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Dentro un festival voodoo in Africa occidentale

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Janine Gaelle è stata in Benin per partecipare a un importante evento di religione voodoo, culto ben più complesso dell'immagine stereotipata fatta di bambole e spilli

Janine Gaelle scrive su Griot Magazine ed è stata a uno dei più grandi eventi mondiali della religione voodoo, il Vodun Festival in Benin. Ha voluto condividere con TPI ciò che ha visto. 

S&D

Ogni anno, il 10 gennaio, nella Repubblica del Benin si celebra la giornata nazionale del Voodoo – il Vodun Festival – religione praticata dal 17 per cento dei beninesi e riconosciuta ufficialmente nel 1996 — anche se camminando per le strade ho visto alcuni dipinti che indicano il 1992 e una guida e una ricercatrice mi hanno confermato essere questo l’anno ufficiale.

Migliaia di devoti provenienti da tutto il paese, dall’intero continente e anche da altri paesi del mondo – Caraibi e Americhe perlopiù – si riuniscono nella piccola città di Ouidah per essere benedetti dal capo voodoo (il roi), carica oggi ricoperta da Daagbo Hounon Mètogbokandji II, 11esimo reggente al trono.

Durante le cerimonie, accompagnate da feste, musica, sacrifici di animali e rituali per onorare divinità e antenati, i molti turisti presenti condividono con i locali bicchieri di gin e spesso li si vede spostarsi freneticamente da una parte all’altra per scattare foto, attività che naturalmente viene permessa dietro un’offerta economica variabile. D’altronde c’è sempre un prezzo da pagare per liberare il proprio spirito.

Per alcuni di loro però non è solo l’attrazione turistica di cui vantarsi con gli amici una volta tornati alla propria routine o l’interessante bizzarria da postare sui social, ma “una sorta di Cammino di Santiago, un percorso per ritrovare se stessi e dare equilibrio al proprio spirito”, mi ha confidato un’italiana che da trent’anni partecipa a queste celebrazioni.

Ma cos’è il Voodoo? Nell’immaginario collettivo di solito viene associato a riti di stregoneria, forme di magia nera dove c’è la classica bambolina da punzecchiare con gli spilli e alla quale bisogna attaccare ciocche di capelli o peli della persona interessata affinché il rito sortisca i suoi effetti. Niente di tutto ciò.

A parte essere a tutti gli effetti una vera e propria religione sincretica al cui interno convivono riti e simboli del cattolicesimo, ho voluto ascoltare quello che avevano da dirmi i beninesi, che considerano il voodoo “una confessione che incoraggia il dialogo tra persone, tra la vita e la morte, tra le religioni”.

Se dovesse balenarvi l’idea di vivervi quest’esperienza, una delle cose che vi colpirà sarà vedere il tempio voodoo (il Tempio dei Pitoni) di fronte la chiesa di Ouidah.

Non è strano quindi che per la popolazione locale il Voodoo sia molto più che un semplice festival o una festa nazionale. È uno stile di vita che si manifesta nelle azioni e negli eventi quotidiani. Da un punto di vista estetico e commerciale, il festival è un mix di colori e di linguaggi, un dialogo tra il passato e il presente.

Da una parte infatti ci sono gli abiti tradizionali, dall’altra accessori made in China ad adornare teste, mani, braccia, colli, caviglie, e gin britannico usato durante i sacrifici; da un punto di vista artistico si percepisce il forte senso di tornare a vecchie forme di rappresentazione creativa, con i rituali studiati e confezionati appositamente per coinvolgere il pubblico e ideati per occupare gli spazi che ospitano l’evento.

Si tratta ormai di un festival, di una religione che ha ormai ha attraversato i confini nazionali. La presenza di più nazionalità conferma la sensazione di trovarsi all’interno di un villaggio globale in cui le performance hanno un ruolo di primo piano e rappresentano il punto di incontro tra le diverse culture e identità.

Come mi ha detto Hounon Rodrigue, figlio del roi, “se il voodoo avesse il suo Vaticano, sarebbe sicuramente qui a Ouidah, al palazzo reale Houwné, e mio padre sarebbe il papa”.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Griot con il titolo Vodun Festival | Siamo andati al più grande evento voodoo del Benin

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