Ecco chi paga per i video di Israele che “aiuta” la popolazione di Gaza: un’inchiesta di Fanpage rivela come Tel Aviv usi YouTube, Google Ads e i social per influenzare l’opinione pubblica italiana

Video creati ad arte con l’intelligenza artificiale, telegiornali falsi e pubblicità online e sui social: un'inchiesta di Fanpage ha rivelato chi c'è dietro
Dagli attentati terroristici di Hamas e della Jihad Islamica in Israele del 7 ottobre 2023, il governo di Tel Aviv ha avviato una campagna di sponsorizzazioni su Google Ads per manipolare la narrazione sulla guerra scatenata nella Striscia di Gaza. Un’inchiesta di Fanpage.it ha rivelato decine di annunci con migliaia di visualizzazioni, che mirano a diffondere messaggi di propaganda israeliana in Italia. La strategia si basa su filmati creati con l’intelligenza artificiale, spot in onda prima e durante i video caricati su YouTube, annunci su Google e contenuti pubblicati su Instagram, Facebook e TikTok. Ma prevede anche inserzioni nei filmati di alcuni influencer.
Telegiornali che annunciano attacchi di Hamas mai accertati, bambini palestinesi che ricevono aiuti umanitari, milioni di pasti distribuiti a Gaza: tutto sponsorizzato come notizie verificate. Molti di questi annunci sono stati inseriti nella categoria “arte/intrattenimento” su GoogleAds, motivo per cui compaiono come inserzioni anche prima di video musicali e filmati di influencer. Dietro questa campagna si nasconde l’Israeli Government Advertising Agency, che opera per vari enti governativi e aziende pubbliche dello Stato ebraico.
Anche l’influencer Adrian Rednic, nome d’arte Caleel, si è accorto delle inserzioni: “Il mio non è un canale politico, parlo di film e serie tv”, ha dichiarato a Fanpage. Eppure quegli spot sono comparsi anche prima dei suoi contenuti, ottenendo – in lingua inglese – almeno 2,5 milioni di visualizzazioni in quattro giorni. “La versione italiana comparsa prima dei miei video ha raggiunto in un giorno 380mila visualizzazioni”, ha spiegato Caleel al portale.
La campagna però non si limita agli aiuti a Gaza. Israele aveva infatti già sfruttato questo metodo comunicativo anche per attaccare l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), diffondendo accuse infondate sull’infiltrazione di Hamas nell’ente delle Nazioni Unite. “Sospetto che Israele stia pagando una cifra considerevole per far sì che questi annunci vengano visualizzati regolarmente”, ha dichiarato a Wired l’informatico della Northeastern University, Christo Wilson. Ancora oggi infatti, a distanza di un anno dalla prima pubblicazione, il video contro l’Unrwa compare tra i primi risultati del motore di ricerca Google.
In Europa il Digital Service Act impone alle aziende di rimuovere contenuti che diffondono propaganda violenta e fake news, altrimenti rischiano multe fino al 6% del loro fatturato annuo complessivo. Un dipendente di Google però ha rivelato in via anonima a Wired che il colosso americano teme di compromettere i rapporti commerciali con Israele se dovesse bandire questi spot. Intanto però la propaganda continua a invadere il web.