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Home » Milano

Laforgia (èViva) a TPI: “La Lombardia va commissariata, se ne discuta in Parlamento”

Immagine di copertina
Francesco Laforgia

Insieme alla collega De Petris, il senatore eletto a Milano ha chiesto a Conte di recepire la richiesta di Milano 2030: "Ci sono delle responsabilità oggettive". La Commissione di inchiesta regionale parte male: il centrodestra boccia Scandella (PD) alla presidenza

Il senatore Laforgia (èViva): “La Lombardia va commissariata”

Questa mattina Milano 2030 ha presentato nel corso di una conferenza stampa la sua richiesta di commissariamento della sanità lombarda. L’iniziativa trova una sponda importante in Parlamento dove i senatori Francesco Laforgia e Loredana De Petris hanno chiesto a Giuseppe Conte di prendere una posizione in merito.

S&D

Tecnicamente si tratta di un’interrogazione rivolta al Presidente del Consiglio, nella quale si chiede se abbia intenzione di recepire la richiesta di Milano 2030. In tal caso, il Governo attiverebbe il potere sostitutivo rispetto alla gestione dell’emergenza sanitaria della Regione, ai sensi dell’art. 8 della legge 131 del 5.6.2003 riguardante l’attuazione dell’art. 120 della Costituzione. Non sarebbe un commissariamento della Lombardia, ma specifico della gestione della sanità, materia che peraltro rappresenta la prima voce nel bilancio regionale e soprattutto un tema di centrale importanza, visti i drammatici sviluppi della pandemia di Covid-19.

Il Senatore Francesco Laforgia (èViva) spiega a TPI: “Abbiamo chiesto al Presidente Conte la nomina di un commissario ad acta in Lombardia. Mi sono sentito di raccogliere l’appello di Milano 2030, peraltro sostenuto da migliaia di adesioni, sia da parlamentare che da cittadino lombardo, avendo vissuto in diretta la drammatica pandemia nella nostra regione”.

Condividete anche le motivazioni espresse da Milano 2030 nel suo dossier inviato al Governo?

Si può anche ammettere che questa tempesta sia arrivata improvvisamente in Lombardia, perché si tratta della regione più globalizzata d’Italia. Forse ciò era persino inevitabile che ciò accadesse. Tuttavia, tutto quello che è accaduto dopo l’inizio di questa tempesta ricade sulle spalle di chi oggi guida la Regione Lombardia. Ci sono delle responsabilità oggettive ed evidenti delle quali dobbiamo discutere in Parlamento: la mancanza di un rapporto tra rete ospedaliera e territorio, l’abbandono di migliaia di persone malate a casa, l’aver mandato i malati di Covid nelle RSA, non aver chiuso con delle zone rosse i focolai sul territorio, come Alzano Lombardo e i comuni della Val Seriana. E poi l’incredibile assenza di strategia sui tamponi, che peraltro continua con la scelta sui test sierologici, che oltretutto è già sotto l’attenzione della magistratura.

Crede che sia possibile creare una convergenza anche da altri gruppi politici sul caso-Lombardia?

C’è sicuramente una sensibilità trasversale alle forze politiche della maggioranza, a partire ovviamente dai colleghi lombardi. Credo che ci sia la possibilità di aprire una discussione in Parlamento, pur rendendomi conto che il tema sia delicato. In questa fase, ancora emergenziale, il Governo ha bisogno di collaborazione da parte delle Regioni e quindi, con la massima onestà intellettuale, comprendo che difficilmente che il punto di caduta possa essere il commissariamento. Tuttavia, il ruolo del Parlamento deve essere quello di puntare i riflettori su questo argomento ed è per questo che mi sono mosso. In questi anni abbiamo parlato varie volte di cosa sia diventato il modello della sanità lombarda, ma soprattutto durante le campagne elettorali. Ora la questione sta incidendo direttamente sulla vita delle persone: i tempi sono maturi per affrontarlo anche in Parlamento, con le altre forze politiche. Almeno con quelle di maggioranza. L’opposizione evidentemente si sente toccata sul vivo, perché è la Lega che comanda in Regione Lombardia e che quindi deve rispondere di queste gravi mancanze.

Perché ritenete che sia necessaria la figura di un commissario per invertire la rotta?

Quelli che hanno gestito la fase-1 con il massimo grado di insipienza politica non possono gestire anche la fase-2, per un fatto di sicurezza pubblica. Fontana e Gallera hanno fatto conferenze stampa quotidiane, dietro le quali si nascondevano enormi responsabilità. Il nostro obiettivo è aprire una discussione sul commissariamento e, in subordine, rimettere in discussione il modello sanitario, che non è poi un tema così secondario. Dobbiamo discuterne sia in termini generali, perché la pandemia ha dimostrato che un sistema spezzato su tanto sottosistemi non può più reggere, sia con un focus molto particolare sulla situazione della Lombardia. Spero che nei prossimi giorni si arrivi a stilare un atto di indirizzo, sul quale la maggioranza si esprima e il Governo si assuma qualche impegno.

La protesta di alcune attiviste questa mattina alla sede di Regione Lombardia: “Se la Regione non fa i tamponi, lo facciamolo noi a lei”

Nel frattempo, in Regione Lombardia la Commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza-Covid è partita col piede sbagliato. L’elezione del Presidente, che per consuetudine spetta alle opposizioni, è saltata: Jacopo Scandella (PD), indicato da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Lombardi Civici Europeisti, non ha raggiunto il quorum necessario per guidare la commissione, che si è aggiornata a mercoledì 20 maggio. Il mancato appoggio della maggioranza di centrodestra è legato alla bagarre in occasione della mozione di sfiducia contro l’assessore Giulio Gallera Lega e Forza Italia potrebbero infine scegliere di votare Patrizia Baffi di Italia Viva che, pur appartenendo all’opposizione, non ha sostenuto l’iniziativa contro Gallera, suscitando polemiche.

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