“Britney Spears è in una clinica psichiatrica, la famiglia la manipola e la tiene in ostaggio”
A inizio aprile il sito specializzato in gossip e celebrity “TMZ” aveva diffuso la notizia secondo la quale Britney Spears era stata ricoverata in un centro specializzato in malattie mentali negli Stati Uniti.
Secondo le inziali indiscrezioni diffuse dal sito di gossip, era stata proprio la popstar a prendere questa decisione per affrontare un periodo di forte stress psicologico ed emotivo dovuto alle precarie condizioni di salute del padre.
Le ultime notizie riguardo la nota cantante, però, vanno in contraddizione con quanto finora diffuso.
I fan di Britney sostengono che la popstar sia tenuta in ostaggio dalla famiglia e siano stati stesso i familiari a farla ricoverare contro la sua volontà in una clinica psichiatrica. Da qui la nascita del movimento #FreeBritney, volto a denunciare la cosa.
Il celebre regista David LaChapelle ha aderito a #FreeBritney. L’accusa, a cui ora si unisce anche LaChapelle, è che la famiglia la voglia manipolarla e tenere in pugno, schiacciando ogni suo tentativo di ribellione.
Il regista ha pubblicato una storia su Instagram in cui racconta la sua esperienza professionale con Britney e denuncia alcuni particolari che a suo dire non tornano in tutta questa vicenda.
Si ricorda che David LaChapelle ha realizzato alcuni dei video più famosi della popstar come “Everytime” del 2003 e “Make me”, primo brano estratto dal suo ultimo album “Glory”.
Il regista che ha conosciuto bene Britney ha dichiarato di aver rivisto quei video alla luce dei recenti avvenimenti, e di aver riscontrato in essi la disperazione della cantante, la quale, proprio attraverso i videoclip, cercava di chiedere aiuto e mandare un messaggio ai fan.
In “Everytime” infatti, Britney gli chiese di farla morire sulla scena: la si vede infatti mentre affoga nella vasca da bagno, stordita da alcol e psicofarmaci, in “Make me”, invece, lei volle farsi riprendere rinchiusa in una gabbia.
“All’epoca non capivo perché voleva essere filmata in una gabbia. All’inizio ho immaginato di filmarla come una tigre, ma guardando indietro sembra che lei volesse comunicare che era in prigione. Tutti i membri del mio team, almeno, potrebbero dire che qualcosa non andava… Guardandomi indietro, a me sembra che queste cose siano state delle grida disperate di aiuto, che lei voleva comunicare attraverso i suoi video”, ha scritto il regista e fotografo, autore anche del primo servizio fotografico di Britney Spears per “Rolling Stone”.