La classifica dei Comuni più ricchi (e più poveri) d’Italia
Ecco la nuova classifica dei Comuni più ricchi d’Italia.
Milano, Bergamo e Monza. Questo il “triangolo” più ricco d’Italia. A livello comunale il primo posto nella speciale classifica va a Basiglio (Mi) con un reddito imponibile pro capite di 47.808 euro, seguito da Cusago (Mi) e da Lajatico (Pi), che perde 2 posizioni.
Si ferma ai piedi del podio Pieve Ligure (Ge), che recupera 8 posizioni passando dal 12 esimo al quarto posto. Fa capolino in top 10, recuperando 7 posizioni, anche Campione d’Italia (Co).
È questo il risultato dell’analisi di Twig sui dati diffusi da ministero dell’Economia e delle Finanze Mef sui redditi del 2017.
Rispetto allo scorso anno si confermano le posizioni delle tre Regioni più ricche – Lombardia, Emilia Romagna e Lazio – e delle tre Regioni al fondo della classifica: Basilicata, Molise, Calabria.
Ai piedi del podio, la Regione Trentino Alto Adige supera il Piemonte; da segnalare l’importante balzo indietro della Regione Liguria che in un anno perde 3 posizioni a favore di Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Veneto.
Come lo scorso anno, la Regione che registra la maggior crescita del reddito medio risulta essere il Trentino Alto Adige (+407) seguito dalla Lombardia (+104).
Solo altre 3 Regioni hanno migliorato il reddito medio: Valle d’Aosta (+44), Emilia Romagna (+14) e Veneto (+6). Le restanti 15 hanno visto peggiorare il loro dato. La peggiore performance in termini di variazione del dato 2016/2017, la fanno registrare Liguria (-192), Basilicata (-183) e Sardegna (-176).
Tra le città, nuovo passo avanti di Bologna che dalla settima posizione si attesta al sesto posto, superando Padova.
L’analisi dei redditi italiani conferma anche per il 2017 che la maggior parte della ricchezza è concentrata nelle mani di pochi: il 43 per cento degli italiani guadagna meno di 15 mila euro lordi annui, mentre solo il 4 per cento guadagna più di 60 mila euro annui.
“Dai dati sui redditi degli italiani del 2017”, commenta Aldo Cristadoro, data manager e Ceo di Twig, “colpiscono due cose”. La prima è l’aumento del divario tra il Nord e il Sud del Paese; la seconda “è che si cronicizza una profonda differenza tra centri urbani e periferie”.