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Aumenta il numero degli immigrati che perdono la vita

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Le morti nei primi tre mesi del 2014 sono state 46, quest'anno le vittime nello stesso arco di tempo sono 468

Secondo un articolo del Guardian, nei primi tre mesi del 2015 circa cinquecento migranti sono affogati nel Mediterraneo, nel tentativo di arrivare a destinazione.

Il numero dei decessi è dieci volte più alto della cifra registrata nello stesso periodo l’anno scorso. Nel 2014, le morti nei primi tre mesi furono 46.

Secondo i dati dell’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, le persone che hanno perso la vita ammontano a 468. 

I decessi sono aumentati, anche se il numero d’immigrati che arrivano in Europa via mare è rimasto più o meno lo stesso. Secondo l’Oim, non è possibile stabilire la causa dell’aumento.

Alla fine del 2015, il numero delle vittime potrebbe superare quello dell’anno scorso, pari a 3.419 in totale.

Flavio Di Giacomo, portavoce di Oim Italia, sostiene che Mare Nostrum, la missione militare umanitaria per risolvere il problema degli sbarchi nel Mediterraneo, ha salvato un gran numero d’immigrati dai naufragi nel 2014. Dei 170mila migranti soccorsi nel 2014, circa la metà sono stati salvati dalla marina italiana.

Quest’anno, invece, la Guardia Costiera italiana è spesso arrivata troppo tardi, senza riuscire ad evitare le morti per affogamento.

L’Operazione Triton, altro programma europeo per far fronte ai flussi migratori, è stata messa in atto al termine della missione italiana, ma basa i suoi interventi sul controllo delle frontiere più che sulle misure di salvataggio.

Matteo De Bellis, ricercatore sull’immigrazione europea presso Amnesty International, l’organizzazione non governativa per la difesa dei diritti umani, ha dichiarato che le misure di soccorso per i naufraghi sono effettivamente insufficienti.

L’Unione europea dovrebbe mettere in atto una revisione delle politiche sull’immigrazione agli inizi di maggio.

Intanto, un rappresentante speciale delle Nazioni Unite, ha detto che l’Europa ha bisogno di un ripensamento generale circa il suo approccio frammentario alla migrazione, definendolo “uno dei grandi problemi del nostro tempo”.

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