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Home » Esteri

Proteste e violenze all’ambasciata statunitense di Beirut contro la decisione di Trump su Gerusalemme

Immagine di copertina
Gli scontri a Beirut. Credit: Marwan Naami/dpa

Nel frattempo il premier israeliano Netanyahu ha incontrato a Parigi il presidente francese Macron, che ha fortemente criticato l'operato del presidente degli Stati Uniti

Ci sono stati scontri violenti vicino all’ambasciata americana in Libano, nell’ultima protesta contro la decisione del presidente Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale d’Israele.

S&D

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Le forze di sicurezza hanno sparato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere i manifestanti nei pressi dell’ambasciata a Beirut.

La Lega Araba ha fortemente condannato la decisione degli Stati Uniti, dicendo che gli Stati Uniti non potranno più essere considerati come intermediari della pace in Medio Oriente.

LEGGI ANCHE: Cosa significa il riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele?

I manifestanti hanno lanciato sassi e hanno incendiato la strada vicino all’ambasciata nel distretto di Awkar.

Le forze di sicurezza avevano barricato la strada principale che portava al grande complesso.

I media locali hanno riferito che alcuni manifestanti avevano tentato di sfondare l’entrata del complesso, arrampicandosi sul filo spinato.

Il leader del Partito comunista libanese, Hanna Gharib, ha detto che gli Stati Uniti sono “il nemico della Palestina”.

LEGGI ANCHE: Perché Trump su Gerusalemme ha fatto una cosa che nessuno aveva voluto fare?

Durante le proteste sono state date alle fiamme immagini del presidente degli Stati Uniti.

Il Libano ospita centinaia di migliaia di rifugiati palestinesi, compresi quelli fuggiti da Israele dopo la sua fondazione nel 1948 e i loro discendenti.

La risoluzione della Lega araba è arrivata durante la notte del 9 dicembre, dopo ore di colloqui al Cairo. È stata sostenuta da numerosi alleati degli Stati Uniti, tra cui Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Giordania, che avevano già manifestato la loro preoccupazione.

LEGGI ANCHE: Perché l’unica strada possibile per Gerusalemme è che diventi internazionale

Gli Stati Uniti si sono “ritirati come sponsor e mediatori” di ogni possibile processo di pace israelo-palestinese con la decisione di riconoscere Gerusalemme capitale dello stato ebraico.

La mossa di Trump “intensifica la tensione, infiamma la rabbia e minaccia di far sprofondare la regione nelle violenze e nel caos”, si legge nella risoluzione, che chiede al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di condannare la decisione.

Nel frattempo il premier israeliano Netanyahu ha incontrato a Parigi il presidente francese Macron, che ha fortemente criticato l’operato del presidente degli Stati Uniti. Domani Netanyahu viaggerà a Bruxelles dove incontrerà il capo della politica estera dell’Ue, Frederica Mogherini, e terrà una colazione di lavoro con 27 ministri degli esteri dell’Unione europea.

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