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Home » Esteri

Chi è Rami Makhlouf, l’uomo più ricco e odiato di Siria

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Secondo gli esperti è l’uomo di facciata che gestisce gli affari di Assad e attraverso le sue società offshore ha aggirato le sanzioni dell'occidente

Le informazioni contenute nei Panama Papers, i milioni di documenti trapelati da una delle più importanti società offshore e diffusi da un’inchiesta giornalistica nel mese di aprile, hanno rivelato come le società e i dirigenti del regime siriano siano riusciti a nascondere le loro ricchezze nei paradisi fiscali e aggirare per anni le sanzioni imposte dalla comunità internazionale.

S&D

Tra i nomi di spicco emersi nella più grande fuga di notizie della storia, infatti, appare l’uomo più ricco della Siria, Rami Makhlouf, cioè il cugino e amico intimo del presidente siriano Bashar al-Assad.

Makhlouf è anche uno degli uomini più odiati in Siria e durante le proteste pacifiche del 2011 contro il regime, i manifestanti scesero in piazza con lo slogan “Rami Makhlouf ci deruba ogni giorno”.

Accuse più che fondate. Makhlouf, approfittando delle conoscenze altolocate all’interno del regime degli Assad, ha accumulato una ricchezza di oltre 5 miliardi di dollari e controlla il 60 per cento dell’economia siriana.

Nel 2011 un’inchiesta della Reuters scoprì che il magnate aveva il monopolio nelle telecomunicazioni, delle compagnie petrolifere, nelle costruzioni e nei trasporti. Qualsiasi straniero che volesse fare affari in Siria, doveva passare per lui.

Adesso i Panama Papers hanno fatto luce su dove l’uomo abbia nascosto le sue fortune. Decine di società di Makhlouf, gestite da una società offshore, sono registrate nelle British Virgin Island, dove è facile nascondere denaro per evadere le tasse e le indagini delle autorità di vigilanza.

Gli Stati Uniti nel 2008 hanno vietato alle aziende statunitensi di fare affari con società legate a Makhlouf perché compromesso con il regime di Assad. Secondo gli esperti, infatti, Makhlouf è l’uomo di facciata che gestisce direttamente gli affari di Assad.

Ma nonostante le sanzioni imposte dalla comunità internazionale, banche e società di tutto il mondo hanno continuato a intrattenere rapporti economici con gli uomini del regime, implicitamente finanziando la guerra civile siriana.

I documenti mostrano, tuttavia, che lo studio legale Mossack Fonseca al centro dello scandalo dei Panama Papers ha continuato a lavorare con i fratelli Makhlouf, e nel gennaio 2011 ha respinto i consigli di alcuni consulenti che invitavano a tagliare i legami con la famiglia in concomitanza con lo scoppio del conflitto in Siria. 

Un responsabile di Mossack Fonseca scriveva: “Credo che se un individuo si trova su una lista di persone che hanno subito sanzioni, allora questa è una bandiera rossa e dobbiamo fare ogni sforzo per dissociarci da loro”. Ci sono voluti altri mesi, fino al settembre 2011, prima che Mossack Fonseca accettasse di slegarsi dalla società di Makhlouf.

I documenti rivelano inoltre che grazie alle pressioni da parte della banca britannica HSBC, Makhlouf sia stato in grado di mantenere i suoi conti bancari svizzeri aperti durante il primo periodo della guerra in Siria.

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