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Cosa c’è in gioco nei ballottaggi di questa domenica

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Domenica 24 giugno in 75 comuni italiani – 14 dei quali capoluogo – si svolgeranno i ballottaggi per eleggere il nuovo sindaco. Come spesso succede, oltre alla scelta dei nuovi amministratori locali, i dati di questo voto saranno interessanti per capire alcuni equilibri politici di carattere nazionale.

S&D

Prima di tutto, una cosa va messa in chiaro: si tratta di un test piccolo e limitato, e la tendenza del voto è già stata in gran parte dettata nel primo turno di queste elezioni lo scorso 10 giugno. Qualsiasi dovessero essere dunque i risultati, non cambierà verosimilmente nulla nello scenario politico nazionale, ma questo non significa che i dati che emergeranno nel voto di domenica non siano in grado di destare alcun interesse per gli osservatori di politica.

Il risultato del primo turno di queste amministrative è stato definito dagli osservatori come molto positivo per il centrodestra, nello specifico della Lega, che ha letteralmente cannibalizzato la propria coalizione e ha saputo anche espanderne il consenso, mentre si sono verificati un generico crollo per il Movimento Cinque Stelle e una riconferma del – magro – risultato delle elezioni politiche del 4 marzo 2018 per il centrosinistra. Andiamo ora a vedere, nello specifico, cosa c’è in gioco per ciascuno degli schieramenti nei ballottaggi di domenica.

Il centrodestra, come abbiamo detto, è stato trainato dalla Lega che ha consolidato il suo ruolo di partito principale della coalizione dopo lo storico sorpasso su Forza Italia del 4 marzo. Elemento portante di questo consenso è stata l’uscita del partito dai limiti del Nord Italia, che lo ha definitivamente trasformato da partito di stampo autonomista a partito sovranista nazionale.

In questo senso,  il voto del 10 giugno aveva mostrato una conferma dell’avanzata leghista a sud del Po, con una serie di picchi particolarmente rilevanti, primo tra tutti un 29 per cento a Terni, città in cui il 4 marzo la Lega aveva preso il 18 e nel 2014 appena il 2 per cento. Oltre a questo, il centrodestra riesce ad arrivare in tre ballottaggi apertissimi in Toscana, a Pisa, Siena e Massa, dove la vittoria rappresenterebbe un risultato storico.

La Toscana è stata infatti l’unica delle storiche regioni rosse dove il centrosinistra è riuscito a confermarsi prima forza politica nel disastro elettorale del 4 marzo, e Siena rappresenta anche una città balchiave della questione banche, essendo sede dell’importante istituto di credito del Monte de’ Paschi. La vittoria in queste storiche roccaforti del centrosinistra rappresenterebbe un vero trionfo per il centrodestra e, in particolare, per la Lega.

Discorso diverso invece per il partner di governo della Lega, il Movimento Cinque Stelle, uscito dalle politiche con uno storico 32 per cento e uscito non al meglio nel primo turno del 10 giugno, dove si è riuscito a qualificare solo per alcuni ballottaggi. Molti osservatori hanno attribuito l’insuccesso del primo turno amministrativo dei pentastellati al loro atteggiamento traballante che ha portato alla nascita del governo Conte e all’essere mediaticamente schiacciati dalla Lega in questo momento politico.

Va tuttavia detto che il voto per il Movimento Cinque Stelle è sempre stato più alto alle politiche rispetto alle amministrative, dove i pentastellati riescono a raggiungere risultati molto alti soprattutto quando la giunta uscente è travolta da scandali – come accaduto a Roma nel 2016 – o quando una parte politica diviene inconsistente – come a Torino lo stesso anno. In questa circostanza, questi fattori non si sono manifestati e sicuramente anche questo ha influito nel limitare il consenso del Movimento Cinque Stelle, al di là della situazione politica attuale.

In ogni caso, ciò che farà il movimento fondato da Beppe Grillo nei prossimi ballottaggi non sarà affatto secondario. I Cinque Stelle sono stati infatti fino a oggi il vero incubo per qualsiasi partito da incontrare in un ballottaggio: nel 2016, ad esempio, sono riusciti a vincere in 19 dei 20 ballottaggi cui avevano avuto accesso, perdendo solamente nel comune piemontese di Alpignano contro una lista civica.

Questo è finora avvenuto con rare eccezioni perché il Movimento Cinque Stelle è sempre stato visto come una formazione non identificabile nello schema politico tradizionale tra destra e sinistra, attirando quindi su di sé con maggiore facilità i voti della formazione esclusa dai ballottaggi. Tuttavia, le vicende politiche degli ultimi mesi hanno rappresentato per il Movimento Cinque Stelle un cambio di filosofia: l’accordo con un altro partito, la scelta di un premier “terzo” rispetto ai candidati indicati prima del voto, rappresentano una novità per le scelte pentastellate che potrebbe inserirlo all’interno di una logica diverse nella mente degli elettori.

Tutti i partiti nella loro vita cambiano linea politica e compiono scelte diverse, e ora saranno gli elettori del Movimento a decidere se si sia trattato di una maturazione o di incoerenza, ma questo lo si vedrà più avanti nel tempo. Relativamente ai ballottaggi di domenica sarà interessante vedere se alla luce delle ultime scelte politiche i Cinque Stelle siano ancora o no il partito pigliatutto che hanno sempre dimostrato di essere in tutti i ballottaggi avvenuti finora.

Passiamo ora al centrosinistra, che il 10 giugno è stato in grado grossomodo di confermare il risultato delle politiche del 4 marzo, certificando così la sopravvivenza della coalizione dopo il recente disastro elettorale. La conferma di alcuni sindaci al primo turno (Brescia su tutti) e l’accesso a molti ballottaggi certificano la presenza di amministratori stimati in casa centrosinistra, ma il logoramento in termini elettorali visto alle politiche continua a essere evidente. I tre ballottaggi toscani già citati saranno un test importante nell’ottica della tenuta del Partito Democratico in quella che il 4 marzo è stata l’unica delle storiche regioni rosse in cui il centrosinistra ha mantenuto la maggioranza: una sconfitta a Siena sarebbe un colpo durissimo per la coalizione che in questa città non ha mai perso, e il discorso è molto simile a Pisa e Massa, dove tuttavia ha già perso alle politiche nei rispettivi collegi uninominali.

Oltre alle tre principali coalizioni, è interessante seguire anche cosa avverrà ad Anagni, in provincia di Frosinone, dove CasaPound, insieme ad alcune liste civiche, è riuscita ad arrivare al ballottaggio con un proprio candidato.

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