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Trump pone il veto sul blocco dell’export di armi all’Arabia Saudita: “Indebolisce la competitività degli Usa”

Immagine di copertina
Credit: AFP

Il presidente degli Stati Uniti aveva già posto il veto una prima volta a una risoluzione del Congresso dello scorso aprile

Trump pone il veto sul blocco della vendita di armi all’Arabia Saudita

Trump il 24 luglio ha posto il veto su una serie di risoluzioni del Congresso americano per evitare il blocco della vendita di miliardi di dollari di armi all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti. La Casa Bianca ha annunciato in una nota che la decisione avrebbe “indebolito la competitività degli Usa e danneggiato importanti relazioni con alleati e partner”.

Con un un voto bipartisan il Congresso a giugno aveva votato misure per bloccare la vendita di 8,1 miliardi di armamento ai sauditi. Repubblicani e democratici si erano tutti trovati d’accordo. Già ad aprile infatti, dopo il caso Kashoggi, il Congresso aveva approvato una risoluzione contro l’export di materiale bellico ai sauditi, ma anche allora Trump aveva posto il veto.

Per poter approvare un disegno di legge c’è bisogno della maggioranza assoluta delle due camere del Congresso ma il presidente degli Stati Uniti ha il potere di veto e può fermare l’iter legislativo.

Trump e il principe ereditario saudita bin Salman si erano accordati a maggio 2017 per una fornitura di armi statunitensi del valore di 110 miliardi di dollari. La cifra in base agli accordi doveva arrivare a 350 miliardi in 10 anni.

A beneficiarne sarebbe stato principalmente il colosso industriale Lockheed Martin, che per Riad aveva pronto un sistema missilistico Thaad da un miliardo di dollari.

Il rapporto tra Iran e Arabia Saudita

L’Arabia Saudita punta ad ampliare il proprio arsenale e sta valutando l’ipotesi del nucleare. Lo scorso anno il principe ereditario Mohammed bin Salman aveva annunciato che se l’Iran avesse sviluppato una bomba nucleare anche i sauditi “non avrebbero perso tempo”.

L’ultimo segno di vicinanza agli Stati Uniti c’è stato a metà luglio, quando un portavoce del ministero della Difesa saudita ha fatto sapere che il Paese accettava di accogliere 500 soldati americani sul proprio territorio. Lo scopo sarebbe quello “di accrescere il livello di cooperazione reciproca per difendere la sicurezza della regione e la sua stabilità e garantire la pace”.

La decisione è arrivata dopo l’escalation di tensioni tra Iran e Usa per le petroliere sequestrate nello stretto di Hormuz, da cui passano tutte le principali rotte commerciali del petrolio.

Nel complesso contesto geopolitico che si sta delineando Trump ha dunque deciso di non opporsi agli affari dell’Arabia Saudita e ha nuovamente bloccato la decisione del Congresso di prendere provvedimenti contro il paese di bin Salman.

Il principe ereditario dal 2015 sta ininterrottamente bombardando lo Yemen con armi occidentali in una guerra al massacro contro i ribelli zaiditi sciiti Houthi. La guerra ha già prodotto oltre 17mila vittime civili e ha provocato una delle più gravi catastrofi umanitarie dell’ultimo secolo.

Le armi italiane vendute ai sauditi col sostegno di un colosso industriale americano

Tra le armi che venivano vendute ai sauditi col sostegno di alcuni colossi dell’industria statunitense c’erano anche le bombe MK 84 prodotte in Italia, a Domusnovas (provincia di Cagliari), nella fabbrica di proprietà tedesca RWM. [In questa video-inchiesta abbiamo raccontato la triangolazione tra Germania, Italia e Stati Uniti nella vendita delle bombe prodotte in Sardegna].

Alcune armi americane sarebbero finite ad al-Qaeda

Un’inchiesta della CNN del febbraio 2019 ha inoltre rivelato che alcune delle armi statunitensi vendute ai sauditi sono finite “nelle mani sbagliate di qaedisti e jihadisti”, considerati rivali dagli Stati Uniti. A Taiz, nel sud-ovest del paese, infatti, al Qaeda avrebbe stretto alleanze con una milizia filo-saudita soltanto per ottenere le armi statunitensi.

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