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Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza

Immagine di copertina
Sfollati palestinesi in fila per un pasto caldo nel giorno di capodanno 2025 a Deir el-Balah, nel centro della Striscia di Gaza. Credit: ZUMAPRESS.com / AGF

Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, che prevede anche la liberazione degli ostaggi israeliani in cambio del rilascio di quasi duemila detenuti palestinesi. La notizia, anticipata all’agenzia di stampa britannica Reuters da una fonte informata dei negoziati, è stata confermata all’emittente qatariota al-Jazeera da alcuni esponenti di Hamas.

Anche se l’accordo non è stato ancora annunciato ufficialmente, il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha già esultato sul suo profilo social Truth mentre l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu frena, affermando che “i dettagli finali sono ancora in fase di definizione”. Filtra comunque ottimismo dai negoziatori e intanto a Gaza si festeggia la sospensione delle ostilità dopo 15 mesi di guerra, che hanno provocato oltre 46mila morti.

L’annuncio di Trump
“Abbiamo un accordo per (la liberazione de, ndr) gli ostaggi in Medio Oriente”, ha annunciato sui social Donald Trump. “Saranno liberati a breve. Grazie!”. “Questo EPICO accordo di cessate il fuoco avrebbe potuto realizzarsi solo in seguito alla nostra storica vittoria di novembre, poiché ha segnalato al mondo intero che la mia amministrazione avrebbe cercato la pace e negoziato accordi per garantire la sicurezza di tutti gli americani e dei nostri alleati. Sono emozionato che gli ostaggi americani e israeliani torneranno a casa per riunirsi alle loro famiglie e ai loro cari”, ha commentato ancora il presidente eletto degli Stati Uniti.

“Con questo accordo in atto, il mio team per la sicurezza nazionale, attraverso gli sforzi dell’inviato speciale in Medio Oriente, Steve Witkoff, continuerà a lavorare a stretto contatto con Israele e i nostri alleati per garantire che Gaza NON diventi MAI più un rifugio sicuro per i terroristi. Continueremo a promuovere la PACE ATTRAVERSO LA FORZA in tutta la regione, mentre sfruttiamo lo slancio di questo cessate il fuoco per espandere ulteriormente gli storici Accordi di Abramo. Questo è solo l’inizio di grandi cose a venire per l’America e, in effetti, per il mondo!”, ha proseguito Trump. “Abbiamo ottenuto così tanto senza nemmeno essere alla Casa Bianca. Immaginate tutte le cose meravigliose che accadranno quando tornerò alla Casa Bianca e la mia amministrazione sarà pienamente confermata, così potranno garantire altre vittorie per gli Stati Uniti!”, ha concluso il presidente eletto degli Stati Uniti.

La “frenata” di Tel Aviv
Dopo l’annuncio di Donald Trump però, l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha negato che l’accordo sul cessate il fuoco a Gaza sia stato concluso, visto che “i dettagli finali sono ancora in fase di definizione”. “Una serie di clausole”, si legge in una nota diramata dall’ufficio del premier di Tel Aviv, “rimangono irrisolte e si spera che vengano superate in serata”.

Si tratterebbe però, secondo una fonte araba citata dal quotidiano israeliano Zman Yisrael, di questioni “minori”, che “saranno finalizzate dopo l’attuazione dell’accordo”, la cui conclusione non sarebbe a rischio. Tra le clausole non ancora definite figurano il numero dei detenuti palestinesi condannati all’ergastolo da rilasciare, e la località in cui rilasciarli. “I mediatori hanno stabilito che tali questioni non sono abbastanza gravi da giustificare un ritardo nell’annuncio dell’accordo e nell’inizio della sua attuazione”, ha spiegato al quotidiano israeliano il funzionario di uno dei due Paesi arabi coinvolti nei negoziati.

L’annuncio definitivo dell’intesa dovrebbe arrivare nelle prossime ore da parte del premier del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim al-Thani, mentre l’accordo finale sarà presentato dal primo ministro Benjamin Netanyahu al gabinetto di sicurezza israeliano domani, giovedì 16 gennaio, alle 11:00 ora locale (le 10:00 in Italia) per l’approvazione finale.

Cosa prevederebbe l’accordo di cessate il fuoco a Gaza
L’intesa è il frutto di mesi di negoziati condotti da Egitto e Qatar con il sostegno degli Stati Uniti e arriva a meno di una settimana dall’insediamento di Trump alla Casa bianca. Il piano per la tregua a Gaza segue le linee guida della proposta presentata a maggio scorso dal presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden, e prevede un accordo che si articola in tre fasi, ciascuna della durata di sei settimane.

La prima fase
della tregua a Gaza durerà 42 giorni
e vedrà la liberazione
di 33 ostaggi israeliani (forse già da domenica 18 gennaio),
tra cui minori, donne civili,
soldatesse, anziani e malati,
in cambio del ritiro
delle truppe di Tel Aviv
in una zona cuscinetto posta all’interno della Striscia, a 700 metri dal confine con lo Stato ebraico. Quindi Tel Aviv rilascerà quasi duemila detenuti palestinesi, compresi 250 condannati all’ergastolo, tra cui però non figura il leader Marwan Barghouti.

In base all’accordo, Qatar ed Egitto supervisioneranno il ritorno degli sfollati dal sud al nord della Striscia di Gaza mentre gradualmente l’esercito israeliano si ritirerà dal Corridoio di Netzarim, nel centro del territorio costiero, mentre Israele consentirà al contempo l’aumento
del volume degli aiuti umanitari verso Gaza e l’evacuazione dei feriti dalla Striscia.

Hamas aveva anche chiesto che le truppe dello Stato ebraico si impegnassero in un parziale ritiro dal cosiddetto
“Corridoio di Filadelfi”
al confine tra Gaza e l’Egitto, da lasciare definitivamente soltanto in una seconda fase. Una richiesta però, come annunciato in una nota dall’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu, “fermamente” negata dallo Stato ebraico.

Intanto, a sette giorni dall’inizio della tregua, Tel Aviv dovrebbe anche permettere la riapertura del valico di Rafah tra la Striscia e la frontiera egiziana. Dal 16esimo giorno del cessate il fuoco poi cominceranno i negoziati per la liberazione degli altri ostaggi rimasti, una sessantina tra militari, uomini in età di leva e persone già morte, e per il ritiro delle truppe israeliane dal resto della Striscia.

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