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Sfuggì all’Olocausto da neonato, l’Italia gli nega la pensione: “Era troppo piccolo, non capiva”

Immagine di copertina
L'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz. Credits: Getty Images

Nacque negli scantinati di un ospedale, ma secondo i giudici non ha diritto all'assegno di benemerenza perché non era in grado di capire che stava subendo una persecuzione razziale

La madre lo diede alla luce negli scantinati dell’ospedale di Volterra, a Pisa, per nascondersi dai rastrellamenti nazifascisti. Settantaquattro anni dopo, lo Stato italiano gli nega l’assegno di benemerenza “perché all’epoca dei fatti era troppo piccolo per capire che stava subendo una persecuzione”.

È la storia di un livornese di 74 anni, nato da genitori ebrei durante la seconda guerra mondiale e le persecuzioni nazifasciste in Italia. I genitori stavano scappando dai rastrellamenti e si trovavano nella provincia pisana, quando è nato loro figlio.

Secondo la legge italiana, i cittadini ebrei italiani in età pensionabile (65 anni) che siano stati perseguitati dalla legislazione antiebraica e dalle leggi razziale dal 1938 al 1945 hanno diritto a un assegno di benemerenza.

In primo grado, davanti ai giudici della Corte dei conti fiorentini, l’uomo era riuscito a farsi riconoscere la pensione. Ma in appello il tribunale ha deciso diversamente.

Secondo il verdetto, l’uomo non ha diritto all’assegno perché era solamente neonato e non era in grado di capire cosa stesse accadendo.

Poche settimane fa, a metà ottobre 2018, era scoppiata un’altra polemica sugli assegni destinati al “sostegno in favore dei pensionati di guerra dei perseguitati politici e razziali”.

L’Unione delle comunità ebraiche italiane aveva denunciato un taglio di 50 milioni, che avrebbe significato l’eliminazione dei fondi destinati a queste persone.

“Apprendiamo con incredulità che nell’allegato tabellare al decreto si prevede, tra le riduzioni delle dotazioni finanziarie delle spese dei ministeri, anche un importo pari a 50 milioni del ‘sostegno in favore dei pensionati di guerra e dei perseguitati politici e razziali’, che verrebbe quindi eliminato, di cui oggi sono assegnatari, sotto forma di indennizzo, i sopravvissuti alle persecuzioni razziali del regime fascista e i perseguitati politici antifascisti”, si legge in una nota dell’Ucdi.

Il sottosegretario all’Economia Laura Castelli aveva poi negato con forza: “Smentisco in modo categorico: non verrà tolto un solo euro dall’assegno per le vittime delle leggi razziali e per i perseguitati dal fascismo per motivi politici! Il fondo per le pensioni c’è ed è capiente per tutto il 2019. Tutti i beneficiari riceveranno l’intero assegno”.

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