Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 11:44
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Di Battista
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

A New York un monumento ricorda una strage causata da una fuga di elefanti

Immagine di copertina

Si potrebbero raccontare migliaia di aneddoti sul ponte di Brooklyn, indubbiamente uno dei simboli di New York: si va dalla galleria commerciale che sarebbe dovuta essere realizzata nelle fondamenta del ponte ai falchi pellegrini che hanno fatto dei pilastri del ponte la propria casa. Tuttavia non troverete mai notizia di un episodio: la strage causata dalla fuga di alcuni elefanti lungo il ponte del 1929.

Perché non troverete informazioni su questa notizia? È stata censurata? La crisi del 1929 l’ha messa in secondo piano? Nulla di tutto ciò. Semplicemente questo episodio non è mai avvenuto. Ma allora perché, ai piedi del ponte di Brooklyn, è presente un monumento che ricorda una strage causata da una fuga precipitosa di elefanti lungo il ponte?

Tutto ciò è molto semplice: lo scultore Joe Reginella è specializzato nel raffigurare nelle sue opere eventi che mischiano elementi favolistici (come gli elefanti) a temi invece più macabri, come la morte. E una strage causata dagli elefanti, animali amati dai bambini e immortalati da Walt Disney nel celebre film Dumbo, sono perfetti. E uno dei climax cui Reginetta ama mettere di fronte gli spettatori, è proprio quello di raffigurare alcuni di questi eventi fantastici come monumenti commemorativi.

Se ci pensiamo, i monumenti commemorativi sono in genere qualcosa di solenne, dai toni seri e che mai penseremmo possano avere qualcosa di faceto. Questo a meno che non ci si trovi di fronte a un’opera di Joe Reginella.

Un’altra opera dello sculture, sempre a New York, si trova in Battery Park, e ricorda come nel 1963 una nave venne affondata da un misterioso polipo gigante.

La storia degli elefanti a Brooklyn, anche se mai avvenuta, ha comunque un fondo di verità. Nel 1884, infatti, molti newyorchesi temevano che il ponte – infrastruttura all’epoca avveniristica – potesse crollare. Per questa ragione il circo Barnum decise di far sfilare lungo il ponte una serie di elefanti, dimostrando così che il ponte era in grado di reggere pesi molto elevati senza crollare.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Ilaria Salis di nuovo in catene, gli amici minacciati fuori dal tribunale
Esteri / L'Oms: "A Gaza incombe carestia, serve una tregua e il pieno accesso umanitario"
Esteri / Il nuovo business di Donald Trump: vendere bibbie a 60 dollari l’una
Ti potrebbe interessare
Esteri / Ilaria Salis di nuovo in catene, gli amici minacciati fuori dal tribunale
Esteri / L'Oms: "A Gaza incombe carestia, serve una tregua e il pieno accesso umanitario"
Esteri / Il nuovo business di Donald Trump: vendere bibbie a 60 dollari l’una
Esteri / Altri 16 bambini e adolescenti rimasti feriti a Gaza arrivano in Italia
Esteri / Germania, Flixbus si ribalta vicino Lipsia: almeno cinque morti e diversi feriti
Esteri / La storia si ripete: si dovrà ancora lottare per essere ebrei. Steven Spielberg lancia l’allarme antisemitismo
Esteri / Gaza, il bilancio dei morti sale a 32.490 vittime. Hezbollah spara razzi sul nord di Israele: ucciso un civile. Idf bombardano il sud del Libano: 5 morti. Meloni arriva a Beirut e vede il premier Miqati. Primo audio del capo del braccio armato di Hamas dal 7 ottobre: "Musulmani, marciate per la Palestina"
Esteri / Attentato a Mosca, Lukashenko contraddice Putin: “Gli attentatori erano diretti in Bielorussia”
Esteri / Attentato a Mosca: all'asta il coltello usato per torturare un presunto attentatore
Esteri / Gaza, l’Unicef: i più giovani sperano di “restare uccisi” per porre fine all’“incubo” della guerra