Gerusalemme capitale, quattro palestinesi sono morti nel secondo “venerdì della rabbia”

Gli scontri si sono verificati al termine delle preghiere venerdì 15 dicembre: oltre un milione di manifestanti si è diretto verso la barriera di demarcazione con Israele dove hanno lanciato pietre e molotov contro l’esercito
Nel corso dell’ennesima giornata di proteste contro la decisione del presidente statunitense Donald Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele, due persone sono morte a Gaza e altre due in Gisgiordania.
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Fra loro c’è un palestinese colpito dai proiettili esplosi dalle forze israeliane dopo che aveva attaccato con un coltello un poliziotto nella zona nordest di Ramallah, ferendolo lievemente.
Gli scontri si sono verificati al termine delle preghiere venerdì 15 dicembre: oltre un milione di manifestanti si è diretto verso la barriera di demarcazione con Israele dove hanno lanciato pietre e molotov contro l’esercito.
Intanto, il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha chiesto che d’ora in poi ogni venerdì sia dichiarato “giorno di rabbia” contro la decisione di Trump su Gerusalemme e fin quando questi non la ritirerà.