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Home » Esteri

Spagna: la scommessa di Sánchez non paga, Vox sfonda con 52 seggi

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Credit: Ansa/ EPA/Fernando Villar

Elezioni in Spagna 2019: boom Vox – Risultati e analisi del voto

Romolo Tosiani inviato a Madrid – Lo stallo politico spagnolo non si è risolto, i risultati delle urne non garantiscono un governo, ma confermano l’annunciata ascesa dell’estrema destra. Le elezioni del 10 novembre hanno un vincitore Vox e un primo classificato, il PSOE. La grande coalizione tra socialisti e popolari diventa uno scenario plausibile.

Nella storica sede socialista in calle Ferraz si festeggia, sventolano bandiere e i militanti acclamano Pedro Sánchez, ma è una vittoria dal retrogusto amaro. I socialisti si confermano primo partito, raggiungono i 120 seggi, ma perdono 3 scranni e circa 700 mila voti rispetto alle elezioni di aprile.

Il leader di Vox, Santiago Abascal, esulta con un sorriso largo e conta con soddisfazione i 52 deputati che rendono l’ultradestra la terza forza del Congresso. Pablo Casado del Partido Popular recupera terreno e con i riflettori abbassati è al secondo posto con 88 seggi.

Se ci sono due leader che sorridono, di sicuro c’è uno sconfitto: Albert Rivera di Ciudadanos, che in una sola notte va in rovina, solo 10 scranni per gli arancioni, sei mesi fa erano la terza forza del Paese con 57 deputati. Il politico catalano, ex astro nascente della politica iberica ha appena annunciato le sue dimissioni dalla presidenza di Ciudadanos. Unidas Podemos di Pablo Iglesias contiene i danni, perde forza passando da 42 a 35 seggi e continua a proporre un governo progressista a Sánchez, una richiesta finora inascoltata. Delude, ma entra alle Cortes con 3 deputati, Más País, la formazione di Iñigo Errejón nata dall’ala più governista di Podemos.

Sánchez ha celebrato il trionfo su un palco improvvisato di fronte alla sede del PSOE. “Vorrei lanciare un appello a tutti i partiti: devono agire con generosità e responsabilità per sbloccare la situazione politica in Spagna. Il nostro progetto politico è quello di formare un governo stabile e fare politica a vantaggio degli spagnoli”, afferma sorridendo acclamato da circa 500 persone. Sei mesi fa i militanti gridavano “con Rivera no”, ora scandivano “con Casado no, con Iglesias sì”, e “abbiamo vinto, governiamo”. Il leader socialista ha escluso le alleanze con formazioni “che si escludono dalla convivenza e seminano il discorso dell’odio”, alludendo a Vox.

Solo un anno fa, la Spagna era l’unico grande paese in Europa senza un partito di estrema destra in Parlamento. Nella tornata di aprile, la mobilitazione della sinistra era riuscita a limitare la sua irruzione. Le elezioni anticipate provocate dal fallimento delle trattative a sinistra hanno regalato alla formazione di Santiago Abascal una seconda opportunità, ora Vox è il terzo partito, spinto dalla reazione nazionalista spagnola alla crisi catalana. “Solo 11 mesi fa non avevamo alcuna rappresentanza in nessuna istituzione, oggi siamo la terza forza. Viva la Spagna”, urla un Santiago Abascal euforico. I sostenitori di Vox in piazza intonano “A por ellos”, un classico coro della nazionale spagnola, ora cantato in opposizione agli indipendentisti catalani.

“Oggi il PP ha ottenuto un buon risultato elettorale, ma il paese non ha ottenuto un buon risultato”, ha detto il leader del Partido Popular Pablo Casado, che non risparmia una stoccata al leader socialista che “ha perso il suo referendum”. I socialisti erano fiduciosi che il trasferimento delle spoglie di Francisco Franco dal Valle de los Caídos, la settimana prima della campagna elettorale avrebbe fatto breccia tra gli elettori più scontenti, ma non è stato sufficiente per governare in solitaria.

In Catalogna ottimo risultato per Esquerra Republicana, il cui leader Oriol Junqueras è in carcere, con 13 seggi, che batte nel derby indipendentista Junts pel Catalunya dell’esiliato in Belgio Carles Puigdemont che ottiene 8 deputati. Alla prima candidatura a Madrid entrano in parlamento anche gli indipendentisti anticapitalisti della Cup, con 2 seggi.

Il rebus governo deve passare dall’astensione del PP o da un vero e proprio accordo di governo tra popolari e socialisti, una grande coalizione. L’avanzata di Vox potrebbe creare un effetto “cordone sanitario” e spingere le forze rivali a unirsi.

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