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“Se non avessi fatto il premier mi sarei offerto per difendere la Lega”, il premier Conte commenta la sentenza sui 49 milioni

Immagine di copertina

Durante un evento a Ceglie Messapica, nella sua Puglia, il presidente del Consiglio ha detto di comprendere lo scoramento di Salvini

“Se non avessi fatto il premier mi sarei offerto per difendere la Lega”. Sono le parole del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che commenta la sentenza sui fondi della Lega.

S&D

“Immaginate un leader di un partito che da oggi in poi non può più disporre di un euro per poter svolgere attività politica. Non ha senso banalizzare il problema. Capisco lo scoramento di Salvini. Se non avessi fatto il premier mi sarei offerto per difendere la Lega, sarebbe stato stimolante e non lo dico per offendere i legali che se ne occupano”, ha detto a Ceglie Messapica, in Puglia, il 7 settembre 2018, durante l’evento “La Piazza”.

Il video:

La vicenda dei fondi della Lega

Il tribunale del Riesame di Genova il 6 settembre 2018 aveva accolto il ricorso della procura sul sequestro dei 49 milioni di euro della Lega.

Il partito di Matteo Salvini dovrà quindi restituire i fondi sottratti illecitamente nell’era del segretario Umberto Bossi e del tesoriere Francesco Belsito per rimborsi elettorali non dovuti dal 2008 al 2010.

Attualmente nelle casse del partito vi sono solo 5 milioni di euro.

Il Tribunale del Riesame doveva discutere sul sequestro dei fondi della Lega dopo il rinvio da parte della corte di Cassazione che, ad aprile, diede ragione alla procura di Genova sul sequestro “a tappeto” su conti correnti e depositi riferibili al partito, fino a raggiungere i 49 milioni di euro.

Sarebbe questo infatti l’importo della truffa ai danni dello Stato per la quale è stato condannato in primo grado l’ex leader leghista Umberto Bossi insieme all’ex tesoriere Francesco Belsito. Dei 49 milioni al momento ne sono stati sequestrati circa 3.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ed esponente leghista, Giancarlo Giorgetti aveva dichiarato che “i soldi che avevamo sono stati presi dalla magistratura, quindi noi non abbiamo più niente, in questo momento”.

“Se il Tribunale del riesame deciderà di requisire tutti i futuri proventi che affluiscono nelle casse della Lega, e che sostanzialmente sono i versamenti dei parlamentari e dei consiglieri, allora il partito non potrà più esistere perché non avrà più soldi”.

In caso di conferma del provvedimento di sequestro, il segretario della Lega Matteo Salvini potrebbe essere intenzionato a chiudere il partito e a fondarne un altro.

“Abbiamo depositato una consulenza tecnica con la quale viene dimostrato che i soldi che la Lega ha in cassa in questo momento sono tutti contributi degli eletti, donazioni degli elettori e del due per mille della dichiarazione dei redditi”, aveva detto l’avvocato Giovanni Ponti al termine dell’udienza davanti al Riesame.

“Quindi sono somme non solo lecite, ma che hanno anche una finalità costituzionale perché consentono al partito di svolgere la propria attività e perseguire le finalità democratiche del paese”.

“Dire che sono profitto del reato è un non senso giuridico, dopodiché ci rimettiamo alla decisione del tribunale”, ha concluso.

Gli avvocati della Lega hanno presentato una lista di cittadini che hanno dato un contributo alle casse del partito per dimostrare che i soldi a disposizione attualmente non sono frutto del vecchio finanziamento pubblico ma del nuovo corso del partito.

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