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Come si fa una tesi di laurea

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I consigli universalmente utili dello scrittore italiano Umberto Eco tratti dal suo saggio scritto nel 1977

Scritto nel 1977 e pubblicato per Bompiani, Come si fa una tesi di laurea è un saggio di Umberto Eco, nel quale lo scrittore e filosofo spiega che cos’è una tesi di laurea e a cosa serve, come si sceglie l’argomento, come si ricerca il materiale, perché sia necessario fare un piano di lavoro, come la si scrive e come la si redige.

“Il tipo di tesi a cui si fa riferimento in questo libro è quello che si elabora nelle facoltà umanistiche”, avverte Eco – morto il 19 febbraio 2016 all’età di 84 anni -, ma se non si tratta di tesi sperimentali o applicative, allora i criteri vanno bene anche per le altre facoltà.

Certo, dal 1977 ad oggi molte cose sono cambiate. Solo un anno prima Steve Wozniak e Steve Jobs fondavano la Apple Computer, ma i comuni mortali scrivevano per lo più ancora con le macchine da scrivere. Le ricerche si facevano sfogliando silenziosamente i volumi nelle polverose biblioteche e gli hyperlink, benché concepiti negli anni Sessanta, certo non apparivano nelle pagine dattiloscritte delle tesi di laurea dell’epoca.

Nonostante siano passati quasi quarant’anni dalla pubblicazione del saggio di Eco, e scrivere una tesi oggi sia un lavoro in parte diverso, i fondamenti e l’obiettivo sono sempre gli stessi e da uno dei più grandi pensatori italiani c’è molto da imparare. Anche se l’università è un passato lontano, non è detto che non si decida, un giorno o l’altro, di scrivere un saggio e Come si fa una tesi di laurea sarà in quell’occasione utilissimo.

Eco, nell’illustrare cos’è una tesi di laurea, spiega innanzitutto la grande differenza di significato che questa assume tra le università italiane e quelle anglosassoni, dove una tesi viene richiesta solo nel caso in cui si decida di percorrere la carriera accademica con un dottorato di ricerca (PhD nelle materie umanistiche). Ne emerge un aspetto fondamentale, che chiunque sia intenzionato a scrivere un testo di natura saggistica dovrebbe sempre tenere a mente:

“Si tratta appunto di ricerca originale, in cui bisogna sapere certo quello che hanno detto sullo stesso argomento gli altri studiosi, ma bisogna soprattutto “scoprire” qualcosa che gli altri non hanno ancora detto. Quando si parla di “scoperta”, specie in materie umanistiche, non si pensa a invenzioni travolgenti come la scoperta della scissione dell’atomo […]. Viene considerato risultato “scientifico” anche un modo nuovo di leggere e capire un testo classico, l’individuazione di un manoscritto che getta nuova luce sulla biografia di un autore, […]. In ogni caso, lo studioso deve produrre un lavoro che, in teoria, gli altri studiosi del ramo non dovrebbero ignorare, perché dice qualcosa di nuovo”

Le tesi di laurea per i giovani laureandi italiani sono invece per lo più tesi di compilazione, e non di ricerca. Ma in sostanza, e riassumendo, cos’è una tesi di laurea?

“Fare una tesi significa quindi imparare a mettere ordine nelle proprie idee e ordinare dei dati: è un’esperienza di lavoro metodico; vuol dire costruire un “oggetto” che in linea di principio serva anche agli altri. E quindi non importa tanto l’argomento della tesi quanto l’esperienza di lavoro che essa comporta”

Poiché scrivere una tesi è un’esperienza utile anche in seguito, forse non solo nel mondo del lavoro ma nella vita, Umberto Eco spinge sulla secondarietà del tema rispetto al metodo di lavoro: “Fare una tesi è come addestrare la memoria” e, di conseguenza, è un buon metodo per tenere allenata la mente e renderla più scattante ed elastica.

— Il saggio completo è scaricabile qui, ma ecco una serie di citazioni prese dal testo di Eco e che, estrapolate, diventano spunti per tutti noi

“Più si restringe il campo e meglio si lavora e si va sul sicuro”

Parafrasandolo, il consiglio è quello di circoscrivere il nostro campo d’azione. Dedicarsi a tutto, o a qualcosa di troppo vasto, rende difficile riuscire a farne qualcosa di buono. Meglio concentrarsi su un elemento.

“Uno [studioso] abile deve essere capace di fissarsi dei limiti, anche modesti, e produrre qualcosa di definitivo entro quei limiti”

Se non ci si dà un arco di tempo entro cui portare a termine un progetto, insegna Eco, si rischia di protrarlo all’infinito e, addirittura, di trasformarlo in una scusa.

“Non si può fare una tesi su un autore straniero se questo autore non viene letto in originale”

Non sempre le traduzioni rendono giustizia, non ai pensieri scritti, né ai dialoghi dei film. È una verità, questa, alla quale troppo spesso non si dà peso, soprattutto in un paese come l’Italia. Ma è sufficiente guardare un film in lingua originale e guardarlo poi doppiato in italiano: per quanto i doppiatori italiani siano eccelsi, i migliori a livello internazionale, non sarà mai la stessa cosa. Sarà come osservare un eccezionale falso d’autore de La Gioconda.

“Ciascuno studia anche secondo dei ritmi di desiderio e spesso non è detto che “mangiare” in modo disordinato faccia male. Si può procedere a zig zag, alternare gli obbiettivi. […] Naturalmente tutto dipende anche dalla struttura psicologica del ricercatore. Ci sono soggetti monocronici e soggetti policronici. I monocronici lavorano bene solo se iniziano e finisco una cosa per volta. […] I policronici sono tutto l’inverso”

Non sempre imitare il metodo di lavoro convalidato dai più come quello giusto da seguire per ottenere un determinato risultato è la scelta corretta. Ogni essere umano è ben diverso dall’altro e per ottenere i risultati prefissati è bene seguire il proprio metodo di lavoro, anche quando risulta atipico rispetto alla norma.

“Immaginate di dover fare un viaggio in macchina di un migliaio di chilometri con una settimana a disposizione. Anche se siete in vacanza non uscirete di casa alla cieca andando nella prima direzione che vi capita. Vi farete un piano di massima. […] (Se) per serissime ragione avrete cambiato tragitto a metà viaggio, è quel tragitto che avete modificato, non nessun tragitto. Così per la vostra tesi. Proponetevi un piano di lavoro”

Un progetto, di qualsiasi natura esso sia (una canzone, un libro, una statua, una casa…), deve essere preceduto da una progettazione, dalla stesura di una serie di punti che siano una strada provvisoria da seguire. Sì, provvisoria, perché cambiare idee durante il tragitto è del tutto normale.

“Non è detto che le idee migliori ci vengano dagli autori maggiori. […] Questa è l’umiltà scientifica. Chiunque può insegnarci qualcosa. […] Bisogna ascoltare con rispetto chiunque”

C’è sempre da imparare, anche dalla persona più insospettabile.

“Scrivete tutto quel che vi passa per la testa, ma solo in prima stesura. Dopo vi accorgerete che l’enfasi vi ha preso la mano […]”

Mai trattenersi, soprattutto quando il flusso di idee trabocca come un fiume in piena. Per affrontare il processo creativo, bisogna prima aprirsi alla creatività. Aprirsi totalmente e lasciar sgorgare. C’è tutto il tempo, poi, per tornare indietro ed eliminare il superfluo.

“Siate umili e prudenti prima di aprir bocca, ma quando l’avete aperta siate superbi e orgogliosi” 

L’articolo è stato originariamente pubblicato sul sito Spunti di Mezzanotte, qui, con cui TPI collabora

Spunti di Mezzanotte nasce come blog nel marzo 2015 da un’idea della scrittrice italiana Elena Brenna, per raccogliere quei semi creativi che lungo il suo percorso personale l’hanno formata. Due mesi dopo, il blog viene rilanciato come sito web dedicato alla creatività e alla conoscenza più insolita. Il motto del progetto è: “Leggete, ascoltate, osservate, trasformate, create. Siate curiosi, l’intelligenza non esiste. Nasciamo tutti con le stesse potenzialità mentali, l’intelligenza è solo lo stato raggiunto da una mente curiosa”.

Elena Brenna è una scrittrice italiana ed ex fotografa. Nel 2012 ha co-fondato, e co-diretto fino al 2015, il primo quotidiano online internazionale per gli italiani a Berlino, Il Mitte. Oggi lavora come content manager & strategist per un’agenzia di comunicazione, ha pubblicato indipendentemente il suo primo romanzo, Agnes, e ha fondato il sito web Spunti Di Mezzanotte, di cui è curatrice unica. Ha la causa Lgbt nel cuore, crea suoni, traccia linee ed è un’acuta osservatrice. Seguila su Twitter: @_elenabrenna 

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