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La bufala della legalizzazione della prostituzione in Italia

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Circola da inizio marzo la notizia secondo la quale da giugno 2017 la prostituzione sarà legale nel nostro paese. Ecco come è nata questa notizia falsa

Circola da inizio marzo la bufala secondo la quale da giugno 2017 la prostituzione diventerà legale in Italia.

“Abbiamo pensato fosse giunto il momento di dare una svolta per quanto riguarda un tema delicato e scottante come questo. In questi mesi, il governo ha ricevuto moltissime lamentale per situazioni di degrado in alcuni quartieri dove la prostituzione e lo sfruttamento annesso imperversano giorno e notte”. È quanto si legge su il Corriere d’Italia, un quotidiano online il cui sottotitolo recita “Quello che gli altri giornali non ti dicono”.

“Situazioni invivibili e indicibili che andavano francamente risolte da tempo. Allora ci siamo decisi, ieri notte, di approvare un progetto di legge che era già in ballo da un po’, dice il senatore Umberto Graziani che più di tutti ha studiato, anche all’estero, il fenomeno e promosso il provvedimento”.

Secondo questo fantomatico senatore, le prostitute saranno riconosciute come lavoratrici e come tali dovranno presentare un fatturato per le proprie prestazioni, si dovranno rivolgere a un commercialista e dovranno versare i contributi. Ma vedranno il loro lavoro riconosciuto. Con questo provvedimento si spera di abbattere il problema dello sfruttamento.

Della bufala, neanche troppo ben mascherata dato il linguaggio molto poco giuridico, ne ha parlato il sito Bufale della rete. Facendo un velocissimo controllo sul sito di palazzo Madama ci si accorge subito che non esiste nessun Umberto Graziani. Da Piero Grasso si passa direttamente a Marcello Gualdani nell’elenco alfabetico dei senatori italiani.

E non è vero che la prostituzione in Italia al momento non è legale.

In un articolo di TPI di alcuni mesi fa avevamo ricostruito il quadro normativo che regola la “professione”. In Italia la prostituzione, vale a dire l’offrire prestazioni sessuali dietro pagamento, non è proibita.

Nel nostro paese vige il cosiddetto modello abolizionista, come in gran parte dei paesi occidentali: la prostituzione non è vietata, sono puniti però tutti quei comportamenti collaterali a essa, come il favoreggiamento, l’induzione, il reclutamento, lo sfruttamento, la gestione di case chiuse, la prostituzione minorile, con l’obiettivo di scoraggiare la prostituzione senza proibirla direttamente. Ed è vietata anche la regolamentazione della prostituzione.

Si stima che siano fra le 75mila e le 120mila le prostitute in Italia, e il 65 per cento di queste si prostituisce per strada. Il 37 per cento di loro è minorenne, anche se è difficile fare una stima certa, dal momento che le ragazze tendono a dichiarare un’età maggiore di quella che hanno realmente. I clienti si stimano in 9 milioni. Sono i dati dell’Associazione Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, prete in prima fila contro lo sfruttamento della prostituzione.

La regolamentazione della prostituzione in Italia è vietata da una legge approvata dal parlamento italiano nel 1958, la legge n.75, più nota con il nome della sua creatrice, la senatrice socialista Lina Merlin. Si tratta della legge che sancì la chiusura delle “case chiuse”, le case di tolleranza, con l’intento di contrastare lo sfruttamento delle prostitute.

Il dibattito sulla reintroduzione di una regolamentazione della prostituzione è attualmente vivo in Italia. Molte proposte di legge chiedono la legalizzazione della prostituzione, per permettere alle prostitute di iscriversi all’Inps, pagare le tasse e in contributi e in generale rendere più sicuro questo “mestiere” spesso esposto a rischi e pericoli. Molti sindaci hanno proposto l’introduzione di specifiche aree di tolleranza, dove consentire l’esercizio della prostituzione entro certi limiti.

In Italia, come nel resto d’Europa, il fenomeno della prostituzione è strettamente legato a quello della tratta di esseri umani. Non è una scelta libera nella maggior parte dei casi, si tratta di vero e proprio sfruttamento. Oltre la metà delle prostitute che si trovano in Italia sono straniere, e sono schiave sessuali, portate in Italia contro la loro volontà e impiegate nel mercato del sesso con l’inganno, a volte con la promessa di un lavoro o di una relazione sentimentale.

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