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L’attacco alla democrazia di un magnate incupito e incattivito, convinto che solo i suoi voti siano legali

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Nel 1992, George H.W. Bush, l’ultimo presidente estromesso dalla Casa Bianca dopo un solo mandato, riconosceva la sconfitta inchinandosi dinanzi la "maestà del sistema democratico". Oggi, il presidente uscente Donald Trump attacca la democrazia affermando che "se si contano i voti legali, vinco io”, come se solo i suoi fossero voti legali

Il presidente degli Stati Uniti, battuto dal rivale democratico ed estromesso dalla Casa Bianca, sale sul palco e dice: “Riconosciamo la maestà del sistema democratico… Ho telefonato al mio rivale e mi sono congratulato con lui: ha fatto una campagna forte: gli auguro ogni bene alla Casa Bianca e lavorerò con lui per assicurare una transizione morbida… L’America viene prima di ogni cosa…”. La gente applaude, piange, scandisce “Grazie”. Sono le 23.00 del 3 novembre 1992: George H.W. Bush incontra i suoi sostenitori nella BallRoom del WestInn di Houston, Texas, e riconosce la sua sconfitta di fronte a Bill Clinton.

Ora, nessuno pretende che Donald Trump faccia lo stesso, perché il risultato delle elezioni è ancora in bilico e lo spoglio delle schede prosegue negli Stati non ancora attribuiti all’uno e all’altro rivale. In Pennsylvania e Georgia, il candidato democratico Joe Biden ha ora scavalcato Trump; in Arizona e Nevada, Biden è sempre avanti, ma Trump sta riducendo il ritardo. La partita è aperta, anche se pare inclinare verso Biden. Ma che differenza di stile e di tono tra il rispetto “della maestà del sistema democratico” di Bush sr, l’ultimo presidente estromesso dalla Casa Bianca dopo un solo mandato, e l’attacco alla democrazia di un magnate incupito e incattivito che, ieri sera, in una conferenza stampa alla Casa Bianca, diceva che “se si contano i voti legali, vinco io”, come se solo i suoi fossero voti legali.

Scrive Lisa Lerer sul New York Times: “Quello che il presidente degli Stati Uniti ha fatto non è stato complicato, ma è stato sorprendente, anche dopo quattro lunghi anni di politica fuori dall’ordinario. Il presidente Trump ha attaccato la democrazia: nelle sue dichiarazioni, ha mentito sullo spoglio delle schede, ha schernito il suo rivale e ha cercato di screditare l’integrità del nostro sistema elettorale. ‘Se contate i voti legali, vinco io’, ha detto, prima di innescare una litania d’affermazioni senza prove su come la sua campagna sarebbe stata truffata dai suoi oppositori, da addetti ai seggi imparziali e da una vasta cospirazione di aziende tecnologiche e grandi società”. Trump ha anche definito i sondaggi pre-elettorali “falsi e ridicoli”, fatti per creare l’impressione d’una “onda” pro-Biden: “Non c’è stata alcuna onda blu, semmai un’onda rossa”.

Il che neppure è vero, perché, man mano che lo spoglio, procede, il vantaggio di Biden nel voto popolare nazionale s’allarga fino a cinque milioni dei voti espressi; e perché la Camera resta democratica e il Senato, che era repubblicano, è al momento in parità. Le dichiarazioni di Trump seguivano quelle di Biden, che, da Wilmington, nel Delaware, ha invitato alla calma e a lasciare “funzionare il sistema democratico” e a “contare tutti i voti”, perché a dire chi sarà il presidente “è la volontà degli elettori”. Biden s’è mostrato fiducioso (“Non ho dubbi che vincerò queste elezioni”): “Conosceremo molto presto” i risultati definitivi.

L’ex vice di Obama è più presidenziale di Trump in ogni circostanza. Per fortuna, la democrazia, attaccata dal presidente, ha molti difensori negli Stati Uniti, a iniziare dai media e dai giornalisti: alcune tv all news americane hanno “tagliato” la conferenza stampa e contraddetto le affermazioni di Trump. “Ci troviamo nella inconsueta posizione non solo d’interrompere il presidente degli Stati Uniti, ma di doverlo correggere”, ha detto la MsNbc. Scrive ancora la Lerer: “Non c’è niente di corrotto, rubato o illegale e non c’è nessuno che sta facendo ‘un sacco di cose cattive’. Donald Trump sta semplicemente perdendo”. La Associated Press ha duramente replicato alle accuse del presidente Trump, furioso per il fatto che l’agenzia di stampa, come la Fox News, la notte dell’Election Night assegnò l’Arizona a Biden. “La Ap – si legge in un tweet – non ha dichiarato il vincitore delle presidenziali, essendo diversi Stati ancora ‘too close to call’. Ma il presidente Trump ribadisce accuse infondate che i democratici stanno cercando di rubare le elezioni, senza alcuna prova”.

Anche James Baker, che nel 2000 guidò il team d’avvocati di George W. Bush nella battaglia legale con Al Gore sul voto della Florida, ritiene che la Casa Bianca dovrebbe smettere di tentare di bloccare lo spoglio delle schede. In un’intervista, Baker dice che Trump potrebbe avere ragioni da fare legittimamente valere, ma nota che “ci sono enormi differenze” tra il 2000 e oggi. “Il nostro punto era che i voti erano stati contati e ricontati e che era tempo di mettere fine al processo. Questo non è esattamente il messaggio che sento ora… E penso che sia molto difficile essere contro lo spoglio delle schede”. E 19 ex procuratori Usa che hanno servito sotto presidenti repubblicani hanno diffuso una nota definendo “infondate e avventate” le accuse di brogli.

I firmatari invitano il presidente “a consentire pazientemente e rispettosamente che continui il processo legale del conteggio dei voti, in accordo con le leggi federali e statali, e a evitare ogni ulteriore commento o azione che serve solo a minare la nostra democrazia”. I procuratori, inoltre, negano che ci sia alcunché di irregolare nel contare i voti dopo l’Election Day. Ma la democrazia non ha solo amici. Facebook ha così rimosso dalla propria piattaforma un gruppo in rapida crescita dove fan di Trump pubblicavano post dalla retorica violenta e sostenevano senza fondamento che i democratici stanno rubando le elezioni.

Il gruppo, denominato ‘Stop the Steal’, sollecitava a “scendere in campo per proteggere l’integrità del voto” e cresceva al ritmo di 1000 nuovi membri ogni 10 secondi, con 365 mila adesioni in un solo giorno. “Il gruppo era organizzato intorno alla delegittimazione del processo elettorale e abbiamo visto inviti alla violenza preoccupanti da parte di alcuni suoi membri” ha spiegato un portavoce di Fb. Fra i commenti meno moderati, quelli di Steve Bannon, l’ex guru e consigliere di Trump, che suggerisce che Trump dovrebbe incominciare il suo secondo mandato decapitando Anthony Fauci e il direttore dell’Fbi Christopher Wray ed esponendone le teste ai cancelli della Casa Bianca. Nel suo podcast The War Room, Bannon ha detto: “Il secondo mandato dovrebbe incominciare licenziando Fauci e Wray. No, preferirei fare un passo in più, ma il presidente è un uomo di cuore, un buono… Tornerei ai tempi dei Tudor: metterei le loro teste su pali agli angoli della Casa Bianca come avvertimento ai burocrati federali, se non sei d’accordo, sei finito”. Twitter ha sospeso l’account dopo la pubblicazione del post.

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