Medio Oriente, la diretta live della tregua tra Israele e Hamas a Gaza, le ultime notizie. Gaza, al-Jazeera: “2 morti in un raid dell’artiglieria di Israele a Rafah”. Cisgiordania: centinaia di sfollati abbandonano il campo profughi di Jenin su ordine dell’Idf. Libano, Israele demolisce edifici nel sud: feriti 2 Caschi blu. Hezbollah: “Israele si ritiri entro domenica” | DIRETTA

Diretta live della tregua nella guerra tra Israele e Hamas a Gaza oggi, giovedì 23 gennaio
Di seguito le ultime notizie di oggi, giovedì 23 gennaio 2025, sulla tregua tra Israele e Hamas a Gaza e con Hezbollah in Libano, sulla guerra con gli Houthi in Yemen e la crisi in corso con l’Iran in Medio Oriente.
Ore 18,00 – Usa, media: “Trump nominerà Witkoff anche inviato per l’Iran” – Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump affiderà all’inviato della Casa bianca per il Medio Oriente, Steve Witkoff, anche la responsabilità dei rapporti con la Repubblica islamica dell’Iran. L’indiscrezione, pubblicata dal quotidiano economico britannico The Financial Times che cita in proposito diverse fonti statunitensi, è stata confermata anche all’edizione online del giornale israeliano Yedioth Ahronoth da un funzionario dello Stato ebraico a conoscenza della questione, secondo cui tale mossa suggerisce come Trump sia “interessato a testare il livello delle relazioni diplomatiche con Teheran prima di esercitare pressioni militari” sull’Iran.
Ore 17,30 – Gaza: Israele e Russia lavorano insieme alla liberazione di tre ostaggi con la doppia cittadinanza – I governi di Israele e Russia stanno collaborando per liberare tre ostaggi con la doppia cittadinanza israeliana e russa ancora trattenuti da Hamas nella Striscia di Gaza. Lo ha annunciato oggi in un’intervista al portale russo Rbk l’ambasciatrice israeliana a Mosca, Simone Halperin, secondo cui al momento nessuno dei tre ostaggi figura nella lista delle persone da liberare durante la prima fase dell’accordo di tregua tra Israele e Hamas.
Ore 16,30 – Libano, Hezbollah: “Israele si ritiri entro domenica 26 gennaio. Paesi che monitorano la tregua assicurino il rispetto degli accordi” – Il gruppo armato sciita Hezbollah ha invitato “tutti, in particolare l’autorità politica in Libano”, a fare pressione sui governi che monitorano l’attuazione dell’accordo di cessate il fuoco con Israele per garantire il ritiro delle truppe dello Stato ebraico dal Paese dei Cedri entro la scadenza fissata per domenica 26 gennaio. L’appello è contenuto in una nota diramata su Telegram da Hezbollah e citata dall’agenzia di stampa ufficiale libanese Nna. Secondo il gruppo armato sciita, se Israele mantenesse le posizioni conquistate nel Libano meridionale oltre la scadenza prevista dal cessate il fuoco, questa sarebbe “considerata una flagrante violazione dell’accordo e della sovranità libanese”.
Ore 15,30 – Israele: affidati ad interim al ministro del Turismo Katz i portafogli vacanti dopo le dimissioni di Ben Gvir – Il ministro israeliano del Turismo, Haim Katz, assumerà la guida ad interim di tutti e tre i ministeri (Sicurezza nazionale, Affari e patrimonio di Gerusalemme e Sviluppo del Negev e della Galilea e della Resilienza Nazionale) rimasti vacanti dopo il ritiro del sostegno al governo di Benjamin Netanyahu da parte del partito di estrema destra Otzma Yehudit guidato da Itamar Ben Gvir, contrario all’accordo di tregua con Hamas nella Striscia di Gaza. Lo ha deciso oggi il governo, come riferito dall’emittente radiofonica ultra-ortodossa israeliana Radio Kol Hai, secondo cui il ministro degli Interni Moshe Arbel ha votato contro la nomina di Katz. Così, dopo le dimissioni presentate il 19 gennaio scorso dagli ormai ex ministri della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, degli Affari e patrimonio di Gerusalemme Amichai Eliyahu e dello Sviluppo del Negev e della Galilea e della Resilienza Nazionale Yitzhak Wasserlauf, l’esecutivo di Netanyahu ha affidato a Katz l’interim per tre mesi consentendo anche al ministro del Turismo di entrare a far parte del gabinetto di sicurezza insieme al ministro della Scienza, Gila Gamliel.
Ore 15,00 – Cisgiordania, Idf interrompono l’elettricità nel campo profughi di Jenin: due ospedali senza corrente – Le forze armate israeliane (Idf) hanno interrotto l’elettricità nel campo profughi e in alcune aree limitrofe a Jenin, nel nord della Cisgiordania occupata, obbligando due ospedali della città a fare ricorso ai generatori nel terzo giorno dell’operazione militare “Muro di Ferro” lanciata nella zona dall’Idf. La denuncia è arrivata all’agenzia di stampa ufficiale palestinese Wafa da parte del governatore cittadino, Kamal Abu al-Rub, secondo cui attualmente l’ospedale governativo di Jenin e l’ospedale specialistico Ibn Sina stanno esaurendo le riserve di carburante per garantire l’alimentazione elettrica nei reparti di emergenza come pronto soccorso e nefrologia.
Ore 14,30 – Siria: il primo volo della Turkish Airlines atterra a Damasco dopo 13 anni – Il primo aereo della compagnia aerea turca Turkish Airlines è atterrato oggi all’aeroporto internazionale di Damasco per la prima volta da 13 anni. L’aereo è arrivato da Istanbul con 345 passeggeri e aiuti umanitari a bordo, tra cui l’amministratore delegato della Turkish Airlines Bilal Eksi e alcuni funzionari turchi.
Ore 14,00 – Gaza, al-Jazeera: “2 morti in un raid dell’artiglieria di Israele a Rafah” – Almeno due persone sono rimaste uccise oggi a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, a seguito di un bombardamento di artiglieria delle forze armate di Israele (Idf). Lo riferisce l’emittente qatariota al-Jazeera, che cita fonti della Protezione civile del territorio costiero palestinese, secondo cui l’attacco è stato condotto da un carro armato israeliano che ha sparato nella zona di Tal as-Sultan, a ovest di Rafah.
Ore 13,30 – Israele: il premier Netanyahu difende Elon Musk dalle accuse di nazismo – Il primo ministro di Israele ha difeso Elon Musk dall’accusa di simpatie con il nazismo, dopo il caso del saluto romano a un comizio pro-Trump durante l’insediamento del presidente degli Stati Uniti. “Elon Musk è stato falsamente diffamato”, ha scritto oggi Netanyahu sui social. “Elon è un grande amico di Israele. Ha visitato Israele dopo il massacro del 7 ottobre, in cui i terroristi di Hamas hanno commesso la peggiore atrocità contro il popolo ebraico dall’Olocausto. Da allora ha ripetutamente e con forza sostenuto il diritto di Israele a difendersi dai terroristi e dai regimi genocidi che cercano di annientare l’unico e solo Stato ebraico. Lo ringrazio per questo.
Ore 13,00 – Ungheria: il ministro degli Esteri israeliano Sa’ar in visita a Budapest. Il governo Orban ribadisce l’invito a Netanyahu: “Non applicheremo il mandato d’arresto della Cpi” – Il governo dell’Ungheria ha ribadito l’invito al premier israeliano Benjamin Netanyahu a visitare il Paese, impegnandosi a non eseguire il mandato di arresto emesso lo scorso anno dalla Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aja nei confronti del capo dell’esecutivo dello Stato ebraico e del suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, per presunti crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella Striscia di Gaza. La Corte penale internazionale, ha detto oggi ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar durante una conferenza stampa tenuta a Budapest a margine di un incontro con il suo omologo ungherese Péter Szijjártó, “è una corte politica corrotta”. “È senza precedenti che la Cpi si rivolga contro un Paese democratico che combatte il terrorismo e agisce in conformità con il diritto internazionale e lo stato di diritto”, ha aggiunto Sa’ar, ringraziando il governo del premier Viktor Orbán che sin dall’emissione dei mandati di cattura da parte della Cpi ha subito chiarito che questi non sarebbero stati eseguiti in Ungheria, invitando il primo ministro israeliano a visitare Budapest. Da parte sua, Szijjártó ha dichiarato in conferenza stampa che l’invito a Netanyahu è ancora valido e ha criticato la Cpi per la sua decisione, affermando che “questa sentenza scredita la Corte e solleva dubbi sulla sua futura cooperazione con l’Ungheria”.
Ore 12,30 – Siria: ucciso a Hama un fotografo dell’agenzia di stampa ufficiale Sana – Ibrahim Ajaj, fotografo dell’agenzia di stampa ufficiale siriana Sana è stato ucciso a Hama, nel centro del Paese arabo, dopo essere stato sequestrato. Lo riferisce il ministero dell’Informazione di Damasco che in una nota diramata oggi “ha condannato l’assassinio”, “ribadito il suo pieno impegno nel sostenere la libertà di stampa e la protezione dei giornalisti” e annunciato di aver già cominciato “a collaborare strettamente con il ministero dell’Interno” per far luce sulle circostanze del delitto e identificare i responsabili. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, un’ong con sede a Londra, si tratta del primo caso di omicidio di un giornalista che lavorava per il governo di Bashar al-Assad dalla fuga del dittatore in Russia avvenuta l’8 dicembre scorso. Ajaj era infatti impiegato all’agenzia Sana da prima della caduta del regime.
Ore 12,00 – Libano, media: “Hezbollah ha versato 400 milioni di dollari di aiuti a 140mila persone dopo la tregua con Israele” – Il gruppo armato sciita Hezbollah ha versato 400 milioni di dollari di aiuti a beneficio di 140mila persone dall’inizio del cessate il fuoco con Israele in Libano. Lo riferisce oggi il quotidiano libanese al-Akhbar, considerato vicino a Hezbollah, secondo cui i fondi sono stati versati alle persone colpite dai bombardamenti israeliani entro i primi 55 giorni della tregua entrata in vigore il 27 novembre scorso. Secondo il quotidiano libanese, l’importo medio versato per ciascuna pratica ammontava a circa 2.860 dollari pr un tetto massimo di 14mila dollari, “a seconda dell’entità dei danni causati agli edifici e alle abitazioni”. Secondo un rapporto pubblicato dalla fondazione Jihad el-Bina’ vicina al gruppo armato, citato dal quotidiano libanese, il numero totale di unità abitative danneggiate dai raid di Israele, registrate al 20 gennaio 2025 nei sistemi del partito, ha raggiunto le 268.317 in 448 villaggi e città.
Ore 11,00 – Cisgiordania: centinaia di sfollati abbandonano il campo profughi di Jenin su ordine dell’Idf – Centinaia di sfollati hanno abbandonato oggi il campo profughi di Jenin, nel nord della Cisgiordania occupata, su ordine delle autorità militari di Israele. La notizia è stata confermata all’agenzia di stampa francese Afp dal governatore della città palestinese Kamal Abou al-Roub, nel terzo giorno dell’operazione militare “Muro di Ferro” lanciata nella zona dalle forze armate dello Stato ebraico (Idf). “Centinaia di residenti del campo hanno iniziato ad andarsene dopo che l’esercito israeliano, tramite megafoni collegati a droni e veicoli militari, ha ordinato loro di evacuare l’area”, ha detto il governatore ad Afp.
Ore 10,00 – Israele: sopravvissuta agli attentati del 7 ottobre al Festival Nova rappresenterà il Paese all’Eurovision 2025 – Yuval Raphael, sopravvissuta all’attentato terroristico di Hamas e della Jihad Islamica al Festival Nova in Israele del 7 ottobre 2023, rappresenterà lo Stato ebraico al prossimo Eurovision 2025, previsto a maggio a Basilea, in Svizzera. La giovane 24enne ha vinto ieri sera il concorso canoro del reality HaKokhav Haba, letteralmente: “La prossima stella”, conquistando così il diritto di rappresentare Israele al festival della canzone europea.
Ore 9,30 – Libano, media: “Israele chiede di prolungare lo schieramento delle Idf nell’est del Paese oltre la scadenza prevista dalla tregua” – Le forze armate di Israele (Idf) intendono prolungare la propria permanenza in alcune aree del Libano orientale anche oltre la scadenza di domenica 26 gennaio prevista dai termini dell’accordo di tregua firmato con Hezbollah lo scorso 27 novembre. La notizia è stata confermata al quotidiano libanese al-Akhbar, considerato vicino al gruppo armato sciita, da alcune fonti delle Nazioni Unite, secondo cui le Idf avrebbero fatto pervenire una richiesta in questo senso al comitato di supervisione del cessate il fuoco con Hezbollah. Le Idf, secondo al-Akhbar, avrebbero invece confermato il ritiro dalle zone centrali e occidentali del Paese dei Cedri nei prossimi tre giorni.
Ore 9,00 – Cisgiordania, Idf: “Uccisi a Jenin due degli attentatori di al-Funduq” – Due uomini armati palestinesi, identificati come Qutaiba al-Shalabi e Mohammed Nazal, uccisi la scorsa notte dalle forze armate di Israele (Idf) nei pressi della città di Jenin, nel nord della Cisgiordania, erano tra gli autori dell’attentato terroristico compiuto il 6 gennaio nel villaggio di al-Funduq, costato la vita a tre persone. Lo riferiscono in una nota le Idf, secondo cui le vittime sono rimaste uccise in uno scontro con le truppe dell’unità commando Duvdevan dell’esercito israeliano e alcuni agenti dello Shin Bet, che avevano circondato un edificio nella località di Wadi Burqin. I due uomini, si legge nel comunicato, sono rimasti uccisi dopo uno scontro a fuoco durato circa quattro ore, in cui è rimasto ferito anche un soldato dell’Idf.
Ore 8,00 – Libano, media: “Trump non concederà proroghe per il ritiro di Israele” – L’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump non concederà proroghe e si aspetta che le forze armate di Israele (Idf) si ritirino dal sud del Libano entro domenica 26 gennaio, come previsto dai termini dell’accordo di tregua firmato con Hezbollah lo scorso 27 novembre. Lo ha confermato oggi all’emittente dell’esercito israeliano Radio Galei Tzahal (Galatz) l’ambasciatore israeliano uscente negli Stati Uniti, Michael Herzog, secondo cui la nuova Casa bianca non è disposta a concedere 30 giorni di proroga a Tel Aviv come invece aveva preso in considerazione di fare la precedente guidata da Joe Biden. Secondo il diplomatico però, Washington e Tel Aviv stanno ancora trattando sulla questione e “troveranno un’intesa”.
Ore 7,30 – Gaza: 162 cadaveri recuperati sotto le macerie dall’inizio della tregua – Dopo il cessate il fuoco tra Israele e Hamas entrato in vigore il 19 gennaio nella Striscia di Gaza sono stati recuperati dalle macerie i corpi senza vita di 162 persone. Lo rende noto oggi su Telegram la Protezione civile del territorio costiero palestinese, secondo cui, malgrado la mancanza di macchinari pesanti e attrezzature adeguate addetti e residenti continuano a cercare i cadaveri ancora sepolti sotto le macerie degli edifici bombardati.
Ore 7,00 – Libano, Israele demolisce edifici nel sud: feriti lievemente due Caschi blu dell’Unifil – Due soldati del contingente finlandese della Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite (Unifil) sono rimasti lievemente feriti ieri nel sud del Paese dei Cedri a causa di un’esplosione provocata dalle forze armate di Israele (Idf). La notizia, divulgata nella notte dall’emittente libanese al-Mayadeen, considerata vicina al gruppo armato sciita Hezbollah, è stata confermata questa mattina da fonti dell’Unifil al quotidiano locale L’Orient-Le Jour, secondo cui la detonazione, avvenuta intorno alle 13:50 di ieri ora locale (le 12:50 in Italia) nei pressi della località di Markaba del distretto di Marjeyoun, era “molto probabilmente legata ad una demolizione controllata”. “Oltre ai feriti, un veicolo delle Nazioni Unite è rimasto gravemente danneggiato”, ha fatto sapere in una nota il portavoce dell’Unifil, Andrea Tenenti. “Ribadiamo l’importanza per le parti di garantire l’incolumità del personale e delle sedi delle Nazioni Unite”. Questo incidente avviene dopo la visita in Libano del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che ha ispezionato anche le postazioni della missione nel sud del Paese, condannando tutti gli attacchi contro i Caschi Blu e assicurando – a pochi giorni dalla fine dei due mesi di tregua stabiliti a fine novembre – che la comunità internazionale “non accetterà che riprenda la guerra” tra Israele e Hezbollah.