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Manovra, rissa alla Camera tra deputati della Lega e del Pd

Quella di venerdì 28 gennaio 2018 è stata una delle sedute della Camera più turbolente della 18esima legislatura. Durante il dibattito sulla legge di Bilancio è scoppiata la bagarre con insulti, e persino una rissa sfiorata, tra i banchi di maggioranza e opposizione (qui Tutte le proteste contro la legge di bilancio).

A Montecitorio la giornata è iniziata fin da subito nel segno delle proteste per la decisione della commissione Bilancio di trasmettere all’aula il testo della manovra senza aver proceduto ad alcuna votazione.

Il Partito democratico chiede di convocare la conferenza dei capigruppo, ma il presidente della Camera, il pentastellato Roberto Fico, ricorda che quella adottata in commissione è una modalità prevista dal regolamento e sottolinea di aver ampliato i tempi della discussione generale.

A quel punto dalle opposizioni, in particolare dai seggi di Pd e Fratelli d’Italia, parte un coro: “Voto, voto”. Fico allora sospende la seduta e convoca la conferenza dei capigruppo “come richiesto dall’opposizione”.

Durante la bagarre i deputati dem Enrico Borghi e Emanuele Fiano si lanciano protestando verso la presidenza, prima di essere placcati dai commessi dell’aula.

Si va in capigruppo ma i rappresentanti delle opposizioni abbandonano la riunione. “Il presidente della Camera deve essere soggetto di garanzia e non di parte. L’opposizione è stata umiliata. Fico non ha fatto votare la sospensione perché mancava la maggioranza”, dice il capogruppo del Pd Graziano Delrio.

Nel pomeriggi di nuovo attimi di tensione durante l’intervento della deputata Silvana Comaroli, della Lega. Mentre la collega parla i deputati Luigi Marattin e Borghi (Pd) sfiorano la rissa con il leghista Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno.

“Ero semplicemente andato a parlare con il mio amico Nicola Molteni per dirgli che aveva sbagliato ad usare una certa espressione che non penso sia il caso di ripetere”, spiegherà poi Marattin.

“Riteniamo che sia estremamente grave che ci siano sottosegretari con delega all’Interno che si dimenticano che rappresentano il Governo e si trasformano in capi ultras. Sono inaccettabili perché la presidenza glielo consente”, denuncia Borghi.

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