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Home » News

Ministro Fontana contro Spadafora (M5s): “La famiglia che riconosciamo è quella sancita dalla Costituzione”

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Il ministro della famiglia è intervenuto contro quanto aveva affermato il sottosegretario alle Pari opportunità Vincenzo Spadafora, intervenuto al Gay pride di Pompei

Il ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, è tornato a far discutere, con un post in cui ribadisce la sua posizione sulle famiglie arcobaleno. “La famiglia che riconosciamo e che sosterremo, anche economicamente, è quella sancita e tutelata dalla Costituzione”, ha detto, in risposta al sottosegretario alle Pari opportunità Vincenzo Spadafora del M5S.

S&D

Anche oggi, primo luglio 2018, il ministro ha confermato la sua linea in un intervento in occasione del Raduno di Pontida, dichiarando che il nuovo governo ha “cercato di portare un po’ di buon senso”. “Abbiamo detto cose banali che un bimbo ha diritto di avere una mamma e un papà”, ha detto Fontana. “Ci hanno detto che siamo retrogradi, clericali. Come ha detto San Pio X, quando vi dicono queste cose siatene fieri. E noi siamo fieri di dire che ci devono essere una mamma e un papà”.

Le parole del ministro fanno seguito all’intervento del sottosegretario Spadafora durante il Pride di Pompei: “l’Italia non tornerà indietro, non si perderanno i diritti conquistati, anche se in una parte del governo non c’è la stessa sensibilità”.

Spadafora ha detto di portare il suo sostegno e quello del governo, ma il ministro Fontana ha subito sottolineato che il sottosegretario “parla a titolo personale e non a nome del governo”.

La Costituzione italiana, all’articolo 29 recita: La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.

Anche Salvini ha preso le distanze da Spadafora, dicendo che il sottosegretario “parla a nome personale” e il tema dei diritti Lgbt “non è nel Contratto di governo”.

“Le opinioni personali sono benvenute ma il governo è un’altra cosa”, ha detto ancora il vicepremier. “Sono contento e soddisfatto del lavoro del Governo Lega-M5S. Contano i fatti. Se vogliono farci litigare non ci riusciranno”, ha aggiunto.

Fontana, deputato della Lega, che si è battuto per “fermare con successo la Relazione Estrela su fecondazione a single e lesbiche, limitazione obiezione di coscienza all’aborto degli operatori sanitari, educazione sessuale nelle scuole pro LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transgender), educazione dei medici pro LGBT”.

Inoltre, in passato si è anche opposto alla Relazione Lunacek, “che apre alle nozze gay, chiede corsi di educazione sessuale pro LGBT per bambini e considera omofobo chi si batte per la famiglia tradizionale”. Qui abbiamo spiegato cosa pensa il ministro Lorenzo Fontana (“Le famiglie gay non esistono“).

L’esempio, ha sostenuto Fontana, viene dalla Russia di Vladimir Putin: “È il riferimento per chi crede in un modello identitario di società”. Pazienza se all’interno del Paese gli omosessuali subiscono quotidiane discriminazioni e violenze e i diritti umani e culturali siano sempre più ristretti.

“Siamo crociati che combattono non con le spade, ma con gli strumenti della cultura, dello studio e dell’informazione veritiera e corretta una battaglia difficile e faticosa, ma che comunque condurrà alla vittoria”, ha detto in passato.

La teoria di Fontana è semplice: i “nostri popoli sono sotto attacco. Da un lato l’indebolimento della famiglia e la lotta per i matrimoni gay e la teoria del gender nelle scuole, dall’altro l’immigrazione di massa che subiamo e la contestuale emigrazione dei nostri giovani all’estero. Sono tutte questioni legate e interdipendenti, perché questi fattori mirano a cancellare la nostra comunità e le nostre tradizioni. Il rischio è la cancellazione del nostro popolo”.

“Quella per la vita è la battaglia finale”, le parole di Fontana. Battaglia che deve essere combattuta “per proseguire con la nostra civiltà”. Come? Contrastando il diritto all’aborto (“la prima causa di femminicidio nel mondo”), l’eutanasia (“se non si rispetta la vita dal concepimento alla fine naturale, si arriva ad aberrazioni”) e la cosiddetta ideologia del gender.

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