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Perché avere troppe amicizie superficiali fa male alla salute

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Il cast della serie tv “Friends”

I teenager che preferiscono avere tante conoscenze e pochi veri amici hanno più possibilità di soffrire di disturbi di ansia sociale in età adulta. I problemi emergono quando i giovani preferiscono la popolarità ai legami profondi e sinceri

Come scrive Crystal Ponti su The Cut, avere amici su cui poter fare affidamento è importante a qualsiasi età, ma sono le persone con le quali stringiamo rapporti durante l’infanzia o l’adolescenza quelle in grado di garantirci benessere e salute mentale da adulti.

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A questa conclusione è arrivato un team di ricercatori guidato da Rachel Narr, dottoranda in psicologia della University of Virginia, negli Stati uniti, la cui analisi è stata pubblicata dalla rivista scientifica “Child Development”.

Allo studio hanno partecipato 169 persone di etnia e condizioni socio-economiche differenti che sono state seguite e intervistate in due momenti distinti della loro vita: da adolescenti (a 15 e 16 anni) e da giovani adulti (25 anni).

Nella prima fase tutti hanno indicato gli amici considerati più cari, ma è solo nella seconda che è stato possibile constatare come i legami “più stretti, intimi e votati al supporto reciproco” rimasti dai tempi della scuola avessero avuto un ruolo determinante nello sviluppo mentale di questi soggetti, evitando nella maggioranza dei casi l’insorgere di depressione, ansia sociale e bassa stima di sé. “Il fatto che le amicizie strette in adolescenza siano importanti non è una sorpresa, ma non credevamo fossero così determinanti”, ha detto Rachel Narr.

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Ciò che conta, quindi, non è la quantità, ma la qualità delle amicizie. I teenager che preferiscono avere tante conoscenze e pochi veri amici hanno più possibilità di soffrire di disturbi di ansia sociale tra i 20 e i 30 anni. I problemi emergono quando i giovani preferiscono la popolarità ai legami profondi e sinceri: “Essere il ragazzo popolare può andare bene al liceo, ma a 25 anni non fa più alcuna differenza e non ti rende un leader”, ha spiegato Narr.

Secondo lo psicologo Tim Kasser, esistono due valori in grado di determinare il modo in cui le relazioni hanno un peso sul benessere di un individuo: la popolarità – che spinge ad avere un circolo di conoscenze e amicizie il più ampio possibile – e l’affinità, che invece conduce alla costruzione di rapporti più solidi e duraturi. Come Narr, anche Kasser pensa che chi punta maggiormente sul primo fattore rischia di essere meno felice, meno in salute e spesso tendente alla depressione. D’altro canto, chi cerca un migliore amico ottiene risultati opposti.

Lo psicologo sociale Bill Chopik, professore alla Michigan State University, crede che il potere benefico dell’amicizia cresca con il passare degli anni, fino a diventare fondamentale nel contrastare disagi diffusi nella vecchiaia come la solitudine e le malattie croniche. “Meglio avere amici stretti che averne tanti ma superficiali”, ha detto Chopik, secondo il quale gli unici legami che vale la pena mantenere sono quelli in grado di rendere davvero felici.

Uno studio pubblicato dalla rivista “Personality and Social Psychology Review” rivela che le persone cercano amici davvero affidabili per due motivi ben precisi: da una parte hanno bisogno di qualcuno che possa fornire conforto e protezione, dall’altra necessitano di conoscenze che possano incoraggiarli lanciando sfide utili. Un migliore amico ha il compito di rendere bello ciò che è brutto e migliorare ulteriormente le cose che già funzionano; qualità che conoscenze occasionali non saranno mai capaci di offrire.

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