorno ai nove-dieci anni – alla lenta gavetta interna alla fabbrica, partendo dalle mansioni più umili del garzoneto, passando a quelle di serventin e servente, ovvero gli aiutanti del Maestro, fino ad arrivare, dopo anni di attenta osservazione, faticosa applicazione e ardita sperimentazione, allo sviluppo di un proprio linguaggio espressivo originale e all’affermazione del proprio nome.

O ancora, nel caso dei Maestri lumisti, coloro che non lavorano il vetro utilizzando i grandi forni per la fusione ma che si servono della fiamma diretta di un cannello in metallo alimentata a metano o propano miscelato con l’ossigeno – fino alla metà del XIX secolo veniva utilizzato un vero e proprio lume ad olio ventilato con un mantice, da cui il nome della tecnica -, viene affrontato il loro cammino intimo e riservato, a tu per tu con il fuoco e con la materia da plasmare, senza collaboratori nei paraggi, un cammino che si snoda dalla produzione dei primi tempi alla piena padronanza di una professione che, negli esiti più alti, pare piegare le leggi della fisica alla fantasia della mente creativa.

Sei persone che dirigono lo stesso personaggio principale all’interno della propria, individuale narrazione, in un camaleontico virtuosismo che conduce il vetro a muoversi magistralmente attraverso l’interpretazione delle calde tonalità dal sapore etnico-africano di Salvadore, delle impeccabili, statuarie fisionomie di Signoretto, dell’estetica elegante e astratta di Tagliapietra,dei coraggiosi intrecci figurativi di Bubacco, delle vivide rappresentazioni naturalistiche di Costantini e della grazia signorile ed eterea di Toffolo.

Un mosaico di racconti, riflessioni e immagini, quello di The Unbearable Lightness Of Glass, che viene ricomposto dai giovani associati di InMurano (l’età di coloro che hanno partecipato alla realizzazione del video documentario è compresa tra i 23 e i 34 anni) secondo una forma ben precisa: l’avvio di un processo di salvaguardia e tutela del patrimonio conoscitivo e biografico dei grandi Maestri di oggi, volto alla costituzione di un archivio storico che possa trasmettere nozioni, suggerimenti ed emozioni a quanti saranno gli artigiani e gli artisti del vetro di domani.

Un mosaico di storie di uomini e di opere che viene affidato all’abbraccio del tempo a venire, dunque, e che riesce ad offrire allo sguardo dello spettatore l’incantevole sensazione di un perfetto incastro di tessere: la particolarità dei singoli pensieri fusa in un coerente, comune invito per le generazioni future, basato su due punti fondamentali. 

Imparare ad ascoltare la materia vitrea, ad ammirare le tonalità cangianti delle sue sfumature, a capirne il comportamento arrivando a padroneggiare la lingua di cui si serve per dialogare con il fuoco, una lingua fatta di fluidità, calore ed energia rilasciata nell’aria.

Fare molta pratica, tendendo sempre lo sguardo alla danza di occhi e di mani del Maestro, ricordando di coltivare sempre la curiosità verso una sostanza che va indagata a fondo, con rispetto e caparbietà, fino a che – e questo è elemento ricorrente nelle parole degli intervistati – il vetro non entra nelle vene e nei sogni, tanto che si è costretti ad alzarsi durante la notte per fissare su carta la forma ispirata da Morfeo, aspettando le prime luci dell’alba per potercisi dedicare.

E, ancora, imparare a non smettere di imparare, da chiunque e in qualunque luogo, aprire la mente alle esperienze altrui, mettendo in contatto il rapporto univoco tra sé e la materia che nel tempo si è riusciti a costituire con quello, altrettanto univoco, che altri individui in altre parti del mondo sono arrivati a stringere. Proprio con questo spirito ecco tutti e sei i Maestri parlare dei propri viaggi all’estero, e dell’importanza che ha avuto nella vita professionale e personale di ciascuno il confronto con le più rinomate scuole di vetro internazionali. 

Dalle atmosfere leggiadre e meditative del Niijima Glass Art Centre, costruito nei pressi di Tokyo sull’isola giapponese di Niijima e capace di mettere in contatto, tramite le spiagge di origine vulcanica, l’individuo con l’essenza sabbiosa e primordiale del vetro, allo spirito d’intesa del Corning Museum Of Glass, a nord ovest di New York, in cui decine di insegnanti, apprendisti e studenti si muovono quotidianamente per la città con bacchette di vetro in spalla mentre si aggiornano sui rispettivi progetti in corso, fino alle avanguardie fantasiose della Pilchuck Glass School, immersa nelle colline boscose della contea di Snohomish, non lontana dalla città di Seattle. 

Luoghi in cui i Maestri Bubacco, Costantini, Salvadore, Signoretto, Tagliapietra e Toffolo hanno tenuto e seguito corsi, partecipato e assistito a dimostrazioni, consolidato le proprie competenze e sperimentato nuovi approcci alla materia, cimentandosi nelle tecniche di lavorazione di altri Paesi e cingendo in un abbraccio mentale ed emotivo una passione per il vetro che si estende dall’estremo oriente al più lontano occidente, senza soluzione di continuità.

Luoghi in cui – altro elemento che ricorre nelle testimonianze che costituiscono il filmato – spesso è possibile apprendere anche dagli stessi giovani allievi che, con approccio spontaneo e intuitivo, si affacciano a quella che, per coloro che la vivono, risulta ben più di una semplice professione.

The Unbearable Ligtness Of Glass – L’insostenibile leggerezza del vetro è un videodocumentario che non intende impartire alcuna lezione a chi si accomoda in sala. Il vero obiettivo, semmai, è quello di aprire un canale di comunicazione, un flusso di esperienze tra passato e futuro, relativo ad un mondo tutto da scoprire, che si snoda tra gli argini dell’intimità dell’atto creativo e dell’aperta condivisione dei singoli esiti.

Un’aperta condivisione che i soci di InMurano hanno felicemente acquisito e quindi riversato in un calendario di proiezioni che, interagendo con istituzioni pubbliche e accademie di nazioni differenti, ha previsto di toccare lo spazio HANGAR – La Fornace della città di Asolo (TV) in occasione delle Giornate Europee dei Mestieri d’Arte il 2 aprile, lo storico Palazzo Da Mula di Murano l’8 aprile, la Casa del Cinema presso Palazzo Mocenigo a Venezia il 4 maggio, gli ambienti di Ca’ Dolfin gestiti dall’Università Ca’ Foscari di Venezia il 9 maggio, e la prestigiosa sede del Corning Museum Of Glass (New York) il 10 giugno, nell’ambito di rilevanza internazionale della GAS Conference, ciclo di eventi organizzato dalla Glass Art Society che richiamerà Maestri, allievi e appassionati da tutto il mondo nel periodo che va dal 9 all’11 giugno.   

Qui un trailer del documentario:


* articolo di Marco Flavio Lapiccirella

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