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Home » News

Terrorismo, analisi dell’Ispi: sono 125 i foreign fighters partiti dall’Italia

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Dei 125 profili analizzati, 24 sono cittadini italiani

L'Ispi ha analizzato i profili dei 125 foreign fighters legati all'Italia: di questi, 24 hanno la nazionalità italiana e si sono recati in aree di guerra per unirsi a gruppi islamici come lo Stato islamico

Uno studio condotto dell’Osservatorio sulla radicalizzazione e il terrorismo internazionale dell’Ispi ha stabilito che sono circa 130 i foreign fighter partiti dall’Italia. Di questi, 125 sono stati “profilati” e  24 sono quelli di nazionalità italiana.

L’analisi di Francesco Marone e Lorenzo Vidino è la prima indagine approfondita eseguita sui profili individuali dei soggetti legati all’Italia e che si sono recati in aree di guerra dall’inizio dei conflitti nel contesto delle Primavere arabe che hanno interessato Siria, Iraq e Libia fino al mese di ottobre 2017.

I dati analizzati dall’Osservatorio sono stati forniti dal ministero dell’Interno e dalla polizia di Stato e in base ad essi è stato possibile determinare che tra i 130 foreign fighter partiti dall’Italia 24 sono italiani.

“La recente mobilitazione di mujaheddin verso la Siria e l’Iraq per unirsi alle fila del cosiddetto Stato islamico e di altri gruppi armati ha presentato ritmi e dimensioni senza precedenti: stime recenti arrivano a contare 6omila combattenti, da più di 110 Paesi”, si legge nel documento.

Circa 5-6mila provengono dall’Europa, ma i dati evidenziano importanti differenze tra i paesi europei: almeno il 70 per cento proviene da 4 Stati: Francia (circa 1.900), Regno Unito e Germania (poco meno di mille ciascuno) e Belgio (più di 500).

“Di questi individui circa un terzo sarebbe già rientrato dall’area del conflitto”. Il numero dei foreign fighter legati all’Italia è di circa 130 persone, un dato basso in valori assoluti e addirittura molto basso in relazione all’intera popolazione.

Dei 130 foreign fighter partiti dall’Italia, non tutti  sono cittadini italiani o residenti sul territorio nazionale. Solo 24 dei 125 soggetti “profilati” sono di nazionalità italiana e in 10 avevano un doppio passaporto.

Nell’analisi condotta dall’Ispi si legge che la maggior parte dei 125 analizzati si sono uniti gruppi estremisti come lo Stato islamico, Jabhat al-Nusra e altre formazioni jihadisti minori, anche se alcuni  sono invece entrati a far parte dell’Esercito libero siriano e di altre fazioni slegate dall’ideologia jihadista.

Soffermandosi sugli specifici profili dei foreign fighter analizzati in riferimento all’Italia, si può notare che la maggior parte sono immigrati di prima generazione, quindi nati e cresciuti all’estero, ma sta crescendo il numero di estremisti autoctoni, ossia gli immigrati di seconda generazione.

Per quanto riguarda la residenza dei soggetti profilati in Italia, si può notare che il fenomeno dei foreign fighter riguarda principalmente il nord e il centro del paese e vede una maggior concentrazione in Lombardia.

“È interessante notare come, a differenza di quanto avviene in altri paesi europei, i foreign fighter legati all’Italia non provengano prevalentemente da metropoli o grandi centri urbani”, si legge nel documento.

“L’analisi ha evidenziato i seguenti punti: il 90,4 per cento dei foreign fighters legati all’Italia è di sesso maschile; l’età media al momento della partenza era di 30 anni. Il soggetto più  giovane incluso nella lista è una ragazza di 16 anni residente all’estero, mentre il combattente con l’età più elevata è un cittadino marocchino di 52 anni. A differenza di quanto avviene in altri paesi dell’Europa occidentale, la maggior parte dei foreign fighter legati all’Italia è nata all’estero: in particolare, 40 individui sono nati in Tunisia, 26 in Marocco, 14 in Siria, 6 in Iraq, 11 in Paesi dell’Europa occidentale e 11 in Paesi della regione balcanica”.

Nello specifico, 11 individui sono nati in Italia, mentre 24 foreign fighter hanno la cittadinanza italiana, di cui 10 come già detto con doppio passaporto. La maggior parte dei soggetti profilati proviene da paesi del Nord Africa, mentre il 16 per cento ha un passaporto siriano o iracheno e il 9,6 per cento proviene da paesi balcanici. Tra i foreign fighter ci sono anche un cittadino statunitense e uno francese.

“Al di là della cittadinanza formale, un ampio numero di foreign fighter legati all’Italia è di origini straniere. Il 66,4 per cento è infatti composto da immigrati di prima generazione (nati e cresciuti all’estero), di cui almeno tre naturalizzati. Gli immigrati di seconda generazione rappresentano il 16,8 per cento del totale”.

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