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“Se non capite la crisi catalana e l’esumazione di Franco non potete comprendere l’avanzata di Vox in Spagna”: parla a TPI l’esperto Casals

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Santiago Abascal, leader di Vox. Credit: Juan Carlos Rojas/ Ansa

“Se non capite la crisi catalana e l’esumazione di Franco non potete comprendere l’avanzata di Vox in Spagna”: parla a TPI l’esperto Casals

La campagna elettorale per le elezioni di oggi in Spagna è stata caratterizzata dalla centralità di Vox, il partito di estrema destra guidato da Santiago Abascal. I sondaggi indicano un’ascesa del partito ultranazionalista spagnolo, abbiamo chiesto di definire i contorni di questo fenomeno politico a Xavier Casals, storico esperto dei movimenti di estrema destra dell’Universitat Ramon Llull di Barcellona.

La crescita dei movimenti di estrema destra è inarrestabile?

“Vivendo in Catalogna ho visto la trasformazione di un sistema politico, in modo spettacolare e si tratta di un fenomeno europeo. La politica di oggi si caratterizza per la sua volatilità, quindi: l’unico pronostico che si può fare è non fare pronostici. Tutto è possibile, nel caso di Vox, nelle elezioni del 28 aprile ha ottenuto il 10%, nelle europee del 26 di maggio, solo un mese dopo, il 6%. Ora sta crescendo nei sondaggi, un fatto che conferma la volatilità”.

I sondaggi favorevoli per Vox sono collegati ai disordini di Barcellona e l’esumazione di Francisco Franco?

“Si tratta di due grandi fattori di crescita: il tema dell’esumazione di Franco, non perché Vox si dichiari neofranchista, ma classificano questa scelta come una violenza storica, il partito rifiuta la legge sulla memoria storica approvata nel 2007 dal governo Zapatero. Nel dibattito tra i cinque leader di lunedì scorso, Abascal ha detto: ‘Non bisogna spostare nessun morto dalla sua tomba, né Franco, né la Pasionaria (la storica militante comunista Dolores Ibárruri), né nessun altro’. Ovviamente, il grande tema che ha fatto guadagnare consensi ad Abascal è stato il ritorno della crisi catalana. Il risultato positivo di Vox non si può spiegare senza la crisi catalana”.

Ci sono tratti comuni tra Vox e la Lega?

“Durante la campagna elettorale, Albert Rivera di Ciudadanos ha esposto una vecchia foto di Salvini con la “estelada” (la bandiera indipendentista catalana), Abascal non ha gradito. Ma è una foto che appartiene al passato di Salvini, quando era ‘padano’, ora è diventato ‘romano’. Vox sta sviluppando le sue idee. Per esempio, in questa campagna elettorale ha guadagnato protagonismo la lotta contro l’immigrazione, che ora chiamano ‘invasione’. Se guardiamo la campagna per le elezioni andaluse del 2 dicembre dello scorso anno, parlavano soprattutto di violenza di genere. Nella campagna elettorale del 28 aprile affrontavano il tema catalano e della memoria storica”.

Finora Vox non ha adottato una linea antieuropeista?

“Nel programma delle scorse elezioni no, il partito quando è nato nel 2014 voleva addirittura entrare nel Partito Popolare Europeo. Ora fanno parte del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei, dove per un paradosso della vita molto ironico si trovano alleati con Nuova Alleanza Fiamminga, gli alleati belgi dell’ex presidente catalano Carles Puigdemont. Non si sono mai esposti per rompere l’Unione Europea e si sono avvicinati ai polacchi di Diritto e Giustizia. La loro proposta è creare un’Europa delle nazioni”.

L’ipotesi di un’alleanza tra Vox, popolari e Ciudadanos è solida?

“In tutte le comunità autonome (le regioni) e i comuni in cui la somma dei seggi gli permetteva un accordo, lo hanno raggiunto. Se ci atteniamo a questi precedenti, sembra poco plausibile che in caso di maggioranza le tre formazioni si tirino indietro. Ma come detto all’inizio, la politica è molto volatile”.

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