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Che cos’è Apple Pay e come funziona

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Il nuovo servizio permette di pagare direttamente con il proprio iPhone, Apple Watch e Mac attraverso l’utilizzo del lettore di impronte digitali

È arrivato anche in Italia Apple Pay, il nuovo servizio che permette di pagare direttamente con il proprio iPhone, Apple Watch e Mac attraverso l’utilizzo del lettore di impronte digitali. Lanciato negli Stati Uniti nel 2014, Apple Pay permette di pagare più velocemente e in sicurezza.

Una volta associato il numero della propria carta di credito o di debito al dispositivo tramite l’app Wallet, basterà avvicinare l’Iphone o l’Apple Watch a un pos contactless, dare l’okay attraverso il Touch ID e il gioco è fatto.

Per quanto riguarda la sicurezza del servizio, avverte l’azienda, non c’è da preoccuparsi: il numero della propria carta non viene salvato all’interno del device e ogni transazione ha un proprio codice unico e diverso dall’altro.

In caso di smarrimento basta bloccare tutto attraverso il sistema iCloud, che permette di bloccare il proprio device a distanza. Oltre alla sicurezza c’è il problema della privacy. Ma anche su questo Apple rassicura: utilizzare Apple Pay non significa lasciare traccia dei propri acquisti, perché Apple non saprà dove e cosa hai comprato né quanto hai speso.

Il sistema di pagamento è supportato da tutti gli iPhone dal 6 in poi, iPad Air 2 e successivi, iPad mini 3 e successivi, Apple Watch, MacBook 2012 e successivi. È possibile memorizzare fino a 8 carte di credito. 

Al momento, in Italia, soltanto i clienti del circuito Mastercard o Visa con carta proveniente da Unicredit e Carrefour Bank possono accedere al servizio, ma già da quest’anno anche i clienti di Mediolanum, American Express, Carta BCC, ExpendiaSmart, Fineco Bank, Hype, N26 e Widiba potranno usufruirne.

Per gli altri esiste Boon: una carta di credito ricaricabile e utilizzabile per questo tipo di transazioni, ma con un costo di commissione in più. 

Nel 2016 i pagamenti digitali in Italia hanno raggiunto i 190 miliardi di euro (175 nel 2015), per una quota pari al 24 per cento dei consumi italiani, secondo i dati dell’Osservatorio mobile payment del Politecnico di Milano

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