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La prima donna alla guida dei Musei Vaticani

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Per la prima volta in 500 anni di storia una donna ha la responsabilità di guidare uno dei vanti culturali italiani più famosi al mondo. L'intervista a Barbara Jatta

È il terzo museo più visitato al mondo, è vasto quasi sette chilometri quadrati e ogni giorni più di sei milioni di persone acquistano un biglietto per visitarne le spettacolari collezioni: sono i Musei Vaticani di Roma, l’istituzione artistica diretta dal primo gennaio 2017 da Barbara Jatta.

Con la nomina da parte di Papa Francesco, avvenuta il 20 dicembre scorso, per la prima volta in cinquecento anni di storia una donna ha la responsabilità di guidare uno dei vanti culturali italiani più famosi al mondo.

Il 23 gennaio 2017 i Musei Vaticani hanno presentato al pubblico il nuovo portale web, rivoluzionato dal punto di vista editoriale e del design, che mira ad arricchire e agevolare l’esperienza di visita con un approccio di audience engagement molto praticato dalle principali istituzioni nel campo dell’arte.

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L’intento è quello di avvicinare gli utenti al mondo dell’arte nel modo più coinvolgente possibile e per farlo si è puntato su quasi 13mila pagine da navigare in cinque lingue, 4mila opere pubblicate, oltre 3mila immagini che vanno dalla Cappella Sistina fino ai reperti dell’antica Roma, tour virtuali, notizie e biglietti online.

La direttrice Barbara Jatta è la donna che sta traghettando l’istituzione artistica in questo cammino verso la modernità, e lo fa grazie alla sua decennale esperienza tra le mura vaticane: dal 1996, infatti, Jatta ha lavorato all’interno della Biblioteca Vaticana per poi essere trasferita, nel giugno del 2016, alla direzione dei Musei Vaticani con il ruolo di vice direttrice, fino all’incarico ricoperto attualmente del quale parla a TPI.

La sua nomina a direttrice dei Musei Vaticani ha fatto nascere un bel po’ di clamore, come mai fa ancora così notizia che una donna ricopra ruoli dirigenziali di questo livello?

Prima di tutto spero che mi abbiano scelto per la mia professionalità e per quello che posso offrire a questa amministrazione, e non in quanto donna. Direi che in Italia la situazione delle donne dal punto di vista professionale sta migliorando, vero è che noi donne proviamo sempre quasi un senso di colpa, di diminutio di quello che facciamo, ma io sono tranquilla.

Certo, mi sento privilegiata per il ruolo che mi è stato assegnato, ma nel mio percorso professionale non ho mai sofferto di disparità di trattamento: né durante il periodo alla Biblioteca vaticana, né in famiglia, che sottolineo è una famiglia del sud Italia. Mio padre ha sempre esortato me e le mie sorelle ad essere autonome, psicologicamente ed economicamente, dai nostri compagni, e questo per un uomo del sud nato negli anni Trenta non era poco.

Per l’Italia delle donne lavoratrici la sua nomina rappresenta comunque un traguardo, siamo pur sempre il paese dove le donne guadagnano in media il 30 per cento in meno degli uomini…

Devo dire che nello stato della Città del Vaticano tali differenze non le ho mai riscontrate. Sono stata assunta in Vaticano più di vent’anni fa, il mio pagamento era identico a quello degli altri, ero la terza donna ad essere assunta in Biblioteca Vaticana; quando a maggio 2016 ho lasciato la biblioteca il numero delle donne era pari al 50 per cento: c’è stato un incremento straordinario imputabile ad un cambiamento sociale del mondo del lavoro in Italia negli ultimi anni.

Un cambiamento, duole ammetterlo, ancora davvero duro a concretizzarsi…

Allora è un merito dello stato del Vaticano, in fondo anche la mia nomina è un bel segnale, sarei sciocca a dire che il fatto che io sia donna non abbia forse influito sulla mia scelta, anzi, forse era il tipo di segnale che si voleva dare, resta il fatto che mi auguro che mi abbiano scelto per quello che sono, ma è pur sempre un segnale positivo. Adesso fa notizia, speriamo che in futuro non sia più così.

Voglio provocarla: si farà chiamare direttore o direttrice?

Non ci ho proprio pensato perché per me questo non fa differenza. Le dico che davvero non avrà importanza, non faccio battaglie di questo tipo, sono molto più preoccupata per il mio lavoro. Per sicurezza ho fatto scrivere “direttore” sulla carta intestata, così se io non dovessi più esserci, potranno riutilizzare quella.

Parliamo del sito e dello sforzo che si sta compiendo per avvicinare quante più persone al mondo della cultura, anche le fasce di età che sembrano più distanti dall’arte…

Il sito esisteva già, non era un portale come lo possiamo definire adesso, è molto più variegato e ampio, c’è una sezione molto accurata che spiega bene il tipo di offerte ai visitatori, le aperture serali e straordinarie e la descrizione delle collezioni è molto dettagliata, una parte che prima non c’era. Abbiamo allargato le informazioni sui singoli reparti con i contatti diretti dei singoli curatori, i quali, negli ultimi mesi, sono stati subissati dalle mail di curiosi e ricercatori.

La scelta di mettere online il catalogo interno dei dati è stata fatta per rispondere ad un’esigenza di catalogazione: attualmente siamo al 20 per cento del totale, quindi circa 4mila opere sulle 20mila presenti. Ma siamo l’unico museo in Italia che sta procedendo con questa catalogazione.

Per quanto riguarda il livello italiano che percezione ha del lavoro che si sta facendo sul sistema turismo-cultura?

Credo si stia lavorando bene. Ho avuto modo di conoscere il direttore del Museo egizio, nonché il direttore degli Uffizi, ed entrambi sono molto orientati a fare il possibile per promuovere quegli istituti. Probabilmente il direttore del Museo egizio – nominato da una fondazione privata – parte da una posizione privilegiata in quanto opera in un regime diverso dalle realtà museali che devono rispondere alle sovrintendenze italiane.

Lo stesso Sylvain Bellenger, direttore del museo Capodimonte di Napoli, è riuscito a fare tanto con due atti molto semplici: ha liberato la vista sulla città tagliando dei lecci e ricreando il belvedere che relaziona la reggia con la città, con il mare e con tutto quello che rappresenta. Ha dato ai ragazzini dei campi di calcio chiusi lasciando il giardino della reggia immacolato. Due cose che sono il sinonimo di una visione diversa, è questa la novità.

È possibile aumentare il numero dei visitatori uscendo dalle dinamiche di marketing del turismo di massa?

È quello che mi piacerebbe fare: offrire cose diverse, come la possibilità di fermarsi più a lungo nei musei, anche per rappresentazioni teatrali e musicali. Per la stagione primaverile abbiamo previsto dei concerti, delle presentazioni di libri e delle pièce teatrali: sono eventi che vogliono essere di vari livelli, sia per un pubblico più acculturato sia per un pubblico più popolare.

Il Papa viene in visita ai Musei Vaticani?

Non gli metterò fretta, incontro tanta gente vicina al pontefice e non insisto per farmi ricevere, sono serena, tranquilla, so che quando lui penserà sia giusto incontrarmi lo farà. Io sto lavorando per lui e per questa istituzione, non ho questa smania, sarebbe una gioia incontrarlo ma non è così prioritario.

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